sabato, novembre 16, 2013

Salernitana - Nocerina, il derby della vergogna

E’ stato subito ribattezzato “il derby della vergogna” quello tra Salernitana e Nocerina, giocato domenica 10 novembre, terminato dopo soli venti minuti con i giocatori della Nocerina che, con uno stratagemma di finti infortuni, hanno costretto l’arbitro a un fischio finale anticipato. Il tutto a causa delle minacce degli ultras: se avessero giocato la partita sarebbero stati ammazzati. “Quella zona è a forte rischio di infiltrazione camorristica – ha dichiarato Francesco Ghirelli, direttore generale della Lega Pro, ai microfoni di Radio Anch’io – ognuno di noi dovrebbe metterci la faccia in queste situazioni così gravi”.

Il derby tra le due squadre campane è da sempre ad alta tensione, il rischio di scontri tra tifoserie e il timore che i gruppi ultras possano essere infiltrati da elementi malavitosi, ha spinto il Prefetto a impedire ai tifosi nocerini di accedere ai settori ospiti dello stadio Arechi. La reazione degli ultras è però stata violenta: riuniti davanti alla sede della squadra, in un hotel a Mercato San Severino, alla partenza della squadra circa duecento presunti ultras hanno cominciato a prendere a pugni l’autobus diretto allo stadio, bloccandolo e lanciando minacce di morte verso i giocatori dai quali pretendevano solidarietà contro quel divieto di assistere alla partita decisa dal Prefetto.
Giunti allo stadio i giocatori hanno espresso all’arbitro la loro volontà di non giocare. Solo dopo una lunga trattativa con il questore di Salerno, Antonio De Iesu, che ha offerto garanzie sulla sicurezza, la partita è cominciata con una quarantina di minuti di ritardo. Ma è stata una farsa. I giocatori nocerini sono scesi in campo con una maglia bianca, a coprire quella rossonera ufficiale, con la scritta “Rispetto per Nocera” a evidente supporto degli ultras. Poi, dopo appena 50 secondi, si sono esauriti i tre cambi regolamentari a causa di altrettanti falsi infortuni. Intanto un aereo sorvolava lo stadio portando uno striscione con la scritta “Rispetto per Nocera e per gli ultras”. Nei venti minuti successivi altri cinque infortuni hanno colpito la squadra che, restando in campo con soli sei uomini, non poteva da regolamento proseguire la partita.
La giustizia sportiva ha subito fatto il suo corso, assegnando per 3-0 la vittoria alla Salernitana, e quella ordinaria non è stata meno rapida emanando ben 23 daspo (divieti di accesso allo stadio) e 22 denunce per violenza privata. E’ emerso come tra i duecento ultras nocerini radunati davanti all’hotel a San Severino ci fosse anche Pino Alfano, assessore allo sport di Nocera. ”Sono un ultrà e sono fiero di esserlo, seguo la Nocerina ovunque - ha raccontato a Cronache di Salerno – domenica mattina c’ero e non ho sentito minacce. Ero con i tifosi per chiedere alla squadra di indossare una maglietta speciale e onorare Nocera”. In un video, diffuso in rete, l’assessore si difende: “Non sono certo un criminale”.
Al termine della partita-farsa su Facebook è comparso un messaggio: “tutti in piazza a festeggiare, ha vinto il popolo nocerino” e circa duecento persone hanno raccolto l’invito. Ma da festeggiare c’è poco: il presidente della Lega, Pro Mario Macalli chiede, dai microfoni di Radio Vaticana, l’intervento delle istituzioni contro il fenomeno delle infiltrazioni criminali tra le frange della tifoseria calcistica e dichiara che la Lega Pro si costituirà parte civile al processo contro i 22 tifosi arrestati: “Questo è un caso eclatante e che qualcuno ha voluto rendere eclatante – ha spiegato Macalli –  L’aereo che ha sorvolato con lo striscione, chi l’ha pagato? Lo sanno chi è quello che fornisce i mezzi finanziari per fare queste cose? Sanno chi sta dietro a queste situazioni, se c’è la malavita?”

E questa sembra essere la vera domanda da porsi. Se il caso della partita di Nocera sia un evento derubricabile nella categoria della “delinquenza comune” o se, come suggerito da Ghirelli, ci sia dell’altro: la camorra, su tutto, che in Campania gestisce il calcio-scommesse. Il club adesso rischia l’esclusione dal campionato, i dirigenti hanno rassegnato dimissioni in massa  mentre i giocatori rischiano fino a tre anni di esclusione dai campi da gioco. Su La Stampa un calciatore, che ha voluto rimanere anonimo, ha dichiarato “Sapete cosa ci dicevano? Se mettete piede in campo vi ammazziamo, siete morti. Ecco cosa ci hanno detto  [...] me la sono fatta sotto. Troppo per me, decisamente troppo”. Colpevoli di essersi arresi al diktat degli ultras, di essersi piegati alle minacce, i giocatori – molti ventenni – non possono però essere ritenuti gli unici responsabili di una situazione tanto grave: quella del calcio inquinato da violenza e malavita.

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