giovedì, ottobre 29, 2015

IL SOLE DEL MEDITERRANEO DA LAMPEDUSA A BRUXELLES



di NICOLA CIPOLLA
Nei giorni scorsi La Repubblica e altri organi di stampa hanno dato grande rilievo all’iniziativa del sindaco di Lampedusa, Giusy Nicolini, di sostituire con energie rinnovabili al 100% gli idrocarburi necessari per la  viabilità e l’elettricità dell’isola e delle altre isole Pelagie sulla base del PAES (Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile)   approvato.
Quasi come una risposta su La Sicilia di domenica 25 ottobre esce subito una presa di posizione nettamente in contrasto per realizzare un accordo di programma tra la Regione Siciliana, il Ministero dell’Ambiente e il Ministero dello Sviluppo  Economico attraverso cui TERNA, l’Eni e l’Enel possano investire centinaia di milioni (naturalmente con il contributo dello Stato) per collegare con nuovi cavi le isole di Vulcano, Lipari e Salina (le Eolie) con la centrale elettrica di Pace del Mela da alimentare con il metano proveniente dalla Libia, sconvolta dalla guerra civile,  o dalla Russia di Putin o addirittura dal Kazakistan o Azerbaigian, che senza questo apporto dovrebbe chiudere così come è stata chiusa la raffineria di Gela liberando la popolazione dalla diffusione di cancri, malattie respiratorie e malformazioni genetiche.
Questa contrapposizione fa parte di una dialettica a livello internazionale che si riflette sulla preparazione della Conferenza sul clima di Parigi che dovrebbe,  superando i limiti dell’accordo di Kyoto, ridurre la percentuale di ossido di carbonio e di altri inquinanti nell’atmosfera che, come ha denunciato, tra il 2013 e il 2014, l’IPCC Intergovernmental Panel On Climate Change)   dell’ONU nel suo V Rapporto  ha anticipato al 2030 il raggiungimento di due gradi centigradi di riscaldamento dell’atmosfera oltre il quale il disastro ambientale diventerà irreversibile. Si potrebbe chiudere, cioè, una fase della vita sulla terra caratterizzata dalla presenza umana: l’Antropocene. Ogni giorno che passa si delinea sempre più chiara la tesi sostenuta dai grandi monopoli delle energie fossili e dei settori industriali “energivori”  (auto, chimica, etc.).  
Durante la visita negli Usa di  Papa Francesco, accolto da Obama per illustrare assieme il contenuto verde dell’enciclica “Laudato sii”, era scoppiato, a cura dell’agenzia EPA (United States Environmental Protection Agency) l’agenzia dipendente dal Presidente,  lo scandalo della Volkswagen colta in “peccato mortale” per avere truccato con sofisticati apparecchi  quasi 500 mila auto diesel contro i limiti vigenti e con ripercussioni gravissime sull’ambiente e sulla salute delle popolazioni.  Lo scandalo aveva messo in rilievo che in Europa, per intervento della Merkel e dei governanti di altri paesi  come  la Francia e soprattutto l’Italia era stata rinviata al 2017 l’approvazione di una legge analoga, anche se di portata inferiore, a quella USA per limitare i danni atmosferici. E’ stato, a questo fine, convocato il 28 ottobre il Comitato tecnico della UE per cercare di eliminare questa mancanza. Invece, come afferma il titolo di La Repubblica del 29 ottobre u.s. pag. 8: “Gas, vincono i produttori raddoppia la tolleranza…”, rappresentanti dei governi della Germania, dell’Italia, della Francia ottengono una maggioranza  per modificare in peggio la stessa proposta della Commissione Esecutiva che pure era stata molto criticata dal Gruppo Verde al Parlamento Europeo e dalle forze ambientaliste. Restano in minoranza i paesi del  nord Europa: Danimarca, Svezia, Finlandia e Islanda che hanno già programmato l’uscita totale dalle energie fossili attraverso dei piani nazionali con scadenze dal 2030 al 2035 utilizzando risorse alternative disponibili nei loro territori. L’Idroelettrico, l’eolico, i boschi e le foreste, l’utilizzazione dei rifiuti e il risparmio energetico. Lo sviluppo della tecnologia e la riduzione dei costi per l’istallazione di energie rinnovabili e l’introduzione di pratiche di risparmio energetico permetterebbe entro pochi anni, prima del 2030, di raggiungere in tutta la UE,con particolare riferimento all’area mediterranea, la completa liberazione dai  costi  monetari e ambientali derivanti dal sistema delle energie fossili. Questo porterebbe alla chiusura totale di tutti i giacimenti, le raffinerie, i gasdotti, metanodotti, elettrodotti, finanziati dal sistema bancario  europeo ed internazionale, che potrebbero portare al fallimento quelle imprese del settore auto e delle energie fossili che preferiscono mantenere un sistema feudale di rendita, che prima o poi deve finire perché porta ad un disastro ambientale in cui anche loro saranno travolti, invece di farsi promotrici della trasformazione  con la III Rivoluzione industriale di Rifkin che può portare allo sviluppo dell’economia e dell’occupazione e soprattutto all’introduzione di una nuova civilizzazione.
Le condizioni che hanno permesso  a Lampedusa di programmare l’uscita dalle energie  fossili esistono per tutta la Sicilia, per tutto il Mediterraneo e il Medio Oriente. Sulla base dei Piani energetici  comunali, sui tetti degli edifici pubblici e privati e sulle altre aree idonee della Sicilia il sole, il vento possono generare, gratis e senza chiedere tangenti,  ogni giorno più di quanto viene  consumato oggi in Sicilia. Il surplus, a costo infimo, può essere, perciò, destinato ad imprese grandi, medie,  piccole e artigianali che assicurino una nuova fase di sviluppo. L’ARS, tanto e giustamente criticata, quando è stata sollecitata da un movimento come quello per l’acqua pubblica, che ha mobilitato Consigli comunali e popolazioni ed ha presentato un progetto di legge di iniziativa popolare, è riuscita ad approvare una legge che in gran parte ne accoglie   alcuni principi fondamentali. Partendo dai Piani Energetici  Comunali che sono stato approvati dalla stragrande maggioranza dei Comuni siciliani, ora occorre una nuova mobilitazione per una nuova  legge di iniziativa popolare che elimini i blocchi operati dalla legislazione nazionale e regionale, di Renzi e di Crocetta, e assicuri, anche attraverso un Fondo di Rotazione,  i mezzi per avviare una vera e propria “rivoluzione” non solo economica ma anche sociale e politica. 

Nicola Cipolla
Presidente del CEPES
Associazione rosso-verde fondata da Pio La Torre

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