venerdì, luglio 05, 2013

Strage via D'Amelio. "Fui costretto a confessare, mi minacciarono di ergastolo"

La strage di via D'Amelio
La moglie dell'ex pentito che si autoaccusò del furto della 126 utilizzata per la strage di via d'Amelio ascoltata in aula punta l'indice contro l'ex capo della squadra mobile di Palermo Arnaldo La Barbera. Salvatore Candura, l'ex pentito che si autoaccusò del furto della 126 utilizzata come autobomba per la strage di via d'Amelio, avrebbe rischiato l'ergastolo se avesse ritrattato. Questo scenario gli avrebbero prospettato l'allora dirigente della Squadra Mobile di Palermo, Arnaldo La Barbera e l'allora funzionario di Polizia, Vincenzo Ricciardi, secondo quanto ha riferito questa mattina l'ex moglie di Candura, Rosaria Bronzollino, sentita come teste dalla Corte d'Assise nel processo "Borsellino quater".  Candura, dopo essere stato arrestato il 5 settembre del '92 per violenza sessuale (accusa dalla quale venne poi assolto) assieme a Roberto e a Luciano Valenti, zio e nipote, mentre era in cella con quest'ultimo, si autoaccusò del furto dell'utilitaria. Inizialmente però avrebbe detto alla moglie di essere innocente. Successivamente invece confidò alla donna che era stato costretto ad autoaccusarsi di quel furto. La teste ha anche sostenuto che quando l'ex marito fu arrestato per violenza sessuale, fu portato nei locali della Squadra Mobile dove venne picchiato.

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