lunedì, febbraio 25, 2013

Il tempo dell’uomo secondo Ratzinger

Benedetto XVI
di GIUSEPPE CASARRUBEA
Quando fu eletto papa, diciamo la verità, almeno noi che ci professiamo laici e di sinistra, avevamo la puzza sotto il naso. Gliene abbiamo dette di tutti i colori. Lo chiamavamo il pastore tedesco, il duro, il Rottweiler di Dio. E dicevamo pure che era stato un nazista solo perché nel 1941, a quattordici anni, lo avevano fatto entrare nella gioventù nazista, dandogli una divisa. Quando tutti in Italia erano fascisti e in Germania non c’era stata persona che non avesse avuto il Mein Kampf  di Hitler sul comodino. Diciamo pure che la stessa cosa non era successa con Giovanni Paolo II, che appariva a tutti un simpatico prete operaio, che dopo la sua nomina sul trono di Pietro, aveva fatto le umane e divine cose per finanziare, con i fondi dello Ior, o chissà come procurati, il movimento politico e sindacale di Solidarnosc di Lech Walesa, il primo colpo di ariete al potere sovietico nella Polonia di Jaruzelski.

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