giovedì, aprile 18, 2013

Quirinale, l'intesa su Marini spacca il centrosinistra


di MONICA RUBINO 

Bersani: "Raggiunta scelta condivisa". Berlusconi: "Il meglio che potessimo ottenere". Dubbi anche da Vendola: "Non rappresenta il cambiamento". E valuta l'appoggio a Stefano Rodotà, candidato di Beppe Grillo

ROMA - E' caos nel centrosinistra sulla scelta di Franco Marini come candidato condiviso per il Quirinale. La scelta, apprezzata da Pdl e Scelta Civica, crea una vera e propria rivolta tra i riformisti e all'interno del Partito Democratico, con i renziani che annunciano il voto contrario e i malumori di altre aree. Mentre Vendola parla senza mezzi termini di "fine del centrosinstra". L'assemblea dei grandi elettori Pd, che pure alla fine approva la candidatura di Marini con 222 sì e 90 no, si conclude tra le urla e le proteste, con i rappresentati di Sel che abbandonano la sala prima del voto e annunciano di voler prendere in considerazione l'appoggio a Stefano Rodotà, il candidato scelto dal Movimento 5 Stelle dopo la rinuncia di Milena Gabanelli e Gino Strada. Un nome, quello di Rodotà, apprezzato anche da Renzi: "E' meglio di Marini".

Il nome dell'ex presidente del Senato era stato concepito nel pomeriggio dal segretario Pd nel colloquio riservato con Silvio Berlusconi assieme a quelli di Amato e Mattarella. Quest'ultimo per il leader democratico rappresentava il vero elemento di novità, la "carta segreta". Ma il Cavaliere ha estratto il nome di Franco Marini e alla fine si è trovata l'intesa, sulla base del criterio, enunciato dal Bersani, della "più ampia condivisione". Quindi uno schieramento più largo del semplice accordo Pd-Pdl, allargato anche a Scelta Civica che con Andrea Olivero benedice così la candidatura di Marini: "E' un uomo che conosce le sofferenze dei lavoratori e in questi tempi di crisi rappresenterebbe un segnale di apertura della politica". Ma da Twitter giungono le perplessità di Andrea Romano e il chiaro "no" di Edoardo Nesi: "Io Marini non lo voto".

Quando Bersani scioglie le riserve, Berlusconi conferma alla riunione dei gruppi del Pdl: "Il candidato è Marini, una persona che viene dal popolo, positiva e seria. Marini non è persona di centrodestra, ma ha sempre dimostrato di essere sopra le parti. Per noi non è una sconfitta". Durante la riunione, il Cavaliere ha però avvertito: "Non è detto che vada bene al primo voto. La Lega voterà Marini, ma Renzi dice no. Votare compatti e non far mancare nemmeno un voto. Questa è la soluzione migliore".


Che la Lega voti effettivamente Marini è da verificare. Da quanto filtra dalla riunione del Carroccio con Maroni a Montecitorio, il voto leghista dovrebbe andare a Manuela Dal Lago, anche se resta aperto lo spiraglio per l'eventuale convergenza su Marini.

La cronaca. Una giornata, quella di oggi, decisiva per la corsa al Colle. A meno di 24 ore dalla riunione del Parlamento in seduta comune, la trattativa per un'intesa Pd-Pdl è entrata nel vivo, fino a chiudere la partita su un nome gradito anche a SC. La scelta di Marini, però, rischia di provocare ulteriori crepe nel Pd. Matteo Renzi, che appena due giorni fa, in una lettera a Repubblica, aveva bocciato l'ex sindacalista perché scartato dall'elettorato alle ultime politiche e perché candidatura dettata dall'appartenenza cattolica, minaccia la rottura e annuncia che non lo voterà: "Se io fossi un grande elettore - dice al telefono ai parlamentari a lui vicini riuniti a Roma - non voterei per Marini, per me è la scelta peggiore".  "Non siamo franchi tiratori - aggiunge Renzi che può contare su oltre una cinquantina tra senatori e deputati - ma ci opponiamo a questa scelta alla luce del sole". E propone il voto segreto al gruppo Pd.

