Alle 14 Antonio Venturino, vice Presidente dell’Assemblea regionale siciliana, non aveva ancora avuto notizia della decisione di Beppe Grillo, appena passata in breaking news su Sky24 . Ha appena poggiato la cornetta del telefono dopo una breve conversazione con la redattrice di Servizio Pubblico di Michele Santoro, che l’ha invitato come ospite.
E’ stato epurato, vice presidente Venturino?
“Non ho ancora ricevuto nulla di scritto, quando arriverà, saprò che cosa dire. Certo è che qualcosa di strano in questa storia c’è”.
Che cosa, Venturino?

“La  diaria è diventata centrale nel Movimento 5 Stelle. In Sicilia l’abbiamo affrontata ed ho espresso il mio punto di vista già a marzo. L’espulsione è arrivata solo ora, quando ho posto con forza pubblicamente la questione politica ed ho cercato di fare ragionare il Movimento su ciò che avevamo combinato con il nostro atteggiamento di chiusura al centrosinistra”
Lei sospetta che la punizione sia arrivata a causa della sua posizione politica?
“I tempi sono inequivocabili. Sapevano da tempo come la pensavo. Non sono uno che si mette i soldi in tasca, verso il 55 per cemto dei miei emolumenti, partecipo al lavoro del gruppo parlamentare del Movimento all’Assemblea regionale siciliana, e non ho mai tradito alcuna attesa”.
Lei è la figura apicale, a livello istituzionale, nel Movimento. Avrebbero dovuto sentirla, parlarle…
“Niente di tutto questo, a livello siciliano ho avuto qualche confronto, del tipo: devi dirci come spendi i tuoi soldi. Pezze d’appoggio insomma su tutto, anche sulla parte di emolumento a me spettante. Non c’è un confine fra l’attività istituzionale e la vita privata. Nessuno rinuncerebbe alla propria libertà personale. Non si tratta di scontrini da presentare e basta…”
E qual è la sua linea politica, vicepresidente?
“Non c’è una linea politica nel Movimento. Rifiutarsi di parlare con gli altri, dire sempre no a tutto non è una linea politica.  Il Movimento è esploso in Sicilia, è bene non dimenticarlo. E quindici deputati regionali siciliani si sono fatti valere dal primo giorno. Alla vigilia delle consultazioni nazionali, Grillo ha tirato in ballo, in positivo, il modello Sicilia. Avevamo fatto un buon lavoro, disse. E chiese i voti agli italiani, grazie al fatto che aveva potuto dimostrare come i cittadini del Movimento sapessero cambiare le cose. Certo, non eravampo riusciti a cambiare il mondo, ma qualcosa l’avevamo fatta in Sicilia. E di questo ci veniva dato atto. Gli italiani hanno creduto nel Movimento anche per questa ragione, ci siamo presentati come forza del cambiamento. Non inerti, in attesa del cadavere del nemico… Anzi, del cadavere del Paese…A risultato acquisito, Grillo ha modificato il suo giudizio sul modello Sicilia. Noi non vogliamo stare con chiunque. Ed allora come facciamo a cxambiare le cose? E’ assurdo. Così tradiamo il nostro elettorato. E facciamo danno…”
Che danno?
“Abbiamo aiutato il nostro peggior nemico. Dopo avere combattuto il berlusconismo, abbiamo contribuito in modo determinante alla sua resurrezione, e oggi ci ritroviamo quelli di prima al governo del Paese. Ci siamo assunti una responsabilità immensa…”
Hanno insinuato che per lei si sia trattato di un problema  di portafogli.
“Io sto nel Movimento fino a che non mi cacciano via, formalmente. Ho cercato di provocare un ragionamento, una riflessione. Mi sono adoperato da sempre in questa direzione, non solo in Sicilia. Il giorno in cui si è votato per l’elezione del Presidente del Senato ho partecipato all’assemblea dei senatori del Movimento, sono intervenuto ed ho illustrato le ragioni per le quali ritenevo che il Movimento dovesse votare Grasso e dovesse partecipare alla formazione del governo, assumendosi le responsabilità politiche conseguenti. Sostenere Bersani, tenendolo per le palle, insomma…Imporre il cambiamento. Avremmo potuto guidare la svolta, avevamo i numeri, la volontà, la passione. Tutto. Invece niente, per fortuna qualcuno quel giorno mi ha dato credito ed ha evitato che anche il Senato finisse nelle mani di un berlusconiano. Da allora, mi dedico a questa missione, promuovere un dibattito interno su un progetto politico, perché finora non si parla d’altro che di diaria. Ridicolo, rispetto ai problemi immani che attraversa il Paese….”
Lei non intende mollare, dunque?
“Nemmeno per idea. L’espulsione serve ad impedirmi di confrontarmi, a mettermi fuori dal Movimento. Hanno paura che possa farsi strada un ragionamento di buonsenso. Mi bollano come un estraneo al Movimento a questo scopo? Vedremo, continuerò a dire ciò che ritengo giusto. Dobbiamo fare qualcosa, perché abbiamo regalato al centrodestra il governo della nazione, invece che proporre il cambiamento. Un tradimento, questo sì…”.
Quante chances crede di avere?
“Molte o poche, quel che conta è che non riusciranno a farmi passare come uno che litiga per lo scontrino, non ci crederebbe nessuno. Mi batto perché venga rispettata la volontà di cambiamento espressa da otto milioni e mezzo di italiani. Quelli che hanno creduto in noi e che non sono contenti di come stanno andando le cose. Al nostro elettorato non deve avere fatto piacere sentire che il Movimento corteggia Casa Pound o Le Pen, annuncia marce su Roma ed altro. Poi smentisce, d’accordo, ma questo non assolve nessuno. Ora dobbiamo uscire dal ghetto….
Dal fonte battesimale, vicepresidente Venturino?
“Dobbiamo rispettare noi stessi, le cose in cui crediamo, il cambiamento che abbiamo promesso”.
Vuole guidare lei la svolta?
“Non voglio guidare niente, voglio mettere in circolo il buonsenso. Il Movimento è nato per contribuire al cambiamento, e non per assistere allo sfacelo da spettatori”.