lunedì, ottobre 31, 2011

Corleone. E' l'imprenditore Giovanni Gulotta, 45 anni, la vittima del tragico incidente di sabato

Giovanni Gulotta, imprenditore morto
Corleone – Travolto dalla sua macchina muore tragicamente Giovanni Gulotta 45 anni, imprenditore corleonese. La tragedia è avvenuta nella sera di sabato tra le ore 20,00 e le 21.00, davanti al cancello dell’oleificio di contrada Santa Lucia, di cui Gulotta era co-titolare. L’allarme è stato dato dalla moglie che, preoccupata per l’insolito ritardo del marito, si è recata sul posto e lo ha trovato sotto l’auto che lo aveva travolto. La donna ha chiamato il 113. I Poliziotti del Commissariato cittadino, intervenuti con tempestività, hanno chiamato il 118 e i Vigili Del Fuoco. Quest’ultimi hanno sollevato l’auto con dei martinetti pneumatici, ma i sanitari del 118 non hanno potuto fare altro che constatare la morte dell’imprenditore. Intorno alle ore 20 di sabato l’uomo era in compagnia della moglie, che lo ha preceduto nel rientro a casa per preparare la cena. Giovanni Gulotta, finito il lavoro, si era messo alla guida della sua Fiat Punto per tornare a casa. Uscito dal cancello automatico, ha lasciato la macchina in sosta in salita ed è sceso dall’auto, che si è improvvisamente messa in movimento travolgendolo. Dopo aver chiamato più volte il marito la donna è ritornata in contrada Santa Lucia e lì ha fatto la dolorosa scoperta, rinvenendo il marito sotto l’autovettura. Secondo una prima ricostruzione dei fatti accertati dai poliziotti, Giovanni Gulotta ha verosimilmente tentato di bloccare la macchina, che scivolava nella discesa rimanendone travolto. Ai soccorritori il corpo dell’uomo si presentava con numerose escoriazioni al capo e in tutto il corpo, ma la probabile causa della morte è stata dovuta, a quanto si è appreso, allo schiacciamento del torace. Il corpo dell’uomo è stato trasportato presso l’obitorio del cimitero di Corleone dove è stato ispezionato dal medico legale di turno che ha dato il nulla osta per il seppellimento. La notizia della morte di Giovanni Gulotta si è diffusa in città suscitando emozione e dolore. L’imprenditore, infatti, per la sua attività e per il suo carattere gioviale era molto conosciuto in tutto il comprensorio. Gulotta lascia la moglie due figlie.
Cosmo Di Carlo
Fonte: Giornale di Sicilia, 31.10.2011

Ipasvi Palermo, Gargano confermato presidente

Il consiglio direttivo e dei revisori
PALERMO. Vincenzo Gargano è stato riconfermato presidente provinciale dell'Ipasvi (Collegio degli infermieri). Eletti nel consiglio direttivo anche Vincenzo Occorso (vicepresidente), Francesco Gargano (tesoriere), Giuseppe Intravaia (segretario), Pietro Messineo, Vincenzo Rizzotto, Leonardo Inghilleri, Antonino Amato, Calogero Gugliotta, Stefania Vara, Paolo Barone, Maria Antonietta Gibiino, Sabrina Egman, Andrea Bombolino e Anna Manno. Nel collegio dei revisori dei conti sono stati eletti come sindaci effettivi Castrenze Artale (presidente), Giacomo De Francisci, Gabriele Brusca, come supplente Loredana Petralà. (Nella foto il consiglio direttivo e dei revisori).

Antonio Ingroia al congresso del Pdci: "Mi sento un partigiano della Costituzione!"

Antonio Ingroia
''La mia e' stata intenzionalmente un'affermazione forte e provocatoria. Viste le reazioni, la provocazione ha avuto effetto. Evidentemente definirsi 'partigiano della Costituzione' e' diventata una bestemmia. L'arretramento del dibattito su temi come questo e' dovuto anche all'imbarbarimento del sistema politico''. Lo ha detto Antonio Ingroia, sostituto della Procura distrettuale antimafia di Palermo, spiegando ai microfoni di Radio Ies il suo intervento. ''Era ovvio che fosse un intervento caricato, posto a creare i presupposti per un dibattito su alcuni temi cruciali come la liberta' di espressione e opinione, anche da parte dei magistrati'', ha aggiunto il pm che, riguardo alla situazione della giustizia, ha poi spiegato: ''Il caso italiano ha profili di unicita' per il protagonismo dei magistrati. Credo che questo nasca da una serie di passi in avanti che la politica non ha fatto, lasciando spazi vuoti riempiti proprio dal protagonismo dei magistrati. Non e' giusto che a questo vuoto ovvii la magistratura, ma finisce per essere una conseguenza inevitabile, magari ingiusta; la magistratura non deve svolgere ruoli politici trainanti, ma deve poter partecipare al dibattito''. ''La magistratura super-partes - ha concluso - e' un requisito imprescindibile, ma dobbiamo uscire dall'ipocrisia di questo concetto. Il magistrato, applicando la legge, la interpreta ed e' mosso da valori costituzionali che non lo rendono del tutto neutrale''. Ingroia, domenica 30 ottobre, ha dichiarato di ''non sentirsi imparziale''. ''Anzi - ha aggiunto - mi sento partigiano''. Le sue parole, pronunciate a Rimini, durante il congresso del Pdci, hanno innescato una serie di polemiche. Al centro del dibattito, magistrati e maggioranza, con il Pdl che ha chiesto al Csm di aprire un fascicolo nei confronti del magistrato. ''Ingroia, solo nell'ultimo anno, e' intervenuto in due manifestazioni di Fli, sostenendo le stesse tesi e testimoniando un impegno civile analogo a quello del proprio maestro, Paolo Borsellino'', ha detto il parlamentare di Fli, Fabio Granata. ''In questi tempi bui - ha concluso - siamo tutti partigiani di legalita' e Costituzione, contro mafie, affaristi e cricche, ma soprattutto siamo al fianco di Ingroia''.
Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, ha fatto notare che ''il sostituto Ingroia 'viola' la Costituzione e il suo comportamento mette in evidenza l'esistenza di una gravissima questione istituzionale che va posta e affrontata nelle sedi appropriate''. ''Prendiamo atto - ha aggiunto - che il dottor Ingroia, anche nella sua qualita' di magistrato, ha svolto consapevolmente un ruolo di provocazione politica, non certo con l'obiettivo di difendere la Costituzione - che egli viola, venendo meno ai doveri di imparzialita' sanciti proprio dalla nostra Carta fondamentale - ma con quello di mettersela sotto i piedi, a partire dallo stato di diritto, che e' fondato sulla divisione dei poteri''. ''Per dirla fuori dai denti: se un magistrato che si occupa dei rapporti mafia-politica, che e' dotato del potere di inviare avviso di garanzia, di realizzare custodie cautelari, di usare pentiti, a sua volta scende in politica e quindi evidentemente puo' servirsi dei poteri di cui e' dotato anche per 'mascariare gli avversari politici' e' evidente - conclude - che si crea in Italia una situazione anomala e insostenibile, con un ruolo inusitato di una parte della magistratura, evidentemente quella politicizzata, alla quale fa paradossalmente riferimento lo stesso Ingroia''. (ANSA).