Una volta ufficializzata da Bersani la scelta Pd di Marini, Renzi rincara, ospite de Le Invasioni Barbariche su la7: "Rodotà (il candidato del M5S, ndr) è meglio di Marini, ma ce ne sono tanti meglio, anche fra i nomi del centrodestra. Berlusconi e Bersani si sono messi d'accordo sul nome, anzi Bersani l'ha fatto scegliere a Berlusconi, ho visto che è andata così. Ognuno fa come crede, ma secondo me servirebbe uno scatto d'orgoglio da parte del Pd. A mio giudizio quella di oggi è una scelta politicistica".

E anche i "giovani turchi", la nuova generazione della sinistra dem, non nascondono la loro delusione.

Gabanelli e Strada rifiutano, Rodotà accetta. Sul fronte Cinque Stelle, Beppe Grillo lancia la candidatura di Stefano Rodotà, dopo il rifiuto sia della vincitrice delle Quirinarie, Milena Gabanelli ("Dico no ai 5Stelle, resto a fare la giornalista") sia di Gino Strada ("Dopo di me c'è una persona che io stimo. Sono più utile al Paese continuando a lavorare per Emercency"). Grillo lo annuncia su Twitter: "Dopo la rinuncia di Gabanelli e Strada ho chiamato Rodotà che ha accettato di candidarsi e che sarà il candidato votato dal M5s".

Vendola si smarca. Il nome dell'ex garante della privacy rischia di spaccare il Pd, mentre riceve l'apertura del leader di Sel, che twitta: "Facendo la tara agli insulti, nei fatti dobbiamo coltivare il terreno offerto: la rosa di nomi M5S è una elevata prova di dialogo". Le prove di accordo fra Pd e Pdl, del resto, trovano un ostacolo nel governatore pugliese. "Se le intese, gli accordi e i dialoghi in corso in queste ore sul futuro Presidente della Repubblica sono la prova d'orchestra di un governissimo  - tuona il leader di Sel alla Camera- esprimiamo la nostra radicale contrarietà". E di nuovo in serata il governatore della Puglia torna a esprimere perplessità su Marini: "Non rappresenta la necessità di cambiamento".

Grillo attacca Bersani. Appena qualche ora prima Beppe Grillo, dopo l'offerta di ieri ai democratici, aveva lanciato un messaggio durissimo al segretario Pd: "Ognuno si prenda le sue responsabilità - ha scritto sul suo blog - Bersani ha ignorato i nomi proposti dal MoVimento 5 Stelle per un semplice motivo. Gargamella ha già deciso. Ha fatto le Berlusconarie. Finora questo signore ci ha chiesto solo il voto per un governo Bersani per farsi i cazzi suoi", ha accusato Grillo, "Berlusconi vuole un garante per i suoi processi. D'Alema, il principe dell'inciucio, e Amato, l'ex tesoriere di Craxi sono candidati ideali. Dopo l'occupazione del Tribunale di Milano da parte dei suoi parlamentari, vorrebbe occupare anche il Quirinale" è la lettura della situazione da parte del leader 5 Stelle. "Dal suo punto di vista - ha osservato- è un legittimo obiettivo, per Bersani è il suicidio della Repubblica di cui lui e solo lui sarà il responsabile". Per il capo dei 5 stelle con "Amato o D'Alema l'Italia andrà alla dissoluzione".

Parole dure commentate a caldo dal portavoce di Bersani, Stefano Di Traglia su Twitter: "Mi pare evidente che Beppe Grillo sia in piena confusione. E le Quirinarie sono state solo un'illusione per i militanti del mov5stelle". Mentre Stefano Fassina definisce il leader dei 5 Stelle "una vecchia volpe della politica":

No a Prodi da Scelta civica. Nel corso della giornata, da Scelta civica è arrivato un no a Prodi: "Serve il consenso anche del Pdl", dice il coordinatore Andrea Olivero. Nelle ultime ore la rosa è stata molto ristretta, ma tutti i candidati sono stati esposti a veti incrociati. Giuliano Amato, Franco Marini, Massimo D'Alema e l'outsider, il giudice costituzionale Sabino Cassese: questi i nomi che si sono susseguiti con il passare delle ore.  Con ancora qualche chance per Anna Finocchiaro, riproposta dalla Lega che in serata ha rilanciato anche Mauela dal Lago, e per Luciano Violante. Ma resta soprattutto, sullo sfondo, il nodo del governo con il Cavaliere sempre intenzionato a collegare le due partite - palazzo Chigi e Quirinale - mentre Bersani insiste sull'esecutivo di cambiamento.

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