mercoledì, luglio 03, 2013

Mafia, colpo al mandamento di Porta Nuova: 30 fermi a Palermo

Alessandro D'Ambrogio
PALERMO. Blitz antimafia tra Palermo e Trapani ed in altre località del territorio nazionale. La vasta operazione è condotta dai carabinieri del nucleo investigativo del Comando provinciale di Palermo, che stanno eseguendo una trentina di fermi del Pubblico Ministero emessi dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia. I reati contestati sono quelli di associazione per delinquere di stampo mafioso e traffico internazionale di stupefacenti. Le indagini hanno consentito di ricostruire gli assetti e le dinamiche criminali del mandamento mafioso palermitano di Porta Nuova, individuandone capi e gregari. Tra i fermati anche Alessandro D’Ambrogio, ritenuto al vertice. Si è accertato che il sodalizio, pur continuando a esercitare una soffocante attività estorsiva sul territorio, consapevole che l’imposizione del “pizzo” a imprenditori e commercianti non è più sufficiente - complice l’attuale congiuntura economica - a mantenere le famiglie degli affiliati detenuti, si allea con altre consorterie mafiose della città e dell’area trapanese per gestire le “piazze dello spaccio” e, come negli anni ottanta, l’approvvigionamento degli stupefacenti direttamente dai Paesi produttori del Sud America e del Nord Africa.
Nello stesso contesto, sono stati sequestrati beni mobili e immobili per un valore complessivo di circa tre milioni di euro. L'operazione prende il nome dal capo del mandamento, che negli ultimi anni sarebbe stato Alessandro D'Ambrogio. Oltre ad essere uno degli uomini di Nicchi (e' stato il punto di riferimento del giovane boss durante il periodo di latitanza a Milano) D'Ambrogio è molto attivo nel traffico di droga. Numerose le estorsioni accertate. In alcuni casi i boss avrebbero assunto anche il controllo di pub, ristoranti e attività commerciali scalzando i proprietari.
Nelle ultime settimane gli investigatori del reparto operativo di Palermo, guidati dal colonnello Salvatore Altavilla, hanno registrato un'escalation di attentati e di violenza. Tra questi, anche l'incendio di un pub di Isola delle Femmine letteralmente distrutto dalle fiamme solo perche' il proprietario aveva pensato di tornare a riprendere in mano la sua attivita' dopo essere stato "sfrattato" dai boss, che un anno fa lo chiusero in un capannone e gli tolsero tutto minacciandolo di uccidergli i figli. 
Anche per questo le indagini hanno subito un'accelerazione e la procura (in questo caso l'aggiunto Leonardo Agueci e i sostituti Caterina Malagoli e Sergio Barbiera) ha disposto i fermi. Oltre a D'Ambrogio, in manette sono finiti tra gli altri il suo braccio destro Antonio Seranella, Giuseppe Di Maio, Alfredo Geraci, Attanasio La Barbera, Giuseppe Civiletti e Giacomo Pampillonia.
Nel capitolo dell'inchiesta che riguarda i traffici di droga, le cui indagini sono state coordinate dal pm Barbiera, e' stato accertato che i boss, sempre piu' in difficolta' per i continui arresti e per il calo delle entrate legate ad esempio ad appalti ed estorsioni, per finanziare le casse del mandamento avevano attivato anche un canale con il Sud America per importare cocaina ed eroina. Nel business erano state coinvolte anche altre famiglie, e in particolare quelle di Uditore, Pagliarelli e Corso dei Mille, a Brancaccio, dove D'Ambrogio poteva contare su personaggi storici come Pietro Tagliavia, Giovanni Alessi, Vincenzo Ferro e Francesco Scimone che attraverso una rete capillare di piccoli pusher erano riusciti a inondare di droga le province di Palermo e Trapani, dove sono scattati altri arresti.
Fonte: Giornale di Sicilia, 3 luglio 2013


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