martedì, ottobre 25, 2011

Malasanità, allarme Sicilia in due anni 66 morti sospette

di ANTONIO FRASCHILLA
Le cifre della commissione Orlando. L'Isola al secondo posto in Italia dopo la Calabria. I dati raccolti attraverso cronache e denunce. Per il presidente l'elenco è valido "Sono tutti episodi sui quali indaga la magistratura". L'assessore Russo: "Disinformazione"
PALERMO - La Sicilia è la seconda regione italiana per sospetti casi di malasanità. La commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori sanitari, guidata dal numero due di Italia dei valori Leoluca Orlando, ha presentato ieri il report che raccoglie i dati sulle morti avvenute in corsia per presunti errori dei medici o disorganizzazione del sistema: dall'aprile 2009 al settembre 2011 la commissione ha conteggiato, tramite denunce sui giornali o segnalazioni dirette, 91 casi di malasanità nell'Isola, di cui 66 con morte del paziente. Peggio ha fatto solo la Calabria, con 97 segnalazioni e 78 decessi. "Si tratta di dati parziali, certo, ma che sono la spia di qualcosa che evidentemente non va nel sistema sanitario di queste regioni: nessuno vuole fare speculazioni politiche, ma solo evidenziare delle carenze", dice Orlando.
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Per l'assessore regionale alla Sanità, Massimo Russo, si tratta invece di "disinformazione": "Spieghi il presidente Orlando da quali fonti ha attinto i dati per stilare la sua classifica e con quale metodologia ha verificato i presunti casi di malasanità. Spieghi se ha semplicemente tenuto conto delle denunce dei cittadini che hanno trovato spazio sui giornali o se ha seguito il protocollo nazionale sugli "eventi sentinella"".
Al di là del botta e riposta, la commissione guidata da Orlando ha illustrato i dati raccolti in due anni di attività d'inchiesta. Ed ecco i numeri. La Sicilia si piazza al secondo posto in Italia: in particolare, nell'Isola si contano 57 casi sospetti di errori fatti direttamente dai camici bianchi (di cui 39 mortali) e 34 casi dovuti alla criticità dell'intero sistema organizzativo della sanità (di cui 27 con morte del paziente). Il totale fa 91 casi, di cui 66 mortali. Dietro Calabria e Sicilia si piazza il Lazio, con 51 casi di malasanità e 35 decessi. Da sole, queste tre regioni hanno quasi la metà del numero di errori sanitari del Paese.
Le regioni virtuose sono il Piemonte, con nove casi di cui quattro mortali, il Trentino-Alto Adige con un solo caso, il Friuli-Venezia Giulia e le Marche con tre errori sospetti. Le grandi regioni del Nord hanno numeri nemmeno comparabili con quelli della Sicilia: in Lombardia la commissione sta indagando su 28 casi di malasanità, in Veneto su 23, in Emilia-Romagna su 24 e in Toscana su 29. Ma anche le regioni del Sud, eccetto la Calabria, hanno numeri inferiori, e di molto, a quelli dell'Isola. La Campania, ad esempio, ha solo 31 casi di malasanità registrati dalla commissione, e la Puglia 32. Ma come sono stati raccolti questi dati? Si tratta di casi sui quali sta indagando anche la magistratura? "Abbiamo raccolto le segnalazioni su questi presunti errori attraverso i giornali o segnalazioni che ci sono arrivate direttamente - dice Orlando - e l'elenco è tenuto non da burocrati ma dalla Guardia di finanza. Si tratta, comunque, sempre di casi sui quali sta indagando la magistratura". Secondo Orlando, in Sicilia, in Calabria e nel Lazio si spende troppo e male nella sanità: "Colpisce che ad avere i dati peggiori siano le regioni sottoposte a piani di rientro. Segno che una maggiore spesa non corrisponde a un servizio migliore. Segno, inoltre, che i tagli fatti in questi ultimi anni non hanno colpito gli sprechi ma i servizi. Chiudere una sala operatoria in un ospedale a Palermo produce disservizi sopportabili, cosa diversa è tagliare e chiudere sale operatorie nell'entroterra, dove non ci sono altre strutture". L'assessore Russo però non ci sta e critica la metodologia usata dalla commissione: "Ancora una volta Orlando dà un'informazione istituzionalmente non corretta che rischia di alzare polveroni mediatici, ledendo il principio della lealtà istituzionale: questa volta, nel riproporre una classifica sulla quale già l'anno scorso eravamo intervenuti per sottolinearne l'incongruità scientifica e metodologica, ha avuto almeno l'accortezza di parlare di "presunti" casi di malasanità. Su questo modo di agire la Conferenza Stato-Regioni era intervenuta con fermezza, contestando la metodologia seguita dalla commissione d'inchiesta e sottolineando il pericolo di "allarme sociale" provocato da simili esternazioni". Secca la controreplica di Orlando: "Il controllore non polemizza con un controllato, un magistrato come Russo dovrebbe saperlo".
(La Repubblica, 25 ottobre 2011)

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