venerdì, marzo 08, 2013

L'8 Marzo di tanti anni fa a Corleone

Donne operaie nella fabbrica COTTONS di Chicago
Oggi, 8 marzo 2013, mi trovo a scrivere del mio primo 8 marzo (era il ’75 o il ’76?) a Corleone, che io sappia anche il primo in assoluto. L’avevamo organizzato in poche, giovanissime, e su input di un uomo, Nino Gennaro. Nino, che poi era quello che ci faceva incontrare in un circolo da lui creato, noi licealine con ragazzi che facevano gli apprendisti muratori, o i barbieri…, mondi che, senza la sua capacità di connetterci, non si sarebbero incontrati. Lui sapeva creare nessi, sapeva interessarci ad argomenti sui quali non eravamo stati abituati a interrogarci, stimolarci alle prime letture non scolastiche, a sfogliare i quotidiani, di ogni specie, che andava a comprare a Palermo, e che a Corleone non arrivavano.
“Corleone non è una repubblica indipendente” ci diceva. E a Corleone potevano arrivare quindi le idee, gli influssi, potevano aprirsi spazi, soprattutto mentali, che sembrava avessero diritto di cittadinanza altrove, ma non nel nostro paese. Nei pochi metri quadrati di questo circolo cominciavano a prendere forma i nostri primi fasci di energia. Può sembrare incredibile che allora noi ragazze entrassimo in questo circolo di nascosto, camminando sul corso, guardandoci attorno circospette, infilandoci dentro solo se non viste da nessuno. Erano tempi, quelli, in cui non si era soliti uscire assieme maschi e femmine, passeggiare assieme. Magari si cominciava a stare assieme a scuola, nelle associazioni cattoliche (uniche agenzie di socializzazione vigenti) ma non per strada o, come in quel caso, in un circolo in cui si imparava a fare cultura, a fare politica, pietra su pietra, pagina su pagina, parola su parola.

Per l’8 marzo Nino ci suggerì di scrivere di noi, della nostra realtà, di come la sentivamo stretta e asfittica, della nostra ricerca di altro, di un “altro” in noi ancora indistinto. E facemmo così il nostro primo e unico giornaletto ciclostilato, “L’alternativa”, in cui (per timore di ripercussioni familiari pesanti, come pure andava succedendo nelle diverse famiglie delle poche che eravamo) non avemmo il coraggio di firmare coi nostri veri nomi e cognomi i “pezzi” da noi scritti, in cui raccontavamo del sessismo netto che vigeva, delle proibizioni, del clima da coprifuoco che respiravamo, delle nostre ansie di libertà, di avere un tempo e uno spazio per incontrarci senza patemi d’animo, alla luce del sole, senza il terrore di incorrere in punizioni, anche fisiche, e in ulteriori restringimenti del nostro già risicato spazio vitale.

Nella villa comunale appendemmo dei manifesti, scritti da noi su cartoncini, mettemmo palloncini colorati che li rendessero più visibili, e attendemmo che arrivassero a fare gruppo con noi almeno i ragazzi e le ragazze che uscivano dalle scuole, frequentate, come ora, anche da giovani di paesi vicini. Vennero in pochi, ma noi sentivamo di avere fatto, almeno solo per noi, un piccolo passo verso l’affermazione delle nostre insorgenti idee.

Nelle nostre case il casino: le punizioni per quella che veniva comunque percepita come una nostra disobbedienza alla Norma vigente arrivarono comunque. Fu una tappa del percorso che, personalmente (ma non solo), mi condusse da lì a non molto ad avere travagliatissime e soffertissime (per tutti!) vicende familiari. Ma questa è un’altra storia, troppo lunga per essere raccontata in poche righe che ricordino il mio primo 8 marzo, quando avevo 15-16 anni circa, una vita fa. E non fa poca rabbia pensare che questa data, che ricorda il rogo in cui morirono bruciate non so quante operaie in una fabbrica*, sia diventato per molti e molte solo il giorno delle mimose, delle mangiate collettive a ristorante (con menù apposito) o degli spogliarelli di qualche macho nerboruto.
Maria Di Carlo

La data simbolo dell’8 marzo è legata all’incendio divampato in un opificio (Cottons) di Chicago nel 1908, occupato nel corso di uno sciopero da 129 operaie tessili che morirono bruciate vive. ( Nella foto: Donne operaie nella frabbrica COTTONS di Chicago giorni prima dell’08 marzo 1908.)

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