venerdì, febbraio 21, 2014

Lumia: "Lo Stato intervenga per sostenere le aziende confiscate"

Il senatore Giuseppe Lumia
Lo Stato non può permettere che dopo la confisca per mafia le aziende rischino di fallire e si perdano centinaia di posti di lavoro. Le istituzioni devono garantire la continuità delle aziende confiscate ed i livelli occupazionali. È questa la risposta che bisogna dare ai cittadini e a quei lavoratori che in preda alla disperazione compiono gesti estremi. Ieri un operaio del Gruppo 6 Gdo, azienda confiscata al prestanome del boss Matteo Messina Denaro, ha tentato di darsi fuoco. Ecco perché ho presentato un’interrogazione per chiedere ai ministri dell’i! nterno e della giustizia: un'ispezione per verificare le difficoltà di gestione dell'amministrazione giudiziaria e stabilire le cause che stanno portando al fallimento del Gruppo 6 Gdo; se ritengano necessario intervenire attingendo risorse dal Fondo giustizia per sostenere il risanamento dell'azienda al fine di garantire la continuità aziendale e di conseguenza salvaguardare i posti di lavoro dei dipendenti; se intendano istituire un tavolo presso il Ministero dello sviluppo economico per facilitare in modo trasparente l'affitto o la vendita del Gruppo 6 Gdo a soggetti di chiara affidabilità antimafia, di garanzia finanziaria ed esperienza imprenditoriale nello stesso settore dell'azienda confiscata. 
Giseppe Lumia


