giovedì, agosto 23, 2012

TUTTA LA VERITÀ SU ROSARIO CROCETTA

Rosario Crocetta
Volete sapere come stanno le cose? Non chiedetelo a Rosario Crocetta, che è l’unico a potervi regalare la versione giusta: glielo impediscono il  pudore e la campagna elettorale della quale è  protagonista insieme ad altri, nel ruolo di candidato alla presidenza della Regione siciliana. Crocetta ha annunciato in una intervista che avrebbe rinunciato al sesso se fosse stato eletto. La Sicilia, ha spiegato più o meno, ha bisogno di grande attenzione e non permette distrazioni di sorta, anche di natura affettiva e sentimentale. Una volta, perciò, fatta la scelta di governare la Sicilia, bisogna giurargli fedeltà,  “sposarla” e non tradirla mai. L‘annuncio è stato preso terribilmente sul serio.
Nonostante lo scenario, Klauscondicio, solitamente frivolo e salottiero, sicuramente gossipparo, editorialisti, esperti di costume e cronisti politici hanno cercato di analizzare il senso della scelta, addebitandone la responsabilità ora a Rosaio Crocetta, ora alla Sicilia che avrebbe preteso di sentirsi dire proprio questo, ora ancora alla “pruderie” dell’alleato più importante di Crocetta, Pierferdinando Casini e la sua Unione di Centro, una formazione cattolica che tiene massimamente ai giudizi d’Oltretevere.
Pierluigi Battista, un uomo sensato e competente, tanto per fare un esempio, sostiene che la rinuncia  non abbia niente a che fare con il genere, l’essere gay, “ma perché ha in mente una forma modernissima di oppressione: l’intrusione mediatica nella vita privata”.
Ma in effetti, Crocetta, nell’annunciazione, cita Silvio Berlusconi, per spiegare che “è stato rovinato dalla donne” e i rappresentanti delle istituzioni hanno l’obbligo di tenere una vita morigerata.
Se li contate, abbiamo già inventariato ben sei moventi utili per comprendere le ragioni della rinuncia. Ma non bastano. Pierluigi Battista, come ogni persona di buonsenso, si interroga e va ancora più  a fondo, scoprendo qualcos’altro. “Crocetta non è presentato dai media come “il candidato” e basta, ma sempre come il candidato che è gay in terra di Sicilia.
Ne consegue, ragiona Battista che, presumibilmente in Sicilia, tutti si chiedono “come avrebbe fatto l’Udc non ad accettare il programma, ma un candidato gay”. Se Battista avesse aggiunto “in Sicilia”, il ragionamento sarebbe stato perfetto, ma non l’ha fatto, e dunque l’analisi non regge, in quanto Crocetta è stato candidato sindaco, senza veli né rinunce, a Gela, ed ha avuto grandi consensi. Non c’era l’Udc a doversene preoccupare, è vero, ma Casini ha preso atto che il genere di Crocetta in Sicilia lungi dal creare problemi, pare attirare consensi. In più, in un colpo solo, Casini ha smentito le critiche di coloro che attribuiscono al suo patto un atteggiamento codino verso la Chiesa. Grazie a Crocetta l’Udc si è guadagnato la laicità a buon mercato.
“Le libere scelte sessuali di un candidato”, osserva seriosamente Battista sul Corriere della Sera (in prima pagina), “sono diventate il prius, il nucleo centrale dell’immagine. Trasformando la figura incolpevole di Crocetta in una specie di macchietta della commedia all’italiana: la figura del gay dichiarato che deve farsi strada nella fitta boscaglia di pregiudizi di cui la primitiva Sicilia è nell’immaginario la terra eletta”.
Ecco che rispunta la Sicilia, incolpevole almeno quanto Crocetta. “Ecco il destino a cui giustamente ‘il candidato’ e basta, Crocetta, intende ribellarsi”.  Battista, tuttavia, avverte – e fa molto bene – che “il pregiudizio non è dei siciliani nei confronti del candidato gay, ma di chi in Sicilia e soprattutto fuori, non poteva rinunciare al corto circuito che la presenza di Crocetta avrebbe rappresentato per la Sicilia raccontata da Vitaliano Brancati”.
La conseguenza? “È il pettegolezzo moderno, il problema, non solo la profondità della dimensione arcaica della Sicilia moderna”. Conclusione: otto alto in pagella per il candidato gay: “Crocetta ha il merito di avere rotto questa catena di automatismi”.
Avendo dato conto delle supposizioni altrui, avanziamo una modesta ipotesi anche noi, per non restare indietro, visto che, a differenza di Battista, conosciamo il candidato gay.
Rosario Crocetta è cattolico praticante e non ha mai rimproverato il Padreterno per la sua condizione, tutt’altro. Per come sono andate le cose crediamo che nelle sue preghiere lo abbia ringraziato dei favori che gli ha finora concesso. La rinuncia, dunque, è un fioretto. Solo un fioretto. Un dono all’Onnipotente per aver regalato l’emozione di una candidatura alla massima carica istituzionale dell’Isola. Rimane il dubbio sulla scadenza temperale, perché i fioretti hanno una scadenza e sono legati al coronamento di un sogno.
Anche il governatore dimissionario, Raffaele Lombardo, ne ha fatto uno, rinunciando al fumo ed alle sigarette. E non per questioni di salute. La propensione alla rinuncia “associa”  il governatore all’eurodeputato candidato alla presidenza? Manco per niente, figuriamoci. L’area antagonista non aspetta altro che di scoprire il filo comune fra i due…
Da: Siciliainfirmazioni.com

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