Rita Borsellino: "In campo oltre i partiti, nessun accordo con il Terzo Polo"

di ANTONIO FRASCHILLA
L'eurodeputata spiega la sua scelta di candidarsi per Palazzo delle Aquile: "Dobbiamo ridare Palermo ai palermitani". Su Bersani: "Non è stato lui il primo a propormi la candidatura". Leoluca Orlando minaccia di correre anche lui se l'alleanza verrà estesa, la replica di Rita: "Gli ho detto che garantisco io, ma questo non gli basta"
PALERMO - "Non farò alleanze con il Terzo Polo ma parlerò agli elettori e alle elettrici, a cui di certo non chiederò la tessera di partito. Non faccio patti con le sigle politiche". Rita Borsellino non usa giri di parole e dopo l’annuncio della sua candidatura chiarisce il senso della sua decisione e detta una linea precisa di demarcazione verso i partiti: "Io sono oltre, qui dobbiamo ridare Palermo ai palermitani, ridare dignità a questa città, e quindi chiedo il sostegno di tutti oltre i partiti e le sigle che tra l’altro non mi sono mai appartenute", dice l’eurodeputata alla quale due settimane fa il segretario nazionale del Pd, Pier Luigi Bersani, ha chiesto di candidarsi. "La mia storia è sempre stata libera da etichettature, all’interno di un progetto politico che mira all’unità del centrosinistra attraverso le primarie e un programma partecipato - dice - Bersani non è stato il primo a propormi la candidatura. In estate altri segretari di partito, tra cui Sel, me lo avevano chiesto ma avevo risposto di no anche se mi avevano messo in crisi. Poi ho incontrato i movimenti, il cartello “Per Palermo”. Ho capito allora che non era solo un gioco di partito e mi sono chiesta se avevo il diritto di sottrarmi a quello che tante persone mi avevano manifestato con tanto affetto, al punto di sentirmi condizionata". Alla domanda sul perché allora l’ex sindaco di Idv Leoluca Orlando non abbia voluto fare ticket con lei per paura di accordi con il Terzo Polo, ribadisce: "Ho incontrato Orlando due volte a Bruxelles e a Firenze. Abbiamo parlato in modo chiaro, lui mi ha detto che vuole garanzie dal Pd sullo stop ad accordi con il Terzo Polo ma le garanzie gliele dovrei dare io. Ma questo non gli basta ancora forse perché lui è un politico e io no. Comunque tra me e Leoluca continua a esserci sintonia e non ci sarà alcuno scontro, abbiamo una lunga amicizia e abbiamo fatto percorsi sociali comuni".

domenica, ottobre 30, 2011

Corleone, è morta Lea Sorisi, la presunta fidanzata del sindacalista Placido Rizzotto, assassinato dalla mafia

Lea Sorisi
È morta otto giorni fa Leoluchina Sorisi, la presunta fidanzata di Placido Rizzotto, il sindacalista corleonese assassinato dalla mafia del feudo la sera del 10 marzo 1948. Ma anche la donna nella cui casa, nel 1964, fu arrestato il boss mafioso Luciano Liggio, latitante da ben sedici anni e accusato dell’assassinio di Rizzotto. Da circa dieci anni era ritornata a vivere a Corleone, dopo una vita trascorsa a peregrinare nel Nord Italia. Ma domenica scorsa se n’è andata per sempre, a 92 anni, in punta di piedi, così com’era vissuta in questi ultimi anni, assistita dalla pronipote, Antonella Sanzio, e dal personale dell’Ospedale di Corleone. Per una sorta di legge del contrappasso con il clamore che negli anni ’60 la sua vicenda aveva suscitato, ha voluto lasciare questo mondo in silenzio. Ed ha voluto che il suo funerale fosse celebrato con la massima discrezione nella chiesetta del cimitero. L’abbiamo conosciuta Lea Sorisi. L’abbiamo incontrata una sera di sei anni fa, a casa sua, per una chiacchierata-intervista, che poi (“trasgredendo” a una sua precisa richiesta) pubblicammo su “La Sicilia”. Ci disse che non era stata la fidanzata di Placido Rizzotto, ma di uno dei suoi carnefici, Pasquale Criscione, che la sera del 10 marzo di 63 anni fa lo condusse nelle mani di Liggio. E ci spiegò perché – nel 1964 - aveva accettato di nascondere Luciano Liggio a casa sua. Per paura e per interesse. Chissà se ci raccontò la verità, oppure una menzogna. Forse un po’ dell’una e un po’ dell’altra. Ci sembra, però, che Lea Sorisi, nonostante gli sbagli che abbia potuto commettere nella sua vita, abbia meritato almeno di raccontare la “sua” verità. Per questo ci assumiamo la responsabilità di “trasgredire” una seconda volta alla sua raccomandazione di non pubblicare la nostra conversazione di allora.  LEGGI TUTTO

Muore travolto dalla propria auto. Incidente fatale per un corleonese

A perdere la vita è stato un produttore di olio di 45 anni. L'imprenditore stava chiudendo il cancello dell'abitazione quando la sua vettura lo ha letteralemente schiacciato Morto travolto dalla propria auto. Un triste destino quello di un produttore di olio di Corleone di 45 anni che è stato travolto e ucciso ieri sera dalla propria auto. L'uomo, imprenditore e proprietario di un oleificio, avrebbe parcheggiato la vettura in pendenza. Stava chiudendo il cancello dell'abitazione quando l'auto lo ha letteralmente schiacciato. L'imprenditore avrebbe cercato di fermarla inutilmente. Sul posto sono intervenuti gli agenti del commissariato di Corleone che conducono le indagini.

Ingroia: "Costituzione sotto assedio: io mi sento un magistrato partigiano". E nel Pdl è polemica: "Porteremo il suo comizio in Parlamento"

Antonio Ingroia
'Un magistrato deve essere imparziale quando esercita le sue funzioni -e non sempre certa magistratura che frequenta troppo certi salotti e certe stanze del potere lo e'- ma io confesso non mi sento del tutto imparziale, anzi, mi sento partigiano. Partigiano non solo perche' sono socio onorario dell'Anpi, ma sopratutto perche' sono un partigiano della Costituzione. E fra chi difende la Costituzione e chi quotidianamente cerca di violarla, violentarla, stravolgere, so da che parte stare'. Lo ha detto Antonio Ingroia, sostituto procuratore della Repubblica di Palermo, intervenendo questa mattina a Rimini al sesto congresso del Partito dei Comunisti Italiani. "Siamo in una fase critica. Le parti migliori della societa' devono impegnarsi dentro e fuori le Istituzioni per realizzare un'Italia migliore. La magistratura deve essere autonoma e indipendente. La politica deve essere ambiziosa: deve fare la sua parte. C'e' tanta stanchezza fra gli italiani. La politica con la 'p' minuscola chiede alla magistratura di fare un passo indietro. C'e' bisogno invece di una politica con la 'p' maiuscola. Senza verita' non c'e' democrazia' . Lo ha detto il magistrato Antonio Ingroia intervenendo a Rimini al VI Congresso nazionale del PdCI, dicendosi convinto che ''fino a quando avremo verita' negate avremo una democrazia incompiuta. Legalita' senza sconti per nessuno, in armonia con i principi costituzionali. Abbiamo bisogno di eguaglianza. Un'Italia di eguali contro un'Italia di diseguali".
''Sono gravi e inquietanti le parole di Ingroia che confermano l'animo militante di alcuni settori della magistratura. Da persone cosi' invece che comizi politici ci saremmo attesi le scuse per aver fatto di Ciancimino jr una icona antimafia quando invece organizzava traffici illeciti e nascondeva tritolo in casa". Lo afferma il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri. "Ingroia -aggiunge- conferma i nostri dubbi. E sul caso Ciancimino dovrebbe spiegare molte cose. Porteremo questo scandalo e il suo comizio odierno all'attenzione del Parlamento dove sara' anche il caso di discutere della nostra mozione sul 41 bis che fu cancellato per centinaia di boss al tempo di Ciampi e Scalfaro e che anche ora il partito di Vendola vorrebbe abolire''.

