domenica, marzo 03, 2013

Una discarica nel casolare del delitto Impastato. L'appello del fratello: non dimenticate Peppino

Giovanni Impastato nel casolare
Da anni è ormai diventato meta di un pellegrinaggio laico: il casolare di contrada Feudo, a Cinisi, dove il 9 maggio 1978 fu assassinato Peppino Impastato. Oggi è ridotto in condizioni precarie. La denuncia della famiglia
di SALVO PALAZZOLO
Giovanni Impastato ha gli occhi lucidi quando entra nel casolare dove uccisero suo fratello, 35 anni fa: "Qui dentro c'è l'ultimo respiro di Peppino", dice. "E anche il suo ultimo urlo. Mi sembra di sentirlo ancora. Dove lo trascinarono e poi lo finirono con una pietra c'è adesso un cumulo di rifiuti. Provo tanta rabbia dentro. Questo è ormai un luogo dimenticato dallo Stato e oltraggiato da tante persone, che evidentemente considerano mio fratello un personaggio scomodo". Eppure, nonostante la discarica, il casolare di contrada Feudo, a Cinisi, continua ad essere meta di un pellegrinaggio silenzioso. "Ogni settimana accompagno decine di persone sul luogo dove i mafiosi uccisero mio fratello -  racconta Giovanni Impastato  -  il sentimento più diffuso che raccolgo è l'indignazione. Tutti mi chiedono come sia possibile che in questo luogo simbolo della Sicilia e della lotta alla mafia non ci sia neanche un piccolo segno che ricordi il sacrificio di Peppino Impastato. Non so più cosa rispondere".
GUARDA / Il casolare trasformato in discarica

Due anni fa, dopo una denuncia di Giovanni su Repubblica.it, la Regione Siciliana aveva deciso di acquisire il casolare di contrada Feudo, per trasformarlo in luogo della memoria. Ma è rimasto solo un buon proposito. Perché, poi, il proprietario del fondo, ha rifiutato l'offerta di acquisto della Regione. E la procedura di esproprio si è persa fra i meandri della burocrazia. Intanto, il casolare dove venne ucciso Peppino Impastato e il terreno circostante, dove fu imbastita la messinscena dell'attentato terroristico suicida, sono diventati una discarica.

Dice ancora Giovanni: "Mi vado sempre più convincendo che la memoria di Peppino non interessa più a nessuno. Neanche a quelli che dicono di volerla difendere, fra le istituzioni e la cosiddetta società civile. La verità è che siamo stati abbandonati da tutti". Giovanni è davvero amareggiato. Promesse attorno a quel casolare ne ha sentite tante, ma fino ad oggi - dopo 35 anni - non c'è neanche una targhetta che ricordi il sacrificio di Peppino Impastato.  
 
(La Repubblica, 02 marzo 2013)

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