lunedì, novembre 04, 2013

Corleone, ieri è stato ricordato Bernardino Verro

Un momento del ricordo di B. Verro
La Cgil e l'Associazione "Corleone Dialogos", insieme alla Presidenza del consiglio comunale, all'Arma dei Carabinieri e ad un gruppo di cittadini, hanno ricordato ieri mattina a Corleone Bernardino Verro con una cerimonia semplice: la deposizione di un mazzo di fiori davanti il busto posto in villa comunale. Il sindaco Lea Savona, invitata, ha preferito organizzare una sua manifestazione insieme ai consiglieri Gaetano Lupo, Vincenzo Labruzzo e Salvatore Sorisi.
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L'ha accertato la Polizia scientifica: 

non sono di Calogero Bagarella le ossa trovate l'anno scorso nel loculo di B. Verro


Non erano i resti del boss mafioso Calogero Bagarella, cognato di Totò Riina, morto a Palermo nella strage di viale Lazio il 10 dicembre 1969, quelli trovati il 26 ottobre dello scorso anno nel cimitero di Corleone, dentro il loculo intestato a Bernardino Verro. E nemmeno quelli di altri boss mafiosi morti di “lupara bianca” nel corso della sanguinosa “guerra di mafia” combattuta a Corleone tra liggiani e navarriani dal 1958 al 1963. L’hanno accertato i tecnici della Polizia scientifica di Palermo, mediante la comparazione del Dna tra i profili estratti dalle ossa rinvenute nel loculo e quelli dei familiari degli “scomparsi” di mafia degli anni ’60. Molto probabilmente si tratta dei resti di cittadini comuni, “sistemati” provvisoriamente nel loculo intestato a Verro, che era rimasto vuoto dopo la traslazione dei resti nel cimitero dei Rotoli di Palermo, voluta dalla figlia Giuseppina il 21 marzo 1959. Fortunatamente, non c’è stata nessuna beffa della mafia nei confronti dell’antimafia, come pure in questi mesi si è si temuto. “Solo” un “incidente”, un imbarazzante incidente, avvenuto il 26 ottobre dell’anno scorso, quando in quello che si credeva il loculo del sindaco antimafioso furono trovati due teschi. Allora passò la tesi dell’ufficiale sanitario, secondo cui, fino a qualche decennio fa, nei paesi era in uso la prassi di mettere più corpi di persone imparentate in una stessa sepoltura. E nessuno pensò di fermare la cerimonia di traslazione dei presunti resti di Verro dal vecchio malandato loculo alla cappella gentilizia, attigua a quella dove il 24 maggio 2012, dopo i funerali di Stato, era stato seppellito Placido Rizzotto. In fondo, l’idea dell’allora sindaco Nino Iannazzo era buona. Aveva proposto alla Cgil di mettere Verro accanto a Rizzotto, nelle due tombe monumentali limitrofe, proprio all’ingresso principale del cimitero. Correva voce in paese che nel loculo con la scritta “Bernardino Verro” non ci fossero più i resti dell’eroe dell’antimafia, che la figlia aveva portato a Palermo. Ma nessuno ne aveva la certezza. Proprio per questo, prima di decidere la traslazione, sempre su disposizione del sindaco Iannazzo, il 21 marzo 2012 fu ispezionato il loculo, constatando, come si legge dall’apposito verbale, «la presenza di resti di un feretro e resti mortali di salma». Non contento di ciò, il sindaco Iannazzo fece effettuare anche una ricerca presso l’archivio del cimitero, riscontrando il permesso di seppellimento della salma di Bernardino Verro in data 7 novembre 1915, ma nessuna successiva autorizzazione alla traslazione in altro cimitero.  A questo punto si pensò che quelli contenuti nel loculo fossero davvero i resti di Bernardino Verro e si mise in moto “la macchina” per la cerimonia di traslazione, che si sarebbe poi svolta il 3 novembre dell’anno scorso. La doccia fredda a gennaio scorso, quando un ex consigliere comunale di Corleone, Ettore Piccione, scrisse al nuovo sindaco Leoluchina Savona, sostenendo che il corpo di Verro riposasse nel cimitero dei Rotoli a Palermo. E che, quindi, i resti traslati nella tomba monumentale di Corleone non appartenessero al leader dei contadini. In effetti, com’è stato subito verificato, al cimitero dei Rotoli a Palermo (sez. 143, n. 59) c’è una tomba intestata a Verro, con la sua foto e quella della moglie Maria Rosa Angelastri e della figlia Giuseppina. E nell’archivio vi sono “le carte” del trasferimento della salma di Verro da Corleone a Palermo, avvenuto il 21 marzo 1959. Stranamente, però, di questa traslazione non c’è traccia nell’archivio del cimitero di Corleone. Il sindaco si rivolse alla polizia, che, su disposizione della Procura della Repubblica di Palermo, sequestrò le ossa contenute in una cassetta di zinco e le trasferì nel laboratorio della Polizia scientifica. Il sospetto che non faceva dormire gli inquirenti era che quelle ossa potessero appartenere al boss mafioso Calogero Bagarella, fratello di Ninetta e Leoluca, nonché cognato di Totò Riina. Di sicuro era stato assassinato nella strage di viale Lazio, ma il suo corpo non era stato mai ritrovato. In base al racconto dei pentiti, pare che il fratello e il cognato l’abbiano seppellito in una località segreta. «Che sia proprio il loculo intestato a Bernardino Verro questo luogo segreto?», si chiedevano polizia e magistratura. Adesso c’è la certezza che non è così.   


Dino Paternostro
La Sicilia, 3.11.2013

1 commento:

LEOLUCA CRISCIONE ha detto...

Se a Corleone si è divisi anche nel ricordare Bernardino Verro, cari Concittadine e Concitatdini, abbiamo toccato il fondo.
Non so in quale ristorante il sindaco lo abbia ricordato, ma il suo rifiuto a "guardare ufficialmente Bernardino Verro negli occhi" indica, che il sindaco incomincia a vergognarsi del suo operato personale (falsificazione della firma in documenti ufficiali del Comune di Corleone) e dell'inefficienza della Giunta da lei guidata!
Da persona intelligente qual è, farebbe bene a trarne le conclusioni lei stessa!