sabato, agosto 22, 2015

Roma come Corleone: perché non sono stati vietati i funerali del boss?



di ALFIO DI SCIACCA
Scene del genere non si erano mai viste neanche nella Corleone degli anni settanta. Per trovare qualcosa di simile bisogna risalire ai funerali di Lucky Luciano nel 1962 o andare a frugare nella peggiore filmografia sulla mafia. Cavalli, la carrozza tirata a lucido, Rolls Royce, l’elicottero che lancia petali di rose e poi amici ed affiliati in lacrime per dare l’estremo saluto al boss del clan Casamonica, definito senza mezzi termini «Re di Roma». E, per evitare fraintendimenti, anche la banda che suona la musica de «Il padrino». Che la mafia non fosse un problema solo siciliano lo si era capito da tempo e le ultime inchieste su Roma Capitale non hanno fatto che confermarlo. Anni di malaffare, stragi e inchieste sono però servite alla Sicilia almeno ad alzare il livello di consapevolezza di istituzioni, forze dell’ordine e, in parte, anche della società civile. 

Attualmente in Sicilia, ma spesso anche in Campania e Calabria, le autorità di polizia sono molto più rapide nell’intervenire per evitare certe ostentazioni di forza che poi diventano terreno di coltura per la mafia. In poche parole i prefetti e i questori di Palermo, Catania, Agrigento vietano ogni giorno i funerali anche di piccoli capibastone, proprio per evitare che possano trasformarsi in delle “americanate” come quella vista per i funerali del boss Casamonica. Altrettanto non è avvenuto a Roma che è la capitale d’Italia. Perché? Nessuno sapeva? Nessuno immaginava quel che sarebbe successo? Oppure tutto è stato colpevolmente sottovalutato? Qualcuno forse dovrà dare delle risposte. Perché quello che è successo nel quartiere don Bosco a Roma consegnerà ai media stranieri le istantanee e un video che nei prossimi giorni faranno il giro del mondo. E si farà veramente fatica a spiegare che quelle immagini arrivano da Roma, la città eterna, e non da Corleone.
Corriere della sera, 22 agosto 2015

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