venerdì, maggio 08, 2015

"Un artificiere esterno alla mafia per uccidere il giudice Antonino Di Matteo"



Antonino Di Matteo
Mafia, le rivelazioni del pentito Galatolo: "Quando sapemmo che l'artificiere che doveva partecipare all'attentato non era di Cosa Nostra, capimmo che dietro al piano c'erano soggetti estranei alla mafia"
PALERMO - "In due diverse lettere Messina Denaro ci chiese di fare un attentato al pm Nino Di Matteo, che andava eliminato perché si era spinto troppo avanti in un processo. Poi capimmo che si trattava del processo sulla trattativa Stato-mafia". Lo ha detto, deponendo in aula, il pentito Vito Galatolo, che ha raccontato ai magistrati del piano, risalente alla fine del 2012, per eliminare il magistrato che sostiene l'accusa al processo sulla trattativa Stato-mafia. "Quando sapemmo che l'artificiere che doveva partecipare all'attentato al pm Di Matteo non era di Cosa Nostra - continua Galatolo -, capimmo che dietro al piano c'erano soggetti estranei alla mafia, apparati dello Stato, come nelle stragi del '92. Messina Denaro - ha aggiunto - ci rassicurò scrivendoci che, comunque, avevamo le giuste coperture. Per l'attentato al pm Di Matteo raccogliemmo 500mila euro per acquistare il tritolo: 360mila ne misi io, 140 Girolamo Biondino e Alessandro D'Ambrogio. Il canale per l'approvvigionamento dell'esplosivo erano i calabresi".
In origine l'agguato si sarebbe dovuto organizzare nei pressi del tribunale, ma i boss non trovarono una base logistica per sorvegliare la zona e allora si decise di puntare sui luoghi in cui il pm trascorreva le vacanze. Cosa nostra, secondo quanto riferisce il pentito, avrebbe, pur di eliminare il magistrato, pensato di colpirlo a Roma. "Contattammo perciò Salvatore Cucuzza (collaboratore di giustizia che viveva a Roma dove gestiva un ristorante, ndr) - ha aggiunto - che ci mise a disposizione il suo locale. Avrebbe dovuto dire a Di Matteo che voleva parlargli della trattativa per farlo andare da lui". Ma il progetto di attentato, risalente al 2012 non è mai stai portato a termine. "Perché?" chiede il pm Vittorio Teresi al pentito. "Perché poi - ha spiegato Galatolo - tra novembre 2013 e dicembre 2014 arrestarono Alessandro D'ambrogio, Girolamo Biondino e Vincenzo Graziano che erano quelli che con me avrebbero dovuto organizzare l'attentato".
LiveSicilia.it

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