lunedì, ottobre 08, 2012

Lombardo, Venturi, la riforma . Tutta la verità di Massimo Russo

Massimo Russo
di Accursio Sabella
In una lunga intervista a Villa Filippina, nel contesto del Festival della politica, l'assessore alla Salute racconta: "Il governatore? Ho deciso di lasciarlo quando decise di appoggiare Micciché. Nel 2007 mi chiese di candidarmi alla Camera, ma gli dissi di 'no'. Le critiche del mio collega Venturi sono ingenerose, al limite della calunnia. Ho riportato le regole nella Sanità siciliana". 
PALERMO- “Sono stato all'inferno. E ho portato a casa la pelle e la mia onorabilità”. C'è tutta la fatica e l'orgoglio di questi quattro anni da assessore alla Salute nelle parole di Massimo Russo. A poco più di venti giorni dalla scadenza naturale di un'esperienza lunga, al fianco di Raffaele Lombardo. Al quale non riserva veleno, dopo le polemiche dei giorni passati.
Anzi, gli riconosce il merito “di essersi dimesso quando non era obbligato a farlo. Io, al suo posto, non l'avrei fatto”, ma gli rimprovera una mancanza di “onestà politica” nella vicenda della sua annunciata candidatura alla presidenza della Regione: “Nella stessa giornata, il suo capogruppo lanciava Crocetta. Lì ho capito che la mia candidatura non era una cosa seria”. E il rapporto politico col governatore, alla fine, è naufragato contro la scelta di alleasi con Gianfranco Micciché, “che è anche simpatico, ma nei confronti del quale sono assolutamente incompatibile”.

Insomma, Massimo Russo traccia una linea. E fa la somma di un'esperienza di governo “bellissima, esaltante”, giunta ai titoli di coda. Una coda agrodolce, e condita da qualche rimpianto: “È stato un errore lanciarmi in prima persona in politica alle amministrative palermitane”. Non certo un rifiuto della politica, però, nonostante la conferma (“torno a fare il magistrato”), ecco infatti l'apertura: “Se Crocetta mi offrisse di continuare il mio lavoro nella Sanità siciliana, valuterei l'offerta”.

Nel contesto di Villa Filippina, teatro scelto per il “Festival della politica”, Massimo Russo appare assai diverso da quello che per oltre quattro anni s'è mosso tra i corridoi dei Palazzi del potere siciliano. Attirandosi diverse antipatie, sui suoi atteggiamenti definiti da molti deputati, nei migliori dei casi, "arroganti", "presuntuosi". Critiche inaspettatamente bipartisan. “La verità è una: la stragrande maggioranza dei deputati regionali in questi anni ha guardato unicamente ai propri interessi personali, mentre eravamo impegnati in un durissimo piano di rientro per evitare il commissariamento. Mi sarei aspettato un maggiore senso di responsabilità da parte loro”. E agli onorevoli siciliani Russo indirizza un altro rimprovero sul caso della riforma dei laboratori di analisi, “stoppata” recentemente anche dal Tar: “E' poco serio – ha detto Russo - che tanti politici, di ogni colore, usino strumentalmente questo argomento. Se noi non adempiamo a questa misura, lo Stato si riprende 240 milioni di euro. Il Tar ha deciso di bloccare questo accorpamento senza sentirci. Ci rivedremo il 24 ottobre in tribunale e faremo sentire le nostre ragioni. Vedremo come andrà a finire".

Il 24 ottobre quindi, l'assessore farà valere le proprie ragioni. Per l'ultima volta, probabilmente. Appena cinque giorni dopo, la Sicilia avrà infatti un nuovo governo. E un nuovo parlamento. Del quale potrebbe far parte il figlio di Raffaele Lombardo, Toti. “In questi casi si dice 'largo ai giovani'. Ma io a mio figlio avrei detto di non candidarsi”. Del resto, secondo Lombardo, è proprio Russo a mancare di esperienza, a non possedere  “gli strumenti” per fare politica. “Sono d'accordo con lui – replica Russo – io non ho gli strumenti per far parte di questa politica. Una politica che non ha alcuna tensione ideale, etica. Per questo credo – aggiunge – di aver compiuto un errore prendendo parte in prima persona alle amministrative palermitane. Sono caduto in un falso incoraggiamento di Lombardo”. Un governatore che, però, “non mi ha mai imposto nulla. E che mi ha dato la possibilità di cambiare la Sicilia, nell'unico modo possibile: da dentro. Cioè facendo l'amministratore”. Insomma, un misto di rancore e riconoscenza, nelle parole rivolte a Lombardo, che Russo difende anche dagli attacchi di Marco Venturi, che ha parlato di un governo che ha tutelato gli interessi affaristico-mafiosi: “Le parole di Venturi, che è un bravo ragazzo, - dice Russo – sono ingenerose, e al limite della calunnia. Evidentemente, lui era portatore di alcuni interessi che non sono stati garantiti dal governo Lombardo”. E Russo fa da schermo a Lombardo anche rispetto alle accuse molto simili giunte da Ivan Lo Bello: “Se Lombardo ha detto quelle cose su Lo Bello (“ha sponsorizzato solo investimenti nell'eolico, come quelli di Moncada”, ndr) penso non solo che ne sia convinto, ma che abbia anche le prove. Ma devo dare atto a Lo Bello di aver dato un contributo importante nella lotta alla mafia, almeno sotto il profilo del 'clima'. Sugli atti concreti, non saprei dire: quante sono state le espulsioni operate da Confindustria?”.

