sabato, marzo 24, 2012

La "trattativa"

  Onore alla CGIL che resiste impavida alla canea che pennivendoli ed oligarchi politici le hanno scatenato contro! Onore alla sua segretaria generale che si riconnette alla gloriosa tradizione della CGIL di Di Vittorio, Fernando Santi, Vittorio Foa, Luciano Lama ergendosi a difesa del diritto dei lavoratori a non essere considerati alla stregua del macchinario che le aziende usano per funzionare! La CGIL è sola nel Palazzo a sostenere la causa dei lavoratori, ma è tutt'altro che isolata nel Paese. Si temeva un cedimento che potesse isolare la Fiom. Quanti sostengono  che il lavoro e la sua dignità valgono molto di più della manciata di soldi che imprenditori denarosi potrebbero destinare per togliersi lo sfizio di cacciare via dalla fabbrica o dall'ufficio le "teste calde", sono incoraggiati dalla forte posizione che la CGIL ha assunto.
La scelta della CGIL di proclamare 16 ore di sciopero è la prova di quanto fosse campata in aria l'insinuazione che Paolo Mieli ha fatto ieri sera in TV sostenendo che il no della Camusso fosse una sorta di si camuffato. Non è così.

Certo la CGIL si ritrova nella situazione patologica di un paese in cui il Capo dello Stato, il Presidente della Camera, il Presidente del senato e la stragrande maggioranza dei partiti sono schierati per l'abolizione dell'art.18, abolizione di cui  hanno fatto un simbolo. Napolitano  avrebbe dovuto contenere la protervia del duo Monti-Fornero che ha inteso umiliare le organizzazioni sindacali negando agli incontri il carattere di trattativa ed arrogandosi il diritto di essere i soli rappresentanti del "bene comune", mentre le parti sociali rappresenterebbero il bene soltanto delle loro parti. Singolare giustificazione dell'autoritarismo post democratico di cui sono espressione. Pretesa avanzata con ampia gesticolazione delle braccia di entrambi i professori che tuttavia è basata sulla menzogna dal momento che loro agiscono, per loro stessa ammissione, per soddisfare "i mercati" ed in ogni caso le loro scelte sono appiattite sempre su quelle della Confindustria. Cisl ed UIL si sono comportati come stampelle del governo come sempre: ieri di Berlusconi e Sacconi oggi di Monti e della Fornero.
  La manipolazione che è stata fatta dell'art.18 è gravissima. Si parla della salvaguardia dal licenziamento per discriminazione. Ma questo è garantito dallo art.15 dello Statuto dei Lavoratori per tutti. I licenziamenti per motivi economici e disciplinari prescinderanno dalla giusta causa e si darà al magistrato la possibilità di scelta tra reintegro e indennizzo. Indennizzo sempre di grande convenienza per il datore di lavoro se al posto di un lavoratore "pesante" a tempo indeterminato potrà inserire un  atipico  "leggero" anzi leggerissimo che costerà quasi niente!
 In quanto alla cosidetta "flessibilità" in entrata ed alla universalizzazione degli ammortizzatori sociali, tolte alcune cose vergognose, non cambierà niente per oltre sei milioni di giovani che stanno incanutendo nel precariato e che hanno avuto cancellato il futuro dalla loro vita.
  Il movimento operaio italiano esce da questa prima fase della vicenda art.18 con una forte vittoria: il riposizionamento della CGIL nel suo ruolo di difesa dei diritti dei lavoratori non era scontato, ma è avvenuto. Questo costituisce il punto di partenza per un rovesciamento dei rapporti di forza nonostante la enorme quantità di forze istituzionali e politiche collocate dall'altra parte della barricata.
  Pietro Ancona
già segretario generale CGIL Sicilia
già componente del CNEL

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