giovedì, luglio 19, 2012

VIA D'AMELIO: LA STRAGE E' DI STATO


Sono passati venti anni da quel tragico 19 luglio del 1992 in via d'Amelio a Palermo, venti anni che hanno scavato un solco tra l'Italia di quei giorni e di oggi, tra la Prima e la Seconda Repubblica, tra la macelleria mafiosa delle stragi e la nuova mafia ancora più pericolosa, sempre criminale ma più accorta nell'uso spettacolare della violenza. Sono passati venti anni in cui tutto è cambiato per rimanere gattopardescamente uguale a prima; tangentopoli, mani pulite e l'onda dell'indignazione popolare contro corruzione e malaffare si è infranta sul muro solidissimo dell'intreccio tra politica ed affari su cui si è retto e si continua a reggere buona parte del sistema politico nazionale.I partiti al potere, come dentro una girandola impazzita, hanno cambiato nome in continuazione, aggregandosi e disgregandosi ma rimanendo comunque al servizio di quei poteri forti e di quella casta padrona, fondata sul coagulo tra politica, intrallazzi, affari e criminalità che da sempre governa nell'ombra l'Italia.
Sono gli stessi poteri, che stretti attorno ai loro privilegi, con una mano si giocano in borsa il nostro diritto al futuro, e con l'altra agitano i fili a cui è attaccato il governo Monti cancellando in pochi mesi diritti conquistati e difesi in decenni di lotte, dalla cancellazione di fatto dell'articolo 18 alla riforma delle pensioni, dal pareggio di bilancio inserito nella Costituzione al Fiscal compact. Ci sono stati, nella storia del nostro paese, momenti in cui le lotte sociali o l'indignazione popolare hanno avuto la capacità di disegnare un paese diverso, in questi momenti, la risposta  è sempre stata stragista, con la costruzione della strategia della tensione, così è stato il 12 dicembre del 1969 a Piazza Fontana a Milano, e così è stato il 19 luglio del 1992 in via d'Amelio a Palermo come nelle altre stragi del 1993, eseguite da Cosa nostra e dai soliti ignoti committenti. Dietro quelle stragi c’è la genesi della nostra Seconda Repubblica che, come ripete da anni il pm Antonio Ingroia, “affonda i suoi pilastri nel sangue’’, così come appare sempre più chiaro, che c'è stata una trattativa tra stato e mafia, che è scomparsa l'agenda rossa di Paolo Borsellino, che tanti sono stati i depistaggi, nell'inchiesta sull'attentato di via d'Amelio, per non giungere mai ad una verità definitiva, che quella consumatasi in via d'Amelio nel 1992 è una STRAGE DI STATO.
Oggi a vent'anni dalla strage di via d'Amelio, sarebbe stato lecito aspettarsi che il Presidente della Repubblica rassicurasse il paese sul suo impegno a ricercare la verità sulla vicenda riguardante la trattativa tra stato e mafia, piuttosto che il suo intervento, contro la Procura della Repubblica di Palermo, dove Napolitano antepone le sue prerogative, a danno di un'indagine cruciale per far luce sulla nostra storia recente. 
Abbiamo bisogno di VERITA' E GIUSTIZIA, dobbiamo ricercarle disegnando un'Italia diversa, intrecciando le lotte sociali, alla lotta contro i potentati economico criminali, dobbiamo far luce su tutti quei lutti e quelle stragi prodotte dalla mente e dal corpo malato di un POTERE che ancora solido tiene in mano i fili della nostra storia, dobbiamo intrecciare giustizia sociale e verità sulle stragi  per tornare padroni del nostro destino sconfiggendo chi ci tiene prigionieri di un'incubo che dura da oltre quarant'anni.
Davide Ficarra 
Segretario Provinciale Rifondazione Comunista Palermo

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