domenica, marzo 29, 2015

Provenzano, nuova lezione di mafia ai turisti. Il tour operator: "Così raccontiamo la Sicilia"

Angelo Provenzano
di SALVO PALAZZOLO
Ieri pomeriggio, all'Hotel Plaza Opera, il figlio del capomafia ha incontrato un altro gruppo di turisti americani per parlare della sua storia. Maria Falcone insorge: "Non si può speculare sulla mafia, è una storia che gronda sangue"
Anche ieri pomeriggio, come accade ogni settimana ormai da sei mesi, Angelo Provenzano ha raccontato la sua storia a un gruppo di turisti americani. Appuntamento all'Hotel Plaza Opera di via Gallo, a due passi dal Teatro Politeama. Un annuncio in bella vista nella hall avverte dell'appuntamento: "18,00. Meeting with a son of one of the former mafia boss". Incontro con il figlio di un ex capomafia. I turisti arrivati in Sicilia con il tour operator "Oat" di Boston ("Overseas adventure travel") fanno a gara per sedersi in prima fila.
E Angelo Provenzano non delude l'attesa. Racconta la sua vita travagliata: prima gli anni in latitanza col padre, poi il ritorno a Corleone alla vigilia delle stragi. Sullo sfondo una città che sembra Palermo, ma il figlio del boss non cita mai luoghi e persone. I suoi primi 17 anni vissuti chissà dove non li ha mai raccontati, e continua a mantenere il segreto. Però adesso parla di suo padre, attento e premuroso in famiglia. Un uomo diverso da quello citato dai pentiti: Binnu u tratturi lo chiamavano, oppure il "ragioniere", per dire che decideva la vita e la morte delle persone, gli affari e le relazioni altolocate. Angelo Provenzano racconta semplicemente suo padre, che ai due figli imponeva regole e silenzi. Racconta soprattutto le difficoltà di trovare un lavoro, con il cognome che porta.

Adesso, su questi incontri è scoppiata una polemica pesante. Le parole più severe le pronuncia Maria Falcone, la sorella del giudice morto a Capaci: "È vero, le colpe dei padri non devono ricadere sui figli  -  dice  -  ma non si può speculare sulla mafia, una storia che ancora gronda sangue". Il fratello di Peppino Impastato, Giovanni, lancia un appello al giovane Provenzano: "Rompi con tuo padre. Apprezzo gli sforzi che stai facendo, per un lavoro onesto. Ma è di cattivo gusto incontrare i turisti".

Il direttore dell'albergo allarga le braccia: "L'iniziativa è del tour operator ". Il rappresentante della "Oat" per il Sud Italia difende l'iniziativa: "I nostri ospiti, che hanno più di 60 anni, vogliono conoscere per davvero la terra che visitano  -  dice Salvo Cascino  -  li facciamo incontrare anche con i pescatori di Portopalo e con gli immigrati che arrivano in Sicilia. Altro che mafia-tour. Noi raccontiamo il Sud con tutti i problemi".

L'iniziativa non piace proprio all'assessore regionale al Turismo Cleo Li Calzi. Il senatore Giuseppe Lumia auspica che il giovane Provenzano "trovi

 un po' di tempo anche per raccontare ai pm dove si trovano le ricchezze di famiglia". Interviene il procuratore aggiunto Leonardo Agueci, che indaga sul clan di Corleone: "C'è il rischio che in questi incontri Provenzano finisca per esaltare il ruolo del padre". Il segretario della Camera del Lavoro di Corleone, Dino Paternostro, invita il tour operator a cambiare programma: "La vera storia della mafia fatela raccontare ai familiari delle vittime".

La Repubblica, 29 marzo 2015

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