martedì, novembre 19, 2013

Il presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini: «Ci imbarazza il rating dell’Italia sulla libertà di stampa»

Il presidente della Camera Laura Boldrini
Convegno sul tema "La libertà di informazione che vorremmo, quella che abbiamo e quella che rischiamo di non avere" - Roma, Senato della Repubblica. L’intervento della presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini
Voglio innanzitutto ringraziare il Presidente Grasso, "padrone di casa"; Ossigeno per l'informazione e Open Media Coalition, che hanno costruito un'occasione di dibattito capace di affrontare la questione cruciale della libertà di informazione da prospettive diverse e anche nuove; e soprattutto Frank La Rue, lo "Special Rapporteur" Onu sulla libertà di espressione che questa settimana è in visita ufficiale nel nostro Paese.

Vi ringrazio perché aiutate le istituzioni e la politica italiane a riportare l'attenzione su un tema che, nel dibattito pubblico del Paese, da almeno vent'anni ha acceso passioni e conflitti ma che ora sembra essersi quasi "consumato" nell'interesse collettivo. Il nostro è il primo Paese dell'Europa occidentale nel quale Frank La Rue viene in visita ufficiale.
L'Italia occupa nelle graduatorie internazionali sulla libertà di informazione - dal rapporto di Reporter sans Frontiéres, a quello di Freedom House, alle risoluzioni del Parlamento Europeo - una posizione poco lusinghiera. Ci troviamo nella stessa fascia di classifica di nazioni che hanno tradizioni democratiche ben meno solide delle nostre. Spero che anche iniziative come questa di oggi ci aiutino a sentire più forte il disagio di una tale collocazione.
Vorrei che ci preoccupassimo per quei giudizi, per l'immagine internazionale dell'Italia, allo stesso modo in cui giustamente ci preoccupiamo per i giudizi delle agenzie internazionali di rating. C'è un rating della democrazia che merita tutta la nostra attenzione, se vogliamo che non siano solo i criteri dettati dalla finanza a governare l'Italia e l'Europa.
Le questioni che portano in Italia lo Special Rapporteur sono nodi vecchi e nuovi. Il tema della proprietà e dei controlli sui media: il tema cioè dell'insufficiente pluralismo, delle concentrazioni tra potere economico, politico e mediatico; le diverse forme di conflitti di interesse che minano l'autonomia e l'autorevolezza dell'informazione; l'indipendenza del servizio pubblico dal potere politico.
Come Presidente della Camera, auspico che questa legislatura avviata da pochi mesi sappia trovare le forme per ragionare e agire su problemi che attengono ad un diritto fondamentale dei cittadini, il diritto a conoscere e a partecipare consapevolmente alla vita pubblica.
Su un altro tema tra quelli oggetto dell'attenzione internazionale posso invece portare qui un primo risultato già conseguito, per la parte di competenza della Camera dei deputati: il disegno di legge approvato a metà ottobre che riforma la legge sulla diffamazione a mezzo stampa. Ora sarà il Senato, nella sua autonomia, a proseguirne l'esame. So che restano punti controversi, ma un elemento almeno mi sento di sottolineare come certamente positivo nel testo licenziato da Montecitorio: la cancellazione della previsione del carcere per i giornalisti. Era una delle più vistose anomalie, agli occhi degli organismi internazionali, e a questa anomalia il legislatore italiano sta finalmente ponendo rimedio.
Non sembra invece attenuarsi, purtroppo, un'altra delle caratteristiche per le quali la nostra informazione è considerata meno libera che altrove. Parlo delle minacce che arrivano ai giornalisti, in particolare le minacce delle criminalità organizzata, attestate con scrupolosa puntualità dall'osservatorio di Ossigeno per l'Informazione. Colgo l'occasione per esprimere la più sentita solidarietà a tutti i giornalisti minacciati, all'informazione animata da straordinario coraggio civile, spesso esercitata persino in condizioni di estrema precarietà contrattuale.
Un giornalismo che è un fattore essenziale per combattere l'inaccettabile rassegnazione a convivere con la mafie, a vivere in un Paese dove la criminalità organizzata talvolta governa le curve degli stadi e condanna a morte biologica i territori. Avremo l'occasione, nei prossimi giorni, per tornare a rendere il giusto omaggio a questo tipo di informazione, quando la Mehari di Giancarlo Siani - il giovane giornalista ucciso dalla camorra nel 1985 - sosterà nella piazza di Montecitorio durante il suo viaggio per la libertà di stampa, in memoria di tutti i giornalisti uccisi.
Ma l'iniziativa di oggi è importante anche perché è proiettata ad analizzare i modi nuovi, le nuove opportunità e i nuovi problemi della circolazione delle informazioni al tempo di internet.
Internet è il più grande spazio pubblico mai esistito. E' una occasione senza precedenti di conoscenza, di informazione, di esercizio di diritti civili e politici. Ma, come in ogni spazio pubblico, anche in questo si esercita un conflitto tra diritti delle persone e poteri che si organizzano. I fatti di queste settimane dimostrano quanto siano vulnerabili, anche grazie alle nuove tecnologie, i dati personali dei cittadini e perfino quelli di importanti personalità di governo e istituzionali.
Noi cittadini italiani ed europei dovremmo essere molto sensibili a questo argomento, perché il diritto alla protezione dei dati personali è scritto tra i principi fondamentali sia della Costituzione italiana che della Carta dei diritti dell'Unione Europea.
