sabato, luglio 21, 2012

ANTONIO INGROIA E IL SUO "ESILIO"


Lo storico Giuseppe Carlo Marino
di Giuseppe Carlo Marino
E' semplicemente indegna la campagna scatenata contro Antonio Ingroia. Fa molto pensare a quella che era stata scatenata, a suo tempo, contro Falcone e contro Borsellino. I poteri mafiosi lo hanno preso di mira come il loro più determinato e pericoloso avversario. Tutto è possibile contro la "mafia-delinquenza", anche per i berlusconiani (anche a loro "la mafia fa schifo!"); niente è tollerato e tutto  dventa impossibile se si attacca la mafia-mafia dei "colletti bianchi". Con questi limiti dell'azione antimafia si era già confrontato il celebre prefetto Cesare Mori in età fascista. Ed altri prima di lui (penso al prefetto Malusardi). Adesso, per Ingroia, si prefigura la stessa sorte già riservata al prefetto Mori: "promoveatur ut amoveatur" o, peggio ancora, una specie di esilio. D'altra parte, il coraggioso magistrato non avrebbe altra scelta dinanzi a sé, almeno nell'immediato. Volete che subisca la stessa sorte del suo maestro Paolo Borsellino? Una società civile degna del suo nome dovrebbe stringersi compatta, senza se e senza ma, intorno a lui. Ma questa Italia è capace soltanto di piangere sui cadaveri dei suoi migliori servitori che non è stata capace di difendere e di sostenere in vita.Una gran massa di gente si merita la classe politica che ufficialmente la "governa" ovvero che la "sgoverna". La storia mi ha insegnato a capire che cosa radicalmente non va in una larga parte del popolo italiano.
21 luglio 2012 

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