mercoledì, aprile 23, 2014

Da Battiato a Santino: perde credito l’antimafia politica

Da Giovanni Fiandaca a Umberto Santino, da Lanza Tomasi, Franco Battiato e giornalisti impegnati e diligenti: l’antimafia politica non ha perso solo smalto, ma credito. Tutto in un colpo, nel giro di pochi mesi. Per quale ragione? L’insofferenza verso l’uso e l’abuso dell’antimafia per giustificare decisioni, provvedimenti, atteggiamenti, comportamenti, gesti e parole della politica segnate “artificiosamente” dall’imprinting antimafioso.

La dèbacle dell’antimafia politica, tuttavia, si è svolta in Sicilia. Il presidente della Regione, Rosario Crocetta, ha fatto passare  ogni discorso politico, economico, partitico, culturale, attraverso il filtro dell’antimafia. La corruzione, le clientele, le frodi, le malandrinate sono diventate mafia e solo mafia. Il buono governo è solo antimafia, il cattivo governo mafia. I provvedimenti amministrativi, il cambio di vertici istituzionali, le nomine hanno subito il rating antimafia.
Le minacce e le intimidazioni  piuttosto che la competenze,  l’esperienza, i curricula, sono divenuti“titoli” di accesso alle stanze dei bottoni.
I rapporti fra partiti ed all’interno dei partiti, hanno sono hanno subito il rating antimafia. Le scelte delle candidature alle elezioni, le nomine degli assessori, il giudizio sul loro operato, sono stati fortemente condizionati dall’antimafia politica. Le tangenti sono state pagate da chi organizza le feste antimafia, le carovane della legalità, i concorsi per l’antimafioso dell’anno.
Le patenti d’antimafia sono servite talvolta per incoraggiare carriere politiche e tutelare gli interessi degli amici. Eolico, raccolta dei rifiuti, inceneritori e discariche sono passati al vaglio dell’antimafia invece che della convenienza e l’interesse pubblico.
E’ accaduto altro.
La trattativa Stato mafia è uscita dai tribunali e dalle stanze delle Procure per invadere l’opinione pubblica, gettando discredito sui rappresentanti delle istituzioni, a cominciare dal Presidente della Repubblica: sospetti, accuse, denunce che hanno creato un fronte “giustizialista”, bocciato dall’elettorato.
Il lavoro della magistratura inquirente è apparso, senza esserlo, funzionale alla costruzione di un movimento in grado di scardinare gli equilibri politici: ha raccolto attenzioni ed attese nell’area della protesta d’èlite, (vertici M5s, cronaca giudiziaria dei quotidiani “di punta” ecc.), ma ha registrato un flop elettorale di proporzioni disastrose e provocato, a seconda delle sensibilità, repulsioni o indifferenza verso questioni di straordinaria rilevanza per il governo della cosa pubblica e la convivenza civile.
Si ricordi la sconcertante stagione delle “rivelazioni” provenienti dal carcere di Opera, luogo di detenzione dell’ex grande capo della mafia siciliana, Totò Riina, trasformato dopo un  quarto di secolo circa in un padrino temibilissimo in grado di dare lo scacco matto allo Stato. Magistratura e polizie sono apparse, senza esserlo, alla mercé del detenuto, quasi che fosse Totò u Curtu a far trottare tutti quanti.
Invece che suscitare attenzioni nuove ed utili sul processo per la trattativa antimafia, il “fantasma” di Opera  - tornato capo dei capi grazie a video, registrazioni audio tracimate sui tavoli delle redazioni di mezzo mondo – ha insinuato dubbi e provocato scetticismo nell’opinione pubblica, sconcertata dalla manipolazione mediatica dell’uomo che ha fatto del silenzio la sua religione.  Un autenticoboomerang.
Oggi siamo al punto che in Sicilia la nascita di un governo, la composizione di una lista di candidati, le nomine a enti prestigiosi (Orchestra sinfonica) siano collegate al rating di antimafiosità, e le dimissioni di un assessore, ad appena qualche giorno dalla nomina, siano spiegate con un complotto mafioso.
Giuristi di prestigio, come Giovanni Fiandaca, uomini di cultura, come Lanza Tomasi, Franco Battiato, Umberto Santino hanno espresso, forte e chiaro il loro dissenso verso l’abuso dei simboli antimafiaper distribuire incarichi istituzionali e influenzare le carriere politiche.
Qualcosa è cambiato, davvero.

 Siciliainformazioni.com

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