A dire il vero, al momento, “gravato” da un procedimento giudiziario che riguarda i rapporti con Cosa Nostra è proprio Lombardo. E anche in questo caso, Russo, pur ammettendo di aver “riflettuto sul da farsi, quando sono uscite le prime notizie”, ha precisato: “Subito dopo arrivò la smentita del procuratore di Catania D'Agata, poi alcune false notizie d'arresto. Ma anche le notizie, queste vere, di tre diverse richieste di archiviazione. Certo, ho sempre pensato che la politica debba essere indipendente dal giudizio della magistratura, che debba ripulirsi da sola, ma solo di fronte a prove certe. Nel caso di Lombardo io mi astengo dal giudizio. Ma va detto, per amore della verità, che Lombardo è andato via prima di un rinvio a giudizio. Io al posto suo non mi sarei dimesso".

Non si sarebbe dimesso, Russo. Che invece ha fatto il passo indietro alcune settimane fa. A spingerlo ad abbandonare Lombardo, come detto, la scelta del governatore di correre alla Regionali con Micciché: “Io sono rimasto – spiega - quando era più facile andare via: se io mi fossi dimesso, alcuni mesi fa, quasi certamente Lombardo avrebbe dovuto lasciare. E invece, sono andato via adesso, quando era più facile restare”. A dire il vero, Russo è tutt'ora assessore (s'è dimesso solo dalla carica di vicepresidente), “ma solo perché Lombardo mi ha chiesto di rimanere in queste ultime settimane, visto che non aveva il tempo di nominare un nuovo assessore in un settore e in un momento così delicato”. Ma l'esperienza da membro dell'esecutivo è sostanzialmente finita. E guardando indietro di qualche anno, Russo svela un retroscena: “Io non dovevo nemmeno essere un assessore 'tecnico' di Lombardo. Dovevo essere un deputato alla Camera dell'Mpa”. Una proposta fatta pervenire a Russo nel 2007 da Giovanni Pistorio: “Che conobbi a Roma quando ricoprivo il ruolo di vice capo dipartimento del Ministero della Giustizia, e col quale mi incontrai spesso a cena, dove parlavamo di politica, di sanità, di Cuffaro... Fu lì che mi venne proposto di essere 'nominato' come deputato alla Camera. Ci pensai 24 ore, poi dissi di no: non potevo essere alleato di un governo come quello di Berlusconi, che stava danneggiando fortemente la magistratura”. Passa circa un anno e mezzo, e il “no” si tramuta in un “sì”. “Ma la proposta fu diversa: mi venne chiesto di cambiare la Sicilia, Lombardo mi promise che avrebbe garantito la mia assoluta autonomia”. Ma anche quello era un governo di centrodestra: “Già, a pensarci bene posso dire di essere sceso all'inferno ma di essere risalito con la consapevolezza di aver compiuto il mio dovere”.

Un “dovere” che trova la sua rappresentazione concreta nella riforma della Sanità: “Una riforma – precisa Russo - straordinaria sotto tanti aspetti. Molte regioni oggi guardano a quello che abbiamo fatto. Un rimpianto? Ci siamo occupati troppo poco di 'assistenza'. Questo perché in Sicilia si è sempre divisa la Sanità dalla Famiglia. Si è dimenticata l'assistenza. Le Asp dovrebbero trasformarsi in Assp. Cioè aziende socio-sanitarie. Spero che ci riesca il mio successore".

Ma tra le luci di una riforma che recentemente ha ricevuto anche la “benedizione” della Corte dei conti, ecco anche alcune ombre. Vicende imbarazzanti. Come il taglio del nastro al Pta di Giarre, investito pochi giorni dopo dalla polemica sulle forniture concesse a Melchiorre Fidelbo, marito della senatrice del Pd Anna Finocchiaro: “Io quel nastro lo taglierei ancora – dice però Russo – visto che non ero al corrente di quella vicenda. E una volta compreso quello che era successo, sono stato proprio io a portare le carte in Procura”. E ancora, la storia dei manager delle Asp indicati dall'assessore attraverso dei “pizzini”: “Anche in quel caso – racconta Russo - si è trattato di una grande strumentalizzazione. Io rivendico di aver creato gli 'albi' dei direttori sanitari e amministrativi. Questo per evitare che il direttore generale nominasse qualcuno che non aveva i titoli, così come avveniva in passato. I cosiddetti 'pizzini' sono serviti per decidere, nei casi in cui più dirigenti generali avevano indicato gli stessi direttori amministrativi o sanitari, a quale struttura destinare quel manager". Ma Russo rivendica, in molti casi, anche le scelte degli uomini della Sanità: “Scelte politiche, certamente – ha detto Russo – delle quali mi assumo le responsabilità”. Anche nel caso delle nomine, come commissari, dei sei manager “bocciati” dall'Agenas: “Intanto va precisato che all'Agenzia ho chiesto una valutazione 'globale', dell'attività manageriale. Ma di quella valutazione, che deve anche tenere conto del contesto nel quale i manager hanno lavorato, io ero libero di tenere conto o meno. E ne avrei anche tenuto conto se nel frattempo non fosse intervenuta la norma cosiddetta 'blocca-nomine'. che imponeva di ri-nominare come commissari, i manager in carica. In questo modo abbiamo garantito la prosecuzione dell'attività per qualche mese. Il nuovo governo, se vorrà, potrà cambiarli".

Ma nel prossimo governo, paradossalmente, potrebbe esserci proprio lui. Nonostante le assicurazioni, infatti, (“torno a fare il magistrato, fuori dalla Sicilia. Come giudice civile, o penale”), c'è ancora uno spiraglio: “Se Crocetta mi proponesse di continuare da assessore la mia azione di rinnovamento della Sanità siciliana? Di certo, valuterei attentamente la proposta”. Perché oggi, forse, l'assessore che si è sempre mostrato forte, lo è ancora un po' di più. In fondo, Massimo Russo è “già stato all'inferno”. E ha portato a casa la pelle.
LiveSicilia, 7 ottobre 2012

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