Treemu Arminen (Subaru) vince a sorpresa il 31° Conca d'Oro - Al norvegese Andreas Mikkelsen (Skoda Fabia) il Trofeo Terra 2011

Andreas Mikkelsen sulla sua Skoda Fabia
GUARDA L'ALBUM FOTOGRAFICO di Gino Di Leo.
L´equipaggio finlandese sull´Impreza Sti è passato in testa a due prove dal termine quando un problema al motore ha rallentato la Skoda Fabia dei norvegesi vincitori del TRT e terzi sul podio completato da Batistini su Peugeot 207 S2000.
29/10/2011 - Si è deciso alla fine della penultima prova speciale il 31° Rally Conca D´Oro, la sesta e conclusiva prova del Trofeo Rally Terra, indetta dall´AC Palermo ed organizzata dal Comune di Corleone. Andreas Mikkelsen ed Ola Floene hanno vinto il Trofeo Rally Terra 2011 con il terzo posto al 31° Rally Conca D´Oro, prova conclusiva della serie cadetta CSAI riservata ai fondi sterrati. Vittoria in gara per i bravi finlandesi Teemu Arminen e Tuomo Nikkola portacolori della Motoring Club sulla Subaru Impreza Sti N14. I finnici, già terzi nel 2010 a Corleone, si sono portati in seconda posizione sin dal crono d´apertura, usando la loro abilità sulla terra e la conoscenza delle strade siciliane, vincendo il settimo crono. Con il risultato il finnico è così risalito al terzo posto assoluto nel TRT ed al 2° nel Gruppo N 4x4.-"Siamo molto felici per la vittoria al Conca D´Oro. E´ una gara che conosciamo e sulla quale abbiamo ottenuto un´eccellente risultato. Non potevamo sperare in meglio. Il nostro obiettivo era quello di arrivare più in alto possibile. Dopo la penultima prova la strada si è spianata, poiché contro Mikkelsen altrimenti non potevamo nulla di più" - sono state le parole di Arminen. L´equipaggio norvegese sulla Skoda Fabia S2000 ufficiale ha vinto otto delle nove le prove speciali in programma, imponendo il proprio ritmo all´intera competizione siciliana che si è svolta nell´entroterra palermitano nei dintorni di Corleone.
Andreas Mikkelsen
Sulla penultima prova una noia al motore ha rallentato la Skoda Fabia dell´equipaggio norvegese che ha perso oltre tre minuti e scivolando fino al sesto posto. Lo stesso pilota ha lavorato sul motore appena fuori dalla prova. I vincitori del TRT hanno cercato la rimonta sui 16 Km dell´ultimo crono arrivando fino al terzo gradoino del podio, assicurandosi i punti necessari alla conquista del Trofeo Rally Terra. -"Siamo felici per il successo nel TRT - ha dichiarato il vincitore - Un ottimo lavoro di squadra. Abbiamo sempre potuto contare su una vettura competitiva. Qui al Conca D´Oro tutto è andato bene anche quando il fondo si è asciugato e le condizioni sono un po´ cambiate, fino al problema sulla PS 7. Una gara molto bella e tecnica"-. Mikkelsen e Floene aggiungono il terzo posto al Conca D´Oro alle vittorie del Rally dell´Adriatico, Rally di San Marino e Rally di Azzano.
Secondo sul podio un insoddisfatto Daniele Batistini a cui ha letto le note Francesco Pinelli sulla Peugeot 207 S2000. Per l´equipaggio toscano della Power Car Team ha pesato negativamente il rendimento non ottimale del nuovo propulsore. A nulla sono valsi gli sforzi dell´equipaggio per cercare di contenere le distanze. -"Il nostro obiettivo era quello di mantenere il secondo posto nella classifica assoluta di trofeo - ha spiegato il pilota livornese - ma desideravamo batterci ad armi pari con i diretti avversari e non dovendo andare al massimo consapevoli del limite che abbiamo avuto in gara"-.
Sotto al podio hanno concluso la corsa anche i veneti Moreno Cenedese e Roberto Simioni per la prima volta sulla Ford Fiesta S2000, che hanno usato in prospettiva 2012 e con la quale sono entrati velocemente in buon feeling con la 4x4 aspirata, come hanno dimostrato i tempi sempre migliori. Duello per il quinto a favore dei primi locali, Franco Vintaloro e Pai Riggio all’esordio su una S2000 e sulla Peugeot 207, che hanno lamentato qualche problema al differenziale posteriore nelle prime battute di gara. Sesto posto sotto la bandiera a scacchi nella la gara d´apprendistato sula terra per il lucchese Rudi Michelini navigato da Michele Perna e perfettamente coadiuvati dalla Abarth Grande Punto del Team Procar. L´equipaggio già protagonista del Trofeo rally Asfalto 2011, ha preso confidenza con il fondo migliorandosi di prova in prova, potendo pensare positivamente al Campionato Italiano Rally 2012. Settimi gli altri locali Giovanni Cutrera e Valentina Di Palermo che sin sono trovati a loro agio sulla Abarth Grande Punto che il giovane driver guidava per la prima volta sulla terra e con la quale hanno rimontato nelle ultime tre prove, dopo un problema al cambio sul secondo giro, ma un semiasse li ha rallentati definitivamente sull´ultimo crono. Successo tra le due ruote motrici e ottavo posto al traguardo per il sammarinese Alessandro Broccoli, abituato ed a suo agio sulla terra anche al volante della Renault New Clio, anche quando il driver è stato costretto ad affaticare i freni a metà gara per via di un assetto troppo ballerino.
Nona posizione e vittoria della Coppa di gruppo N 4x4 del TRT con il secondo di categoria in gara per i bresciani della Movisport Luigi Ricci e Christine Pfister, attenti solo a non prendere rischi con la loro Subaru Impreza Sti N14 per l´intera corsa, anche se hanno temuto sul finale per via di una foratura sull´ultima PS. -"La Coppa di gruppo N 4x4 è nostra. Abbiamo centrato l´obiettivo per il quale siamo venuti in Sicilia a completare la nostra stagione nel TRT. Abbiamo gareggiato contando le prove che mancavano alla fine cercando di non commettere errori"- è stato il commento di Ricci. A completare la top ten il barese Franco Laganà affiancato da Maurizio Messina, poco a suo agio sui fondi sterrati e rallentato da problemi al cambio sulla Mitsubishi EVO X. Al sammarinese Leo Guerra, specialista delle strade bianche al volante della Renault Clio RS, è bastato il terzo posto di classe N3 in gara per portare a casa la Coppa di gruppo N 2 ruote motrici. Sfortuna per il calabrese di Vicenza Tullio Luigi Versace costretto al ritiro per la rottura della leva del cambio sulla Citroen C2, mentre occupava la 14^ posizione.
La classifica: 1.; 1. Arminen-Nikkola (Subaru Impreza STI N14) in 1h09'53"1; 2. Batistini-Pinelli (Peugeot 207 S2000) a 51"6 ; 3. Mikkelsen-Floene (Skoda Fabia S2000) a 1'12"9 ; 4. Cenedese-Simioni (Ford Fiesta S2000) a 1'29"0 ; 5. Vintaloro-Riggio (Peugeot 207 S2000) a 1'49"8; 6. Michelini-Perna (Abarth Grande Punto) a 2'23"8; 7. Cutrera-Di Palermo (Abarth Grande Punto) a 3'58"5 ; 8. Broccoli-Cicognini (Renalult Clio Rs) a ; 9. Ricci-Pfister (Subaru Impreza Sti N14) a 5'57"0; 10. Laganà-Messina (Mitsubishi lancer) a 6'25"1. Le classifiche del TRT: Assoluta Conduttori: 1. Mikkelsen 110; 2. Batistini 99; 3. Arminen 78 ; 4. Trentin 60; 5. Ricci 59; 6. Aghini 58. (Fonte: http://www.rally.it/)

sabato, ottobre 29, 2011

Corleone, due giovani arrestati dai Carabinieri per spaccio di droga

Gianluca Cannella
I Carabinieri della Aliquota Radiomobile di Corleone, nel corso di mirati servizi finalizzati alla prevenzione e repressione dei reati in genere, hanno tratto in arresto Gianluca Cannella, 19enne disoccupato di Corleone (PA), e Marco Trifirò, anch’egli disoccupato e residente nello stesso centro urbano.I militari dell’Arma durante un posto di controllo, insospettiti dall’atteggiamento degli occupanti dell’auto, procedevano alle perquisizioni personali e veicolare, rinvenendo una modica quantità di sostanza stupefacente già frazionata e confezionata in otto dosi e uno spinello parzialmente consumato. Inoltre le immediate indagini permettevano di appurare che il giovane trovato in possesso della droga a bordo della macchina oggetto del controllo, aveva poco prima acquistato dai due giovani con cui si accompagnava la sostanza stupefacente.
Marco Trifirò
Per i predetti è quindi scattata la misura provvisoria degli arresti domiciliari in attesa della convalida del G.I.P. durante il rito per direttissima che si terrà nei prossimi giorni presso il Tribunale di Termini Imerese per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti, mentre la droga, lo spinello e i soldi in contanti sono stati oggetto di sequestro. Per i tre acquirenti è scattata la segnalazione amministrativa all’Ufficio Territoriale del governo di Palermo quali assuntori di sostanza stupefacente.
Palermo, 29 ottobre 2011

