domenica, aprile 21, 2013

Dalle ceneri del Pd nasce una nuova sinistra?

Nichi Vendola
Nichi Vendola rompe con i democratici e annuncia il processo costituente di una nuova sinistra di governo. Barca, Ingroia, Landini e Cofferati sembrano interessati al progetto. E anche nel Pd qualcosa si muove. L’elezione di Giorgio Napolitano ha contribuito perlomeno a fare chiarezza. Non ci sarà nessun governo del cambiamento a guida Bersani, ma un bell’inciucio con Enrico Letta o Amato – questi i nomi più gettonati- nella funzione di garante. Tra le fila di un partito al collasso, è toccato all’ultimo arrivato tirare le ultime bordate sul quartier generale. Il ministro Barca con un semplice tweet ha avuto infatti il potere di scatenare una selva di reazioni e di commenti. Nell’attaccarlo, il partito ha ritrovato quantomeno una sua compattezza, con i giovani turchi nel ruolo di difensori più accaniti.  Fassina e Orfini hanno infatti accusato di populismo il ministro per la Coesione Territoriale, perché vogliono aspettare che l’inciucio si materializzi prima di discutere sul da farsi. Quel che è certo è che non hanno dimostrato grande coraggio, ma tant’è. L’unico a cui va il merito di aver detto “non ci sto”  è stato Pippo Civati, che ha votato scheda bianca e non ha celato il suo malumore.

Nel frattempo, Vendola ha già annunciato che l’11 maggio ci sarà l’assemblea per progettare una nuova sinistra di governo. Le adesioni naturalmente non sono ancora arrivate, ma qualcosa si comincia già a muovere. L’impressione è che dall’unità ritrovatasi attorno alla figura di Stefano Rodotà possa ripartire un progetto nuovo. E in questo senso se Vendola sarà lo sbocco fondamentale in Parlamento, l’alleanza Landini-Cofferati, esplicitata dalla nota congiunta con la quale ieri pomeriggio auspicavano l’elezione dell’ex garante della privacy, potrebbe garantire il coinvolgimento dell’universo sindacale.
Giuliano Pisapia, da Milano, ha già fatto sapere di voler  anch’egli rilanciare “una sinistra dal basso, che possa vincere e convincere”; Michele Emiliano, suo omologo di Bari, ha proseguito sulla strada della critica feroce alle decisioni della nomenklatura. Per il momento tace Luigi De Magistris ma non sorprenderebbe un suo interesse verso una prospettiva del genere. Potrebbe essere questo, dunque, il nucleo centrale, a cui dovrebbe(e vorrebbe) aggiungersi l’universo  vicino  ad Ingroia, che qualche giorno fa ha avuto un incontro con lo stesso Barca.
Strano destino, quello del Ministro. E’ appena entrato a far parte dei democratici e già ne diviene un bersaglio. Il  ko di Bersani , d’altro canto, ha sconvolto equilibri già precari e scatenato prima del previsto la guerra tra bande. E se  parlare  di scissione oramai non è più tabù, metaforicamente Barca potrebbe rivelarsi uno dei più illustri a bruciare la tessera di un partito ai titoli di coda.

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