LUMIA - Ai Ministri dell'interno e della giustizia
Premesso che:
con provvedimento del Tribunale di Palermo, Ufficio del Giudice per le indagini preliminari, numero 8282/07 RGNR DDA del 19 dicembre 2007, è stato disposto il sequestro preventivo penale ex art. 321 del codice di procedura penale delle quote dell'intero capitale sociale e del compendio aziendale del gruppo 6 Gdo Srl appartenente a Giuseppe Grigoli, accusato di essere il cassiere nonché braccio destro del noto latitante Matteo Messina Denaro. Successivamente, in data 17 ottobre 2013, è stata disposta dalla V Sezione penale della Cassazione sentenza definitiva di condanna a 12 anni per il Grigoli, con pena accessoria di confisca definitiva di tutto il patrimonio, passando lo stesso all'Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati alla mafia;
in particolare il Gruppo 6 Gdo Srl operava nell'ambito della grande distribuzione, gestendo nel periodo antecedente all'amministrazione giudiziaria circa 50 punti vendita tra supermercati con il marchio Despar, concessionaria per le province di Trapani, Agrigento e in parte Palermo, e 40 punti vendita dati in somministrazione. Inoltre, la società dal 2008 ha registrato il marchio 6Store con il quale gestiva soft discount a seguito della necessità di riconvertire la linea dei supermercati gestiti e/o in affiliazione, attraverso la propria piattaforma di acquisto e di distribuzione, occupando per la sola Gruppo 6 Gdo fino a 205 dipendenti, oltre a circa altri 300 lavoratori che orbitano nelle aziende satellite, in quelle con contratto di somministrazione e dell'indotto;
si tratta, quindi, di una complessa e vasta realtà commerciale. Basti pensare che il Gruppo 6 Gdo aveva un capitale sociale di 14 milioni di euro e fatturava circa 120 milioni di euro all'anno. Inoltre nel magazzino del centro di distribuzione la merce inventariata aveva un valore di circa 10 milioni di euro;
l'attività dell'azienda, soprattutto negli ultimi tre anni, ha subito un forte calo di fatturato, al quale si è aggiunta una drastica diminuzione delle merci nei magazzini, fino a decretare già dal mese di novembre 2013 il blocco delle merci in entrata e naturalmente in uscita, uno svuotamento totale del magazzino, con conseguente fermo delle attività. Le ripercussioni sono state drammatiche perché la maggior parte dei supermercati della rete, in mancanza di merce, è stata costretta a chiudere;
gli amministratori giudiziari hanno più volte lamentato il sorgere di numerosi ostacoli che hanno reso certamente difficile la buona gestione delle attività aziendali arrecando un grave danno all'azienda e ai lavoratori. Il dottor Nicola Ribolla chiamato a testimoniare durante il processo a carico di Grigoli ha dichiarato che "appena è arrivato il rappresentante dello Stato, perché questo è l'amministratore giudiziario, improvvisamente molti supermercati associati hanno chiesto di disdire il contratto con noi, i fornitori non ci hanno fatto più credito e anche le banche ci hanno chiuso i rubinetti". Affermazione seria, ma anche l'assunzione, da parte degli amministratori, di personale di fiducia "specializzato" non ha portato nessun beneficio ed è diventato motivo di ulteriore e discutibile appesantimento finanziario;
dopo, diversi e infruttuosi confronti, anche in sede prefettizia, la società in data 11 luglio 2013 ha aperto una procedura di mobilità per il licenziamento di 40 lavoratori, indicando tra i motivi della crisi, oltre agli "effetti involutivi dell'andamento del mercato", una grave crisi di liquidità conseguente alla "difficoltà di gestire i rapporti con le banche";
a seguito di un confronto con le organizzazioni sindacali presso l'Ufficio regionale del lavoro, è stato deciso di far ricorso alla mobilità su base volontaria e all'istituto della cassa integrazione straordinaria, per la restante parte dei lavoratori, così da garantire alla società un risparmio sul costo del lavoro, consentendo all'azienda di recuperare una parte di liquidità;
in questi anni si è assistito alla chiusura di vari punti vendita Despar e ad un ridimensionamento generalizzato della forza lavoro impiegata, nonostante l'apertura di alcuni punti vendita con il marchio 6Store. Inoltre nell'universo imprenditoriale del boss Grigoli si è assistito dopo la confisca al fallimento della "Provenzano Mozzarelle" con circa 50 dipendenti, alla liquidazione dalla "SpecialFruit" che occupava 27 dipendenti e della "Ciuri di Grano" con 10 dipendenti;
ad oggi il fatturato del Gruppo si è azzerato, i magazzini sono vuoti e il capitale sociale è stato dilapidato, mentre i tentativi di affitto o di compravendita dell'azienda da parte di altri soggetti presenti nel settore della grande distribuzione alimentare sono falliti, anche a causa di problematiche di carattere burocratico;
i lavoratori e le loro famiglie vivono momenti di preoccupazione o di vera e propria angoscia, per l'incertezza del loro futuro. Comincia a serpeggiare il pessimismo e la sfiducia. Se non ci saranno solleciti interventi si rischia di alimentare la convinzione, sbagliata e devastante, che con "la mafia si lavora e con lo Stato si muore di fame";
nel territorio patria del boss latitante Matteo Messina Denaro lo Stato deve fare di tutto per vincere questa battaglia di legalità e sviluppo. Per questo deve coniugare i preziosi risultati della magistratura con interventi che garantiscano il mantenimento delle attività produttive e la tutela della stabilità occupazionale del territorio. Bisogna sostenere, e non vanificare, l'attività degli organi di polizia e della magistratura con opportune e tempestive iniziative a sostegno dell'occupazione e dello sviluppo;
il sistema sequestro, confisca, gestione dell'azienda da parte dello Stato non ha funzionato, anzi si rischia il fallimento, come sta avvenendo per molte altre realtà aziendali,
si chiede pertanto di sapere:
se i Ministri in indirizzo intendano verificare dove si è fallito, accertare le responsabilità interne ed esterne e chiedere sia all'Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati alla mafia sia all'Autorità giudiziaria competente di avviare un'ispezione per verificare le difficoltà di gestione dell'amministrazione giudiziaria e stabilire le cause che stanno portando al fallimento del Gruppo 6 Gdo;
se ritengano necessario intervenire attingendo risorse dal Fondo giustizia per sostenere il risanamento dell'azienda al fine di garantire la continuità aziendale e di conseguenza salvaguardare i posti di lavoro dei dipendenti;
se intendano istituire un tavolo presso il Ministero dello sviluppo economico per facilitare in modo trasparente l'affitto o la vendita del Gruppo 6 Gdo a soggetti di chiara affidabilità antimafia, di garanzia finanziaria ed esperienza imprenditoriale nello stesso settore dell'azienda confiscata.



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