martedì, maggio 22, 2012

Palermo. Orlando stravince e torna sindaco: "Così preparo la nuova Primavera della mia città"


di SARA SCARAFIA
Il leader di Italia dei valori conquista al ballottaggio oltre il 70 per cento dei consensi: "Più forte dell'antipolitica" . Stoccata al Partito democratico: "Collaborazione? Bersani deve rivedere i rapporti con Lombardo" 
"My name is Palermo, non Luca. La Primavera è tornata". Da ieri Leoluca Orlando è il "vecchio" nuovo sindaco di Palermo: con il 72,43 per cento delle preferenze ha spazzato via il rivale Fabrizio Ferrandelli che si è fermato al 27,57 per cento. "Grazie Palermo, grazie per tutto quello che avete fatto, per il vostro impegno", parla così Orlando poco dopo le 19 dal palco allestito in piazza Borsa davanti all'hotel dal quale ha seguito lo spoglio con il suo staff al completo. I festeggiamenti - dopo il terremoto in Emilia e la tragedia di Brindisi (quando il feretro della sedicenne Melissa lascia la chiesa Orlando ferma la conferenza stampa) - sono rinviati a venerdì a partire dalle 19 in piazza Verdi. Venerdì, giorno in cui con ogni probabilità il nuovo sindaco varcherà ufficialmente il portone di Palazzo delle Aquile per giurare: "Con me inizia la Terza Repubblica".

Alle 17,30, quando ormai le urne hanno conclamato la vittoria, Orlando raggiunge i giornalisti e lo staff nella terrazza dell'hotel dove lo attendevano giornalisti e militanti, accolti nel primo pomeriggio da un sontuoso buffet. Mentre raggiunge il tavolo, assediato da cameraman e fotografi, si ferma e getta le braccia al collo di Francesca Bonetti, segretaria particolare di Antonio Di Pietro. 
Circondato dalla giunta al completo, forte del risultato, praticamente un plebiscito, punta il dito contro i partiti, il Pd fra tutti: "La mia vittoria è una risposta all'antipolitica e uno schiaffo in faccia al sistema dei partiti", dice mentre le campane della Gancia cominciano a suonare. "Formalmente ero un rappresentante della casta e invece ho scelto di fare il sindaco di Palermo: è bello affrontare i sogni, i bisogni e i diritti di una città".

Se il leader democratico Pier Luigi Bersani tende la mano - "Buon lavoro a Orlando con il quale credo ci sia la possibilità di avere una collaborazione ragionevole" - lui la ritira: "Palermo fa emergere la questione etica. Bersani si dia una regolata e riveda i suoi rapporti con Lombardo. Il Pd è in frantumi. Non dirò grazie ai partiti che mi hanno ostacolato. A D'Alema, venuto qui come Andreotti, a Bersani e Nichi Vendola: non decidono le sorti della mia città. Ma dico grazie ai tanti militanti di questi partiti che hanno scelto di sostenermi dimostrando di essere liberi dai collari". Per Orlando il voto di Palermo avrà conseguenze alle prossime regionali: "Il presidente della Regione sia scelto al di là degli steccati dei partiti facendo a meno di persone che frequentano mafiosi e non sia cane al collare di qualche padrone".

Il neo-sindaco, al suo quarto mandato, racconta dell'sms di Wim Wenders, di quello di Rita Borsellino ("Il profumo di primavera è arrivato a Bruxelles"), della telefonata di Di Pietro ("Mi aspettavo prendessi il 101 per cento"). Sul rivale nemmeno un accenno: "Non l'ho nominato durante tutta la campagna elettorale e non lo farò certo adesso: ho cose più importanti di cui occuparmi".

Oggi Orlando incontrerà il commissario Luisa Latella che ha già fatto le valigie. E un messaggio di auguri ieri gli è arrivato pure da Diego Cammarata: "Buon lavoro e buona fortuna signor sindaco". Tra i tanti che affollavano l'hotel trasformato in comitato elettorale, c'erano il generale Antonio Pappalardo (che non si è candidato a sindaco perché è arrivato in ritardo alla ufficio comunale per la presentazione della lista), ma anche l'ex assessore al Centro storico nella giunta Cammarata Maurizio Carta ("Che faccio qui? Sono un professore universitario") e il dirigente comunale Domenico Musacchia.
Per il ballottaggio hanno votato in 224.106, il 39,76 per cento degli aventi diritto: "Un dato straordinario - dice Orlando - perché al primo turno per il sindaco hanno votato in 222 mila. Adesso mettiamoci al lavoro".
(La Repubblica, 22 maggio 2012)

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