UMBERTO AMBROSOLI racconta la manifestazione di presentazione dei MILLE professionistiliberi al teatro Biondo di Palermo

I professionistiliberi a teatro Biondo
di Umberto Ambrosoli Questa volta dedichiamo la rubrica “Persone” ai 1200 uomini e donne che hanno preso un chiaro impegno antimafia sottoscrivendo a Palermo, la città di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, il manifesto del comitato “Professionisti liberi”.
Consapevolezza e responsabilità sono parole ripetute con pertinenza pochi giorni fa a Palermo, in un affollato Teatro Biondo, nel corso della presentazione del manifesto del comitato "Professionisti Liberi". L'iniziativa, ennesima di questa lunga, ricca ed efficace stagione siciliana di diffuso impegno antimafia, è in sintonia con l'opera di Addiopizzo, Libero Futuro e Federazione Associazioni Antiracket e Anti Usura Italiane. Quasi milleduecento gli aderenti, quattro quinti dei quali palermitani, per un progetto realizzato in pochi mesi ad opera di un gruppo! riunito intorno all'impegno di Antonio Calì, l'ex presidente dell'Ordine degli Ingegneri locale che ha sperimentato in prima persona quanto ostruzionismo si incontri nelle categorie professionali a isolare i colleghi giudicati responsabili di gravi reati connessi alle realtà mafiosa. Eppure dovrebbero essere proprio le singole categorie sociali (professionisti, commercianti, imprenditori, e quant'altro) le prime protagoniste di un'opera di pulizia. Il manifesto, cui possono aderire non solo gli iscritti a ordini professionali, ma anche titolari di diplomi professionali e laureati, è composto da dieci indicazioni alle quali ci si impegna con l'adesione al comitato. Così ingegneri, commercialisti, medici, avvocati, architetti, psicologi, geologi, agronomi, assistenti sociali, broker assicurativi, ragionieri e tante altre persone si sono vincolate a impegni gravosi, come quello a non prestare la propria opera professionale, "anche sotto f! orma di pareri e consigli, a soggetti condannati per mafia o comunque incorsi in gravi violazioni di legge" (deroghe sono previste, ovviamente, per salvaguardare il diritto di salute e quello di difesa nel giusto processo). Altri punti del manifesto impegnano a denunciare illecite interferenze riscontrate nell'esercizio delle specifiche competenze professionali, o (qualora non contravvenga al segreto professionale previsto dalla legge o dai codici professionali) a rendere noto alle autorità di pubblica sicurezza ogni intimidazione o imposizione mafiosa di cui il professionista venga a conoscenza nello svolgimento della sua attività. E ancora, l'aderente si impegna a spingere i suoi committenti, qualora fossero taglieggiati, a denunciare gli estorsori. Se da un lato è vero che il decalogo impegna a poco più di quello che dovrebbe essere il normale comportamento di ogni cittadino responsabile, o a condotte sostanzialmente gi&! agrave; previste dai codici deontologici e dalle formule di giuramento previste per l'accesso a determinate professioni, dall'altro è palese come proprio un diffuso effettivo deficit di responsabilità spieghi buona parte della forza assunta dalla criminalità organizzata al di fuori degli ambiti in cui questa opera direttamente con intimidazione e violenza.
Di qui l'esigenza dell'assunzione manifesta di un impegno: esporsi, metterci la faccia rifiutando di passare per persone che non prendono una posizione e che, pur estranei alla realtà mafiosa, preferiscono una tranquillizzante neutralità. A questo impegno il presente ci chiama, e non solo nel contrasto alla criminalità mafiosa: rifiutare che pigrizia, paura, rassegnazione, snaturato senso di prudenza, indifferenza, interesse personale, prepotenza e avidità che possono abitare in ciascuno di noi ci limitino nella libertà di costruire un paese mi! gliore. Il magistrato Maurizio De Lucia ha ricordato che, per quanto efficace, la repressione non basta e che ciascun cittadino deve contribuire alla costruzione del muro capace di arginare la cultura e gli uomini della mafia; il presidente degli industriali siciliani, Ivan Lo Bello, ha applaudito l'iniziativa spiegando come essa si inserisca in un quadro di allargamento delle alleanze per un'azione di intransigenza verso ogni manifestazione della criminalità mafiosa. Nelle prime file, oltre ai magistrati Giuseppe Pignatone, Francesco Messineo e Domenico Prestipino, al questore Nicola Zito e ad altre autorità, Pina Grassi, moglie di Libero al cui esempio di responsabilità molto si deve di questo forte desiderio di evoluzione culturale che, dalle terre più esposte alla forza mafiosa, stimola l'intero Paese.
http://www.professionistiliberi.org/

Don Vito a Gomorra. Mafia e antimafia tra papelli, pizzini e bestseller

ASP di Palermo: importante accordo sulla gestione dei laboratori di analisi

BORSELLINO, L’ULTIMA VERITA’

di ATTILIO BOLZONI e FRANCESCO VIVIANO
"Quell'autobomba rubata a spinta", il racconto del pentito Spatuzza. "Io so di via D'Amelio perché l'auto imbottita di tritolo l'ho rubata io". Comincia così la narrazione con cui Gaspare Spatuzza riscrive la strage di Borsellino e della sua scorta e scagiona otto palermitani condannati all'ergastolo per quel reato. Una testimonianza ricca di dettagli, compresa la descrizione di un misterioso cinquantenne, "non di Cosa Nostra", che aspettava la Fiat 126 nel garage dove fu trasformata in autobomba: un uomo che potrebbe essere il collegamento con i servizi deviati. LEGGI TUTTO

Non è tutto oro quello che luccica

Chi di noi non ha un negozio di “compro oro” vicino a casa? Sono pochi quelli che possono rispondere in modo negativo a questa domanda, soprattutto se si vive nelle grandi città.Infatti, che questo tipo di attività sia molto diffusa su tutto il territorio nazionale è una certezza. Si stima che i negozi di “compro oro” in Italia siano 6 mila e che le licenze quest’anno siano cresciute del 23,5 per cento a livello nazionale rispetto al 2010 e del 30 per cento a Roma e a Napoli, del 60 per cento negli ultimi tre anni nel Lazio e in Sicilia, del 30 per cento in Piemonte e Veneto. Con un giro d’affari complessivo per tutto il settore di circa 2,1 miliardi di euro (dati Movimprese-InfoCamere). LEGGI TUTTO

La Legacoop denuncia l'intimidazione alla cantina "Alto Belice". Il 3 novembre iniziativa di solidarietà

La cantina "Alto Belice"
Palermo, 28 ottobre 2011. Ieri sera ignoti si sono introdotti all'intero del punto vendita della Cantina sociale Alto Belice in via Piave a Palermo. Dopo avere scassinato i lucchetti della saracinesca e rotto la vetrata dei locali hanno richiuso tutto e sono andati via senza rubare nulla. “Un fatto alquanto anomalo – dice il presidente provinciale di Legacoop Filippo Parrino – che non riusciamo a leggere se non come atto intimidatorio per il ruolo svolto dalla Cantina e dal suo presidente in territori come San Giuseppe Jato e San Cipirrello”. L'accaduto è stato denunciato questa mattina alla polizia che ha aperto un'indagine. “Sappia chi ha compiuto questa azione – dice Parrino – che tutto cià non fa che rafforzare la determinazione della cooperativa e di Legacoop nel contrasto all'illegalità. Ai soci della Cantina e al suo presidente, la solidarietà di tutta la Legacoop”. Per giovedì 3 novembre, l'associazione ha indetto una manifestazione davanti al punto vendita di via Piave.

giovedì, ottobre 27, 2011

Corleone. Consiglio straordinario degli architetti al Cidma insieme al Consorzio Sviluppo e Legalità

L'ingresso del Cidma in via Orfanotrofio
Il recupero di cinque capannoni agricoli dismessi e confiscati alla mafia e la sottoscrizione di un accordo tra Ordine degli Architetti di Palermo e Comune di Corleone, per consentire ai giovani iscritti di svolgere stage formativi presso l’Ufficio tecnico municipale. Sono questi i temi della seduta straordinaria che il Consiglio dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti Conservatori della provincia di Palermo terrà a Corleone, a seguito dell’invito di Salvatore Graffato, presidente del locale Consorzio Sviluppo e Legalità. “Vogliamo coinvolgere i giovani del comprensorio – spiega il presidente dell’Ordine Giuseppe Mantione - affidando loro i capannoni, il cui recupero sarà oggetto di un concorso di idee riservato agli iscritti all’Ordine della provincia di Palermo”. L’assise decentrata si terrà in uno dei luoghi simbolo della lotta all’illegalità nel territorio della provincia di Palermo, il CIDMA (Centro Internazionale di Documentazione sulle Mafie e del Movimento Antimafia) domani, venerdì 28 ottobre, a partire dalle 17.30. Nel corso dell’incontro, gli architetti illustreranno inoltre il nuovo dipartimento dell’Ordine “Etica e legalità nella professione di architetto”.

