martedì, ottobre 22, 2013

La Regione siciliana ha deciso di rivedere il ddl sull'istituzione delle aree metropolitane e dei liberi consorzi

Un momento del convegno
PALERMO. Il governo regionale rivede il disegno di legge sulla istituzione delle aree metropolitane e dei liberi consorzi dei comuni. La nuova proposta di istituzione, che sarà sottoposta al vaglio dell’assemblea regionale siciliana, prevede la nascita enti territoriali di secondo livello, mentre per quanto riguarda l’adesione saranno gli amministratori dei comuni che ricadono nelle aree di Palermo, Catania e Messina a decidere autonomamente di aderire. Dopo l’abolizione delle Province, nei prossimi anni le politiche di sviluppo saranno concentrate nelle aree metropolitane che sorgeranno intorno alle quindici città italiane più popolate, da qui la necessità per la Sicilia di non rimanere fuori dai nuovi canali di finanziamenti europei.

Questo è, in sintesi, quanto emerso nel corso del convegno “Città metropolitane e consorzi dei Comuni. Come cambiano le Autonomie locali”, organizzato dal Partito democratico di Palermo sabato 19 ottobre presso la Sala Gialla di Palazzo dei Normanni. I lavori sono stati coordinati dal segretario provinciale del Pd Enzo Di Girolamo, mentre sono intervenuti Franco Ribaudo, deputato nazionale del Pd, Paolo Amenta, vice presidente vicario di AnciSicilia, Magda Culotta, deputato e sindaco di Pollina, Patrizia Valenti, assessore regionale delle Autonomie locali e della Funzione pubblica, Antonello Cracolici, deputato regionale. I cinque relatori non hanno dato una impostazione tecnica al convegno, che è stato tuttavia un incontro chiarificatore di alto livello, molto apprezzato dal pubblico presente, composto quasi esclusivamente da amministratori locali.
Franco Ribaudo, membro della commissione Finanze alla Camera dei deputati, ha messo in evidenza alcune criticità riguardanti la nascita dei consorzi di comuni, lasciata alla libera arbitrarietà dei Comuni. “Rimane ancora incerta – ha detto Ribaudo – la sorte dei piccoli comuni che non rientrano nelle aree metropolitane: ancora non vedo un disegno strategico indicato dalla Regione. Mi riferisco all'assenza di una proposta che punti ad aggregazioni per numero di abitanti, omogeneità territoriale, tenendo conto delle economie locali, delle vocazioni e peculiarità delle piccole comunità. Non riuscendo a fare massa critica, questi territori rischiano certamente di restare penalizzati nella capacita di attrarre investimenti pubblici o privati. La regione deve, quindi, assumersi la responsabilità di una proposta organica di riordino degli enti intermedi che non mortifichi identità, culture e peculiarità territoriali, che sono potenzialità economiche, materia prima per uno sviluppo ancora possibile delle aree interne del nostro paese”.
“Ringrazio l’on. Ribaudo, che ha voluto questo convegno – ha esordito Paolo Amenta, vice presidente vicario di AnciSicilia – perché per la prima volta si sta parlando di un argomento che riguarda il futuro dei nostri comuni”. Tuttavia, Amenta non ha risparmiato critiche agli amministratori regionali, invitandoli a “non avere fretta, ad aprire un tavolo di discussione con gli amministratori locali per vagliare bene l’esecutività dei progetti ancor prima di annunciali pubblicamente”.
Sulla stessa linea la deputata Magda Culotta, sindaco del comune di Pollina, che ha espresso forte preoccupazione per l’incertezza che si è creata dopo l’annuncio dell’abolizione l’abolizione delle province, mentre ancora si sta cercando di capire che forma prenderanno le aree metropolitane e i liberi consorzi.
Nel suo intervento, l’assessore Patrizia Valenti ha illustrato il percorso seguito da un’equipe formata da esperti, provenienti anche delle università siciliane, che ha consentito di tracciare una possibile delimitazione delle tre aree metropolitane siciliane: “Delimitazione che – ha detto Valenti –, dovrà avvenire con il consenso dei comuni interessati, poiché questa riforma non può essere imposta dall’alto. Mi scuso se c’è stato qualche errore di comunicazione, ma voglio rassicurare che i cittadini e gli amministratori locali saranno protagonisti di questa riforma”. Poi l'assessore ha detto che la prima ipotesi di riforma, sulla quale ci sono state molte resistenze da parte dell'opinione pubblica, è stata accantonata. La nuova proposta di istituzione prevede la nascita enti territoriali di secondo livello ai quali si potrà aderire volontariamente, ciò dipenderà dal senso di responsabilità delle singole amministrazioni comunali. “E' importante – ha concluso – per la Sicilia non rimanere fuori dai nuovi canali di finanziamenti europei che riguardano le aree metropolitane.

Tra i relatori, è stata significativa la presenza del deputato regionale Antonello Cracolici, che nel suo intervento ha evidenziato come la riforma delle nuove province sia una questione che diverrà centrale nelle prossime settimane. Pur criticando la prima ipotesi di disegno di legge che prevedeva l’elezione diretta del consiglio di amministrazione della città metropolitana, per Cracolici una riforma, che coinvolga snellisca anche l’apparato burocratico regionale, è ormai indifferibile.

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