Ma le rivelazioni di queste settimane portano con sé un altro tema, oltre quello dell'acquisizione di dati personali da parte di agenzie investigative pubbliche: quello dell'uso degli stessi dati a fini commerciali da parte di colossi della pubblicità collegati in vario modo con i social media.
Io stessa uso i social media e ne apprezzo il grande valore comunicativo. E proprio da amica di Facebook e Twitter vorrei che dei social media venisse preservato il carattere di spazio di libera comunicazione, di conoscenza, di dialogo senza filtri. Quello - per intenderci - che mette in grado tanti ragazzi in diverse parti del mondo di unirsi e battersi per la libertà; oppure che, più semplicemente, permette a centinaia di milioni di giovani e meno giovani di conoscersi e condividere la propria vita.
Per questo non devono mai trasformarsi in un territorio di rapina, dove le informazioni che riguardano le singole persone diventano, senza alcun consenso preventivo, proprietà di qualcuno interessato soltanto a realizzare profitti. La difesa dei diritti delle persone va esercitata in ogni spazio pubblico: oggi anche sulla Rete.
Difendere il diritto alla privacy significa anche difendere la dignità delle persone da atteggiamenti discriminatori, da minacce, dal "cyberbullismo" di cui spesso ci parlano le cronache. Proprio perché considero preziosa la libertà d'espressione che la rete garantisce, penso che i nostri ragazzi debbano essere ascoltati, quando ci dicono che tra i loro timori più grandi c'è quello di essere dileggiati via web.
Vorrei che non dimenticassimo - da genitori, da operatori della comunicazione, da sostenitori della libertà della rete - i casi drammatici in cui proprio lo spazio libero della socializzazione è stato usato per gettare ragazze e ragazzi indifesi nella più disperata solitudine. So che porre una esigenza di regolamentazione fa sorgere altre preoccupazioni.
Ma la libertà non può trasformarsi per nessuno, neanche per una sola persona, nel suo contrario. Altrimenti nega se stessa. Per questo, quando si usa la rete per controllare la vita delle persone o per offenderne la dignità, non penso proprio che si possa rimanere con le mani in mano. Sono argomenti delicati, lo so. Ma molti degli interlocutori di oggi hanno il ruolo, le competenze, la sensibilità per indicare le possibili soluzioni.
Su un altro tema delicato, il diritto d'autore on line, auspico invece che il legislatore, noi parlamentari, sappiamo fare la nostra parte. So quanto animato sia il dibattito, ma spero che in un tempo ragionevole e ravvicinato possa venire dai diversi gruppi politici - alcuni dei quali hanno già presentato proposte - una risposta all'esigenza di aggiornare la normativa tenendo insieme diritti ed interessi.
Come è ovvio - ma lo ricordo ancora una volta in un incontro dedicato alla libertà d'informazione - il diritto alla riservatezza va contemperato col diritto-dovere di cronaca, e non vale - per chi svolge attività pubblica - allo stesso modo in cui vale per i cittadini comuni. Il diritto alla privacy non può mai essere adoperato in modo pretestuoso per ostacolare il diritto dei cittadini di ricevere notizie; né la pubblica amministrazione lo può invocare come alibi per evitare di fornire i dati che la trasparenza impone di rendere accessibili.
Considero la trasparenza una delle linee-guida della mia Presidenza, perché la ritengo uno degli strumenti indispensabili per rinsaldare la credibilità delle istituzioni nei confronti dei cittadini, e provare a colmare un divario oggi così profondo. Posso portare una testimonianza diretta e recentissima: le lettere di approvazione ricevute dai cittadini della Terra dei Fuochi dopo la decisione - adottata all'unanimità dall'Ufficio di Presidenza della Camera su richiesta della Commissione Ambiente - di desecretare l'audizione che nel '97 il collaboratore di giustizia Carmine Schiavone aveva tenuto alla Commissione bicamerale d'inchiesta sui rifiuti.
Trasparenza è quel click che ha permesso ai cittadini che abitano nelle terre intossicate dalla camorra di avere una conoscenza più diretta. E' il click che ha stimolato anche una nuova, importante attenzione da parte dell'informazione, e di conseguenza della politica. La trasparenza innesca un circuito virtuoso. Trasparenza è, per fare un altro esempio, anche quella che ha investito - in risposta ad una forte domanda proveniente dalla società italiana - le procedure di nomina dei componenti dell'Agcom, con un percorso che proprio in queste ore ha completato la sua seconda applicazione, con l'elezione del professor Antonio Nicita.
Questi alcuni degli spunti che ho voluto portare all'incontro. Non potrò purtroppo ascoltare, per altri impegni istituzionali, l'intervento conclusivo di Frank La Rue. Ma gli assicuro fin d'ora che leggerò con grande attenzione il rapporto sulla visita italiana che, nel giugno dell'anno prossimo, presenterà al Consiglio Onu dei Diritti Umani.
Spero che in materia di libertà d'informazione il nostro Paese avrà saputo fare passi avanti. Appena dopo, a luglio, si aprirà il semestre di presidenza italiana dell'Unione Europea. Da cittadina di questo Paese e da Presidente della Camera, mi piacerebbe che lo affrontassimo avendo saputo risalire parecchie posizioni nelle graduatorie internazionali. Vi ringrazio.

14 novembre 2013

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