MAFIA. Imponevano il pizzo con la fattura: sequestrati beni e imprese

Aziende, titoli e denaro per otto milioni nei confronti di Giovanni Trapani, 54 anni, ritenuto il reggente di Ficarazzi e al vertice su quel territorio del racket delle estorsioni. L'attività delle società edilizie veniva imposta agli imprenditori locali a prezzi maggiorati PALERMO - I carabinieri di Palermo hanno sequestrato tra Ficarazzi, Bagheria e Agrigento beni per un valore complessivo pari a 8 milioni di euro, su decreto della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo. Il patrimonio è riconducibile al capo della famiglia mafiosa di Ficarazzi, detenuto. Il provvedimento patrimoniale segue l'operazione antimafia ''Iron Man'' che il 5 agosto 2010, con l'esecuzione di 8 provvedimenti cautelari, aveva decapitato il vertice delle famiglie mafiose di Ficarazzi. Tra i beni sequestrati, due aziende operanti nel settore dell'edilizia, la cui attività veniva imposta agli imprenditori locali a prezzi maggiorati. Queste stesse imprese emettevano anche fatture a favore degli imprenditori vittime del 'pizzo', per dissimulare il pagamento delle estorsioni.
Il sequestro è stato eseguito nei confronti di Giovanni Trapani, 54 anni, ritenuto il reggente di Ficarazzi e al vertice su quel territorio del racket delle estorsioni. Gli arresti del 5 agosto scorso avevano tra l'altro stroncato sul nasce un suo scontro con l'aspirante boss Atanasio Alcamo. Le aziende sequestrate sono la ''PA. MA. Costruzioni di Pace Marianna'', con sede an Ficarazzi, la cui titolare è una nipote di Trapani, e la ''Triassi srl'', con sede a Ribera (Agrigento), di cui sono titolari Silvana Trapani, 50 anni, e Mariangela Manna, 29 anni, rispettivamente sorella e nipote di Giovanni Trapani. Le due imprese, secondo i carabinieri, esercitavano un vero e proprio monopolio imponendo i loro servizi agli imprenditori edili con prezzi superiori anche del 40%, rispetto a quelli ordinariamente praticati nel settore. Inoltre, le ditte servivano anche per regolarizzare il ''pizzo'' sul piano fiscale: i versamenti periodici - concentrati soprattutto a Natale e Pasqua - venivano infatti mimetizzati nella forma di normali pagamenti, per forniture e opere in subappalto, e fatturati. Sono stati sequestrati anche uno stabilimento balneare e vari immobili, tra terreni edificabili e agricoli, appartamenti, tre intere palazzine residenziali, due capannoni industriali, e una villa sul mare, tutti tra Ficarazzi e Siculiana (Agrigento), paese di origine della moglie del boss. La misura patrimoniale colpisce poi autovetture di lusso, mezzi meccanici quali ruspe ed escavatori, conti corrente, buoni fruttiferi, obbligazioni, libretti deposito e risparmio, mutui, fideiussioni, fondi d'investimento. Malgrado la ricchezza accumulata, il boss Trapani si presentava in maniera dimessa, si muoveva a bordo di vecchie utilitarie e vestiva quasi sempre abiti da lavoro.

Strage Borsellino, la Corte d'appello sospende la pena per otto condannati


La strage di via D'Amelio
 di ENRICO BELLAVIA
Tre sono già stati scarcerati. L'istanza di revisione è nata dalle nuove rivelazioni di Gaspare Spatuzza che ha chiamato in causa i fratelli Graviano di Brancaccio, e riguarda Salvatore Profeta, Cosimo Vernengo, Giuseppe Urso, Giuseppe La Mattina, Natale Gambino, Gaetano Scotto, Gaetano Murana (condannati all'ergastolo) e Vincenzo Scarantino
PALERMO - La Corte d'appello di Catania respinge la richiesta di revisione del processo per la strage di via d'Amelio del 19 luglio 1992 e sospende però l'esecuzione della pena per otto imputati, sette dei quali condannati all'ergastolo. L'istanza di revisione, presentata dal pg di Caltanissetta Roberto Scarpinato, è nata dalle nuove rivelazioni di Gaspare Spatuzza che ha chiamato in causa i fratelli Graviano di Brancaccio, e riguardava Salvatore Profeta, Cosimo Vernengo, Giuseppe Urso, Giuseppe La Mattina, Natale Gambino, Gaetano Scotto, Gaetano Murana (condannati all'ergastolo) e Vincenzo Scarantino, il collaboratore di giustizia la cui sentenza a 18 anni è diventata definitiva nonostante la ritrattazione. L'istanza di revisione riguardava anche Salvatore Candura, Salvatore Tomaselli e Giuseppe Orofino (condannati a pene fino a 9 anni) che hanno già espiato la condanna. Murana, Urso e La Mattina sono già stati scarcerati. La versione di Scarantino determinante per le condanne all'ergastolo dei sette è stata ritenuta totalmente inattendibile dalle nuove indagini avviate dopo la collaborazione con la giustizia di Spatuzza e a Caltanissetta si procede anche contro tre poliziotti del gruppo investigativo sulle stragi che avrebbero avallato la falsa ricostruzione di Scarantino. Secondo i giudici di Catania, però, occorre che ci sia una nuova sentenza, quantomeno a carico di Scarantino per il reato di calunnia nei confronti degli imputati condannati, prima di potere revisionare la sentenza. Intanto, però, al di là della questione tecnica, il verdetto di Catania segna un primo determinante traguardo sulla strada della verità sull'eccidio che costò la vita al giudice Paolo Borsellino e agli agenti della sua scorta. In sei, ad eccezione di Scotto e dello stesso Scarantino, potranno lasciare il carcere nelle prossime ore. Scotto ha un'altra condanna per droga e per tentato omicidio. L'ex pentito Scarantino deve invece espiare una condanna a 8 anni inflittagli a Roma per la calunnia nei confronti dei pm che indagarono sulla strage a partire dalla sua confessione. Il primo dei condannati ora liberati ad essere stato arrestato è Salvatore Profeta, condotto in carcere nel 1993. Gli altri erano stati arrestati nel 1994. La Mattina e Gambino rimasero latitanti fino al 1997 quando furono catturati insieme con il boss Pietro Aglieri.
La Repubblica, 27.10.2011

mercoledì, ottobre 26, 2011

In piazza anche gli agenti della Dia: "Il governo ci chiede di lavarci le auto"

