martedì, dicembre 13, 2011

Manovra, sit-in in tutte le province: "In Sicilia conseguenze più gravi"

Le prefetture, nei nove capoluoghi siciliani, presidiati con "staffette" di per tre ore durante la giornata. Al via alle 9 da Caltanissetta, si chiude alle 20 a Catania PALERMO - Centinaia di lavoratori si sono dati appuntamento oggi pomeriggio al sit-in indetto da tutte sigle sindacali davanti alla prefettura di Palermo. I lavoratori hanno bloccato il traffico in via Cavour intonando il coro "chi non salta è un politico". A protestare anche i dipendenti della Sis, la società che si occupa della realizzazione del tram a Palermo, e il corpo di ballo del teatro Massimo, che chiede l'istituzione di una compagnia stabile a Palermo. Anche nel resto della Sicilia mobilitazione per la protesta contro la manovra del governo Monti. Presidi e sit in organizzati dai sindacati davanti alle prefetture siciliane.
"Nonostante la mancata apertura di ieri da parte del governo, continuiamo ad auspicare che si aprano spazi per modifiche alla manovra economica nel segno dell'equità e della giustizia sociale. Chiediamo un impegno in tal senso anche alle forze politiche presenti nel parlamento". Lo dicono, in una nota congiunta, i segretari di Cgil, Cisl e Uil Sicilia, Mariella Maggio, Maurizio Bernava e Claudio Barone. "Se i provvedimenti su pensioni e Ici verranno confermati nella formulazione attuale - aggiungono i tre sindacalisti - avranno un peso insostenibile per i redditi più bassi e una nuova scure si abbatterà per conseguenza sui consumi, già calati negli ultimi due anni nell'isola di oltre il 4 per cento, accrescendo il disagio sociale, e aggravando la recessione". Maggio, Bernava e Barone sottolineano quanto "questi effetti saranno ancora più gravi in Sicilia, la regione che conta il maggior numero di pensioni al minimo, i redditi più bassi, il più alto tasso di disoccupazione". "Temiamo peraltro - dicono ancora - che ci si sia incanalati su un percorso antidemocratico nel quale i sindacati non vengono ascoltati, le forze politiche non incidono. Per questo- sottolineano - chiediamo ai partiti di fare valere il binomio equita'- democrazia, rappresentando nel parlamento gli interessi di tutti, soprattutto delle fasce più deboli della popolazione e di chi ha meno voce".

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