mercoledì, giugno 19, 2013

"Telespazio non deve chiudere!". Protesta della Fiom-Cgil a Piana

Il sito di Telespazio
«No alla chiusura di Telespazio». Nella sala consiliare del comune di Piana degli Albanesi, i lavoratori del centro dello Scanzano hanno  ribadito davanti ai rappresentanti delle istituzioni il loro no alla annunciata chiusura del centro. «Questa volontà non è condivisibile: nei dati presentati dall’azienda non c’è alcuna giustificazione alla chiusura del sito», contesta la Rsu di Telespazio, che ha chiesto alla classe politica di ribellarsi alla scomparsa di una  struttura così importante per la realtà della zona.
«L’assurdo è che una società partecipata dallo Stato decida di buttare nella spazzatura una realtà come Telespazio per una manifesta avversione nel fare sul territorio quello che un’azienda statale dovrebbe: sviluppare attività lavorative che diano profitto e reddito ai  cittadini e all’indotto. Quello a cui stiamo assistendo è ridicolo: a fronte di ricavi di più di 700 milioni di euro per il  2014 si chiude il polo palermitano e non si investe in Sicilia dove peraltro è stata investita una cifra di 2 milioni di euro per il completamento della fibra ottica». L’assemblea di lavoratori ha chiesto al contrario di portare in Sicilia e allo Scanzano attività per rilanciare il centro: «Altro che progetti istituzionali europei, vedi Egnos, spacciati per miracolosi toccasana che avrebbero dato lavoro per 18 anni, poi smentiti dal nuovo ad.  Per questo a gran voce come cittadini e lavoratori di Scanzano chiediamo l’intervento dei ministri competenti per capire le intenzioni di  Finmeccanica e della sua partecipata Telespazio».
    L’assemblea chiede una distribuzione del lavoro in maniera equa in tutti i siti  italiani di Telespazio. «Diciamo no a questa politica di razzismo industriale di cui sono vittime gli stabilimenti del Sud. Si cambi rotta e non si penalizza il nostro sito». Il sindacato ha chiesto alle istituzioni di organizzare un incontro con la società Telespazio, con i rappresentanti del ministero del Tesoro e dello Sviluppo economico, con la partecipazione della Regione siciliana. È stata chiesta anche la convocazione di un consiglio comunale presso il centro spaziale dello Scanzano, nel mese di luglio,  a aperto alle istituzioni,  per dare forza alle iniziative dei lavoratori, che restano in agitazione. 

«A pagare le conseguenze del nuovo piano industriale a di un gruppo che ha interessi in Italia e all’estero – sostiene l’on. Framcesco Ribaudo (Pd) in una nota inviata ai ministri Saccomanni e Zanonati, al presidente Crocetta e ai vertici del gruppo industriale – saranno soltanto i lavoratori della Sicilia. Appare incomprensibile il motivo per cui non vengano destinate nuove commesse al sito siciliano, pur avendo le carte in regola per operare alla stregua di altri siti del gruppo: possiede ottime infrastrutture e impiega lavoratori altamente specializzati». Ribaudo chiede di «aprire un tavolo di discussione sul futuro in Sicilia delle politiche industriali nel settore delle telecomunicazioni, che tenga conto non di misure assistenziali ma di un rilancio del settore e del qualificato centro spaziale di Scanzano, anche come polo di servizi per i paesi che si affacciano nel Mediterraneo».

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