Manifestazione davanti a Montecitorio degli "in-Dia-gnados", investigatori delle strutture che lottano contro la criminalità organizzata e mafiosa: "Il governo uccide il progetto di Falcone e Borsellino". La nuova protesta dopo quelle del Cocer dei carabinieri e dell'Esercito, che aveva chiesto le dimissioni del governo. Interrogazione di Rosa Calipari (Pd) al ministero dell'Interno ROMA - «A causa della nota carenza di fondi destinati alla manutenzione dei veicoli», ai poliziotti della Piana di Gioia Tauro è stato ordinato di lavarsi le auto. E di provvedere alla manutenzione, controllando i livelli dell’olio e dell’acqua, lo stato della batteria. E la pressione delle ruote. Ma i tagli del governo alla Sicurezza colpiscono anche gli stipendi degli investigatori della Dia, l’organismo antimafia interforze voluto da Giovanni Falcone. Che, oggi, alle 15, sono scesi in piazza protestando davanti a Montecitorio, dichiarandosi anche loro, provocatoriamente, «in-Dia-gnados». «State uccidendo la Dia, il sogno di Falcone e Borsellino», si legge in uno striscione srotolato davanti alla Camera dai sindacati di polizia. «Il governo arresta la Dia», c’è scritto in un altro. «L’Esecutivo ha fatto della lotta alla mafia - dice Enzo Letizia, leader dei Funzionari - quasi uno spot pubblicitario, parlando di antimafia dei fatti. Nei fatti, però, ha lasciato la polizia allo sbando, senza fondi per benzina, strutture adeguate, addestramento. E ora di fatto disarma anche la Dia». La proteste degli investigatori antimafia è l’ultima in ordine di tempo che s’aggiunge a quelle di piazza dei giorni scorsi dei poliziotti. A quella clamorosa del Cocer carabinieri (ai quali pare siano state tagliate mille linee fax). E a quella dell’Esercito, il cui Cocer ha chiesto le dimissioni del governo. Sui tagli alla Dia è intervenuta Rosa Calipari del Pd, con un'interrogazione indirizzata al ministero dell'Interno: "Domandiamo se c'è un futuro per la Direzione distrettuale antimafia voluta da Falcone. Domandiamo se sulla sicurezza al di là delle parole ascoltate e dei tagli già effettuati, ci sia un impegno serio per l'adozione di misure coordinate e adeguati investimenti. Lo vogliamo sentire chiaramente". "La criminalità organizzata - è scritto nell'interrogazione - ha un volume d'affari quantificato in 311 miliardi di euro nei 27 Paesi dell'Ue, classifica nella quale l'Italia è seconda, con 81 miliardi (...), ma ai proclami del Governo in tema di lotta al crimine organizzato hanno fanno riscontro una serie di tagli indiscriminati che hanno colpito le forze dell'ordine e gravemente compromesso la funzionalità dell'attività di contrasto al crimine, dando agli operatori di Polizia una sensazione di isolamento mai avuta prima, come dimostrano le sempre più frequenti proteste di piazza".
LUMIA: PERCHE' IL GOVERNO VUOLE SMANTELLA LA DIA?

Interessi dal 208 avanti Cristo per una multa dei vigili di Agrigento

Il municipio di Agrigento
di FABIO RUSSELLO
La donna che ha ricevuto la cartella esattoriale da 32 mila euro ha avuto un malore. La polizia locale ha provveduto subito a rettificare l'errore
AGRIGENTO - Parcheggiare un'auto in sosta vietata mentre nel mare di fronte Agrigento le flotte romane e cartaginesi si davano battaglia. Sembra impossibile ma è quello che sostanzialmente era scritto sulla cartella esattoriale di una contravvenzione non pagata recapitata ad una impiegata dell'Ufficio delle entrate di Agrigento di 45 anni. Il comando della polizia locale di Agrigento infatti per errore ha calcolato gli interessi dal 208 avanti Cristo anziché dal 2008: così alla donna è stata recapitata una cartella della Serit di 32.530,44 euro. All'apertura della busta l'intestataria della cartella esattoriale ha avuto un malore ed è stata trasportata al pronto soccorso del San Giovanni di Dio di Agrigento dove i medici le hanno riscontrato Un "calo di pressione improvviso conseguente a shock". È bastato comunque fare una verifica alla Serit per scopirire l'errore: l'addetto della polizia locale aveva erroneamente calcolato gli interessi partendo dall'anno 208 avanti Cristo e non dal 2008, come sarebbe stato corretto. Il comando dei vigili di Agrigento ha provveduto subito ad effettuare la rettifica e a dare comunicazione alla "Serit spa" di Agrigento.
La Repubblica, 26.10.2011

martedì, ottobre 25, 2011

Malasanità, allarme Sicilia in due anni 66 morti sospette

di ANTONIO FRASCHILLA
Le cifre della commissione Orlando. L'Isola al secondo posto in Italia dopo la Calabria. I dati raccolti attraverso cronache e denunce. Per il presidente l'elenco è valido "Sono tutti episodi sui quali indaga la magistratura". L'assessore Russo: "Disinformazione"
PALERMO - La Sicilia è la seconda regione italiana per sospetti casi di malasanità. La commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori sanitari, guidata dal numero due di Italia dei valori Leoluca Orlando, ha presentato ieri il report che raccoglie i dati sulle morti avvenute in corsia per presunti errori dei medici o disorganizzazione del sistema: dall'aprile 2009 al settembre 2011 la commissione ha conteggiato, tramite denunce sui giornali o segnalazioni dirette, 91 casi di malasanità nell'Isola, di cui 66 con morte del paziente. Peggio ha fatto solo la Calabria, con 97 segnalazioni e 78 decessi. "Si tratta di dati parziali, certo, ma che sono la spia di qualcosa che evidentemente non va nel sistema sanitario di queste regioni: nessuno vuole fare speculazioni politiche, ma solo evidenziare delle carenze", dice Orlando.
LEGGI / La black list dell'indagine

Per l'assessore regionale alla Sanità, Massimo Russo, si tratta invece di "disinformazione": "Spieghi il presidente Orlando da quali fonti ha attinto i dati per stilare la sua classifica e con quale metodologia ha verificato i presunti casi di malasanità. Spieghi se ha semplicemente tenuto conto delle denunce dei cittadini che hanno trovato spazio sui giornali o se ha seguito il protocollo nazionale sugli "eventi sentinella"".
Al di là del botta e riposta, la commissione guidata da Orlando ha illustrato i dati raccolti in due anni di attività d'inchiesta. Ed ecco i numeri. La Sicilia si piazza al secondo posto in Italia: in particolare, nell'Isola si contano 57 casi sospetti di errori fatti direttamente dai camici bianchi (di cui 39 mortali) e 34 casi dovuti alla criticità dell'intero sistema organizzativo della sanità (di cui 27 con morte del paziente). Il totale fa 91 casi, di cui 66 mortali. Dietro Calabria e Sicilia si piazza il Lazio, con 51 casi di malasanità e 35 decessi. Da sole, queste tre regioni hanno quasi la metà del numero di errori sanitari del Paese.
Le regioni virtuose sono il Piemonte, con nove casi di cui quattro mortali, il Trentino-Alto Adige con un solo caso, il Friuli-Venezia Giulia e le Marche con tre errori sospetti. Le grandi regioni del Nord hanno numeri nemmeno comparabili con quelli della Sicilia: in Lombardia la commissione sta indagando su 28 casi di malasanità, in Veneto su 23, in Emilia-Romagna su 24 e in Toscana su 29. Ma anche le regioni del Sud, eccetto la Calabria, hanno numeri inferiori, e di molto, a quelli dell'Isola. La Campania, ad esempio, ha solo 31 casi di malasanità registrati dalla commissione, e la Puglia 32. Ma come sono stati raccolti questi dati? Si tratta di casi sui quali sta indagando anche la magistratura? "Abbiamo raccolto le segnalazioni su questi presunti errori attraverso i giornali o segnalazioni che ci sono arrivate direttamente - dice Orlando - e l'elenco è tenuto non da burocrati ma dalla Guardia di finanza. Si tratta, comunque, sempre di casi sui quali sta indagando la magistratura". Secondo Orlando, in Sicilia, in Calabria e nel Lazio si spende troppo e male nella sanità: "Colpisce che ad avere i dati peggiori siano le regioni sottoposte a piani di rientro. Segno che una maggiore spesa non corrisponde a un servizio migliore. Segno, inoltre, che i tagli fatti in questi ultimi anni non hanno colpito gli sprechi ma i servizi. Chiudere una sala operatoria in un ospedale a Palermo produce disservizi sopportabili, cosa diversa è tagliare e chiudere sale operatorie nell'entroterra, dove non ci sono altre strutture". L'assessore Russo però non ci sta e critica la metodologia usata dalla commissione: "Ancora una volta Orlando dà un'informazione istituzionalmente non corretta che rischia di alzare polveroni mediatici, ledendo il principio della lealtà istituzionale: questa volta, nel riproporre una classifica sulla quale già l'anno scorso eravamo intervenuti per sottolinearne l'incongruità scientifica e metodologica, ha avuto almeno l'accortezza di parlare di "presunti" casi di malasanità. Su questo modo di agire la Conferenza Stato-Regioni era intervenuta con fermezza, contestando la metodologia seguita dalla commissione d'inchiesta e sottolineando il pericolo di "allarme sociale" provocato da simili esternazioni". Secca la controreplica di Orlando: "Il controllore non polemizza con un controllato, un magistrato come Russo dovrebbe saperlo".
(La Repubblica, 25 ottobre 2011)

Il pentito Lo Verso in aula fa il nome di Schifani

Renato Schifani
di ALESSANDRA ZINITI
Secondo l'ex autista di Bernardo Provenzano, che ha deposto nel corso del processo al generale Mori, il presidente del Senato sarebbe stato in mano alla cosca mafiosa di Villabate. Insieme a Cuffaro e al ministro Saverio Romano
PALERMO - C'era il nome del presidente del Senato Renato Schifani sotto uno degli omissis dei verbali dell'ultimo pentito di mafia Stefano Lo Verso, uno degli autisti di Provenzano, nel corso della sua deposizione a Palermo nel processo contro il generale dei carabinieri Mario Mori, ex comandante del Ros, e il colonnello Mauro Obinu, imputati di favoreggiamento aggravato nei confronti di Provenzano. Schifani viene indicato, insieme a Salvatore Cuffaro e Saverio Romano, come uno dei politici nelle mani della famiglia mafiosa di Villabate. "Me lo disse nel 1993 - dice Lo Verso - Nicola Mandalà. Mi disse abbiamo nelle mani politici locali e nazionali. Abbiamo l'amico e socio di mio padre Renatino Schifani, Totò Cuffaro e Saverio Romano". Il pentito ha ribadito di aver saputo direttamente da Bernardo Provenzano che la latitanza del capo di Cosa nostra era protetta da politici e forze dell'ordine, tra cui "un potente dell'arma". Dall'ingegnere Michele Aiello, in carcere, Lo Verso avrebbe invece ricevuto questo sfogo: "Io e Cuffaro siamo stati processati per una telefonata ma il ministro sardo, quello che informò Cuffaro che cercavano Provenzano, se l'è fatta franca". Il pentito ha ribadito che dopo l'arresto di Aiello Provenzano gli disse che Cuffaro avrebbe mantenuto gli accordi. Accuse anche per Marcello Dell'Utri, che "dopo le stragi ha preso il posto di Salvo Lima". Provenzano sarebbe stato convinto che Vito Ciancimino, che conosceva la verità sulle stragi, sarebbe stato ucciso. "Ora siamo rimasti in tre a sapere come sono andate le cose: io, Riina e Andreotti", avrebbe commentato il boss.

Ponte sullo Stretto, Genovese (PD): “Porre un freno allo spreco di denaro pubblico della Stretto di Messina Spa”

Un grafico del ponte sullo stretto
“Verificare l'effettivo fabbisogno di personale della Stretto di Messina Spa in ragione dell'attività che è chiamata a svolgere ed in considerazione della situazione di crisi economico-finanziaria che grava sulle casse pubbliche”. E’ quello che chiede il deputato nazionale del Partito democratico, Francantonio Genovese, in un’interrogazione parlamentare presentata al Presidente del Consiglio e al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. In particolare Genovese evidenzia che dall’ultimo bilancio risulta una perdita di esercizio di un milione di euro e “gran parte delle uscite riguarda i 54 dipendenti”. L’aumento della spesa, salita a quasi 5 milioni di euro, sembra, infatti, dovuta al pagamento di stipendi e affitti. Solo l’anno scorso sono state effettuate 19 nuove assunzioni e “risultano in corso di affidamento corsi di formazione, in Sicilia come in Calabria, per i futuri addetti alla manutenzione del Ponte e per altre figure attinenti la gestione dell'opera e del rischio sismico”, nonostante l’Unione Europea abbia escluso il Ponte sullo Stretto dalle opere finanziabili e le nostre finanze pubbliche non consentano l’utilizzo di fondi per l’opera. Genovese chiede, quindi, di sapere “quali provvedimenti o iniziative intendano assumere il Presidente del Consiglio ed il Ministro per porre un argine allo spreco di denaro pubblico della Stretto di Messina Spa e per verificare la regolarità, la necessità e/o l'opportunità delle 19 nuove assunzioni deliberate dalla suddetta società”. Messina, 25 Ottobre 2011

lunedì, ottobre 24, 2011

La nuova vita di Corleone (con un Riina in più)

Pubblichiamo il servizio speciale sulla nostra città del mensile siciliano "S", realizzato nei giorni scorsi. (Fonte: Corleone- Dialogos) LEGGI

Nino Rocca, operatore sociale palermitano: "Io c'ero a Roma il 15 ottobre. E ci vuole il coraggio del confronto..."

di NINO ROCCA
"La terza guerra mondiale è scoppiata" diceva il subcomandante Marcos nel '94 , dal Chiapas, in Messico, quando portava avanti la sua guerra di resistenza contro un capitalismo devastante che seminava vittime in ogni parte del mondo suscitando guerre in ampie regioni nei paesi del terzo mondo. Questa "guerra"non è finita altrove e in più ha raggiunto anche i paesi occidentali, i paesi ricchi che si credevano al riparo, e che si sono arricchiti sulle spalle di paesi non casualmente poveri ma impoveriti, invece, da ben precise politiche mondiali. Politiche che hanno causato più morti delle due guerre mondiali messe assieme, in questi decenni che noi occidentali riteniamo di cosiddetta pace. Oggi anche i nostri giovani (ma non solo loro) sempre più acquistano consapevolezza che la "guerra" si avvicina e che anche il loro futuro è reso incerto da una economia cinica e devastante che colpisce anche i paesi più sviluppati.
Alla manifestazione del 15 ottobre, a cui ho partecipato assieme ad altri circa 150.000 mila "indignati," era proprio contro questa politica che si voleva sottolineare il più aperto dissenso. Ma si sono manifestati due modi completamente diversi di fronteggiare questa "guerra". Uno, quello della maggioranza dei manifestanti: non violento, variegato, ma non per questo meno incazzato e determinato a cambiare un assetto politico che uccide, alla lettera, in paesi lontani dai nostri occhi, e che da noi "uccide" il futuro di migliaia di purtroppo ex lavoratori e le prospettive di chi non è ancora entrato nel mondo del lavoro e non sa nemmeno se vi entrerà mai. L'altro modo, minoritario ma comunque molto corposo e organizzato, che ha esplicitamente manifestato il proprio no a questo stato di cose scegliendo la via della devastazione e del conflitto aperto. LEGGI TUTTO

Giuliano Rocca (14 anni): "La mia esperienza a Roma il 15 ottobre al corteo degli indignados"

di GIULIANO ROCCA
Tutto è cominciato quando mio padre mi ha chiesto se volessi andare con lui alla manifestazione  che si sarebbe tenuta a Roma il 15 ottobre. Subito, senza nemmeno esitare troppo, ho accettato. Fin da quando ero piccolissimo i miei genitori mi hanno sempre portato (anche nel marsupio) alle manifestazioni che ci sono a Palermo o a Cinisi. Ma questa manifestazione di Roma, fatta in 900 città nel mondo, era una vera chicca! Papà aveva già prenotato i posti in pullman, infatti saremmo partiti con altri di Palermo, divisi tra Cobas, centri sociali organizzati e collettivi studenteschi. Qualche giorno prima della partenza però, arriva notizia che non ci sono più posti, avevano sbagliato a fare i conti, e che io e mio padre non saremmo potuti partire. Ma venerdì 14, quando ormai ci eravamo rassegnati a stare a casa, mio padre, che non si era arreso, mi viene a prendere all'uscita da scuola, dicendo di sbrigarmi perché era riuscito ad accordarsi con gli organizzatori del viaggio e aveva trovato i due posti meritati. Di pomeriggio siamo partiti circa un'ora dopo il dovuto, come del resto ci aspettavamo tutti. Io e mio padre, rispettivamente il più giovane e il più anziano su quel pullman (14 e 64 anni, gli altri un'età fra i 20-25 anni più o meno) ci siamo sorbiti le 13 ore circa di viaggio, scandite da continue pause-sigaretta ad ogni autogrill, che hanno allungato quell'estenuante viaggio.  LEGGI TUTTO

Intervista al sen. Giuseppe Lumia. Quale unità d'Italia bisogna celebrare?

Giuseppe Lumia
di Matteo Scirè
Il 2011 è l’anno della celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, quale traguardo storico dell’identità e della coesione nazionale. Un appuntamento che suscita entusiasmo grazie agli appelli del Presidente Napolitano e che, allo stesso tempo, è sottoposto agli attacchi volgari della Lega. Le sembra che l’Unità sia un valore realmente condiviso e sentito nella società?
Dobbiamo chiederci quale Unità d’Italia vogliamo celebrare oggi. Vi sono diversi modi di approcciarsi ad una ricorrenza così importante che deve coinvolgere tutti, soprattutto le nuove generazioni. A me pare che a prevalere sia un approccio retorico. E’ inevitabile che nelle iniziative ci sia una forte dose di narrazione retorica volta a mettere in luce solo ed esclusivamente gli aspetti celebrativi del processo unitario. Oscurare tuttavia quelli negativi non va bene, alla fine si rischia di rendere poco credibile un cammino molto travagliato. Un’eccessiva rappresentazione epica dell’Unità d’Italia non dà spazio ad una riflessione di ampio respiro sui progetti nazionali, nonché sui valori e sui principi che hanno animato il periodo risorgimentale. Bisogna avere il coraggio di avviare una trattazione critica dei fatti e delle scelte politiche operate prima e dopo la fatidica data de! l 1861 e che hanno segnato la vita di interi territori e popolazioni. E’ un limite guardare l’Unità d’Italia come una sorta di totem da adorare e venerare per richiamare i cittadini ad un senso di comunione emotiva. Si rischia di sprecare una grande occasione per comprendere le radici problematiche di una Unità che nel corso dei decenni si è sempre più sfilacciata, non solo sotto l’evidente profilo economico, ma anche della coesione dei territori, soprattutto tra Nord e Sud, e dei diritti di cittadinanza.
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ACCADE DI SICILIA. Come visitare la riserva dello Zingaro, restannu 'nmenzu a strata...

La riserva dello Zingaro
Arrivano 2 miei ospiti dalla Germania. Vogliono visitare Palermo e anche la riserva dello Zingaro, hanno mappe, sanno quali monumenti visitare, pure i posti dove assaggiare i nostri cibi di strada. Organizzatissimi. Domani, domenica, sanno che prenderanno un bus (l'unico della giornata!) che li porterà a Scopello, e da lì... Da siciliana che conosce l'andazzo delle cose siciliane preferisco parlare direttamente con la ditta di autotrasporti, e così apprendo che il bus non li porterà fino a Scopello ma fino al bivio per Scopello, a 10 km (a piedi) da Scopello! E da lì? "Da lì restano in mezzo alla strada" mi risponde l'addetto. Mi dico che forse è perchè è domenica, magari di giorno feriale andrebbe meglio. LEGGI TUTTO

Torna in libreria il saggio di Nino Amadore, “La Zona Grigia. Professionisti al servizio della mafia”

Gli imprenditori siciliani hanno integrato il codice etico con indicazioni precise di non collaborazione con le cosche, di obbligo di denuncia per le richieste del racket. Una strada che dovrebbe essere seguita anche dagli Ordini professionali vista la mole di soggetti coinvolti in inchieste di mafia e spesso condannati. Commercialisti, avvocati, ragionieri, architetti, ingegneri, medici e cosi' via coinvolti in inchieste di mafia, condannati e spesso rimasti al loro posto a presiedere i loro ben avviati studi professionali. Sono pure loro i rappresentanti della societa' civile cui si e' rivolto anche il presidente della Repubblica recentemente, con un appello alla solidarieta' antimafia. I rapporti dei liberi professionisti con la mafia, quell'intreccio diabolico che ormai va sotto il nome di 'zona grigia', insomma le collusioni, penalmente rilevanti o meno, sono l'oggetto di indagine del libro "La zona grigia, professionisti al servizio della mafia", scritto dal giornalista del Sole 24 Ore Nino Amadore. Il libro, finora disponibile solo su Internet, sara' in libreria alla fine del mese edito dalla casa editrice palermitana La Zisa (www.lazisa.it). Il tentativo dell'autore e' quello di cogliere i contorni delle collusioni, di capire quali e quanti professionisti sono stati censurati dai rispettivi Ordini professionali per conclamati rapporti con Cosa nostra. In Sicilia in dieci anni sono stati almeno 400 i professionisti finiti nei guai per aver avuto contatti con la mafia. "Il mio - spiega l'autore - e' un tentativo: quello di disegnare i confini di questa zona grigia, di quantificare il fenomeno, di individuare le responsabilita'". Responsabilita' che, in tema di lotta alla mafia, ci sono e sono evidenti: sono quelle degli Ordini professionali i quali finora, a differenza di quanto fatto dagli imprenditori, si sono interrogati poco sulla necessita' di prendere una posizione netta contro il crimine organizzato. "Gli Ordini - continua Amadore - hanno un ruolo importante nella nostra societa'. Ecco perche' io credo che una condanna chiara senza equivoci della mafia, che abbia magari un riscontro nei codici deontologici , potrebbe avere un effetto rivoluzionario. E impedire, per esempio, che un commercialista sospettato di aver riciclato il denaro di una cosa possa dire: mica posso chiedere la fedina penale ai miei clienti".
IL "DISORDINE" CHE FA COMODO AGLI "ORDINI"...

Corleone, l'inaugurazione del pastificio "Rinascita Corleonese": vogliono sviluppo nella legalità!

La firma del protocollo con Libera Terra
È stato inaugurato ieri mattina, alla presenza del presidente nazionale di Legacooop, Giuliano Poletti, il pastificio della coop  Rinascita Corleonese. Uno stabilimento di 700 metri quadrati, in contrada Rubina, lungo la SP 4 Corleone - San Cipirello, ad appena 2 Km da Corleone, e un investimento di 500 mila euro, sostenuto da Unipol Bank e da Banca Etica. Una scommessa vinta da un gruppo di operai, che quattro anni fa erano stati licenziati da un altro pastificio, per aver chiesto il pagamento di sette mesi arretrati di stipendio. Col sostegno della Cgil, che li aveva difesi nella vertenza contro il loro datore di lavoro, insieme ad altri operai, decisero che il lavoro se lo sarebbero creato con le loro mani. E costituirono una cooperativa sociale, a cui vollero dare il nome di Rinascita Corleonese, che è insieme speranza e programma, con l’obiettivo di fare un pastificio tutto loro.
LEGGI LA PAGINA MONOGRAFICA SU "LA SICILIA"

domenica, ottobre 23, 2011

“Rinascita Corleonese”. La pasta con la doppia L: Lavoro e Legalità

La firma del protocollo
(ANTIMAFIA DUEMILA) - Nel centro della Sicilia, sabato scorso, è stato inaugurato il pastificio “Rinascita Corleonese”. Per l’occasione era presente il Presidente Nazionale della Lega delle Cooperative Giuliano Poletti. Cooperativa formata da ex lavoratori di un altro pastificio, che erano stati licenziati solo perché avevano rivendicato, con la CGIL, il pagamento dei loro stipendi, dopo sette mesi di ritardo. Tutela dei diritti e mondo della cooperativa si sono uniti, ha affermato il Presidente della Legacoop Palermo, Filippo Parrino. Ma non finisce qui. Nella stessa giornata è stata firmata la prima commessa al pastificio, da parte del Consorzio Libera Terra Mediterraneo. “Il contratto rappresenta un’enorme possibilità di riuscire a chiudere, finalmente, la filiera a Corleone. LEGGI TUTTO

LETTERA DA CORLEONE. Ecco come abbiamo ripulito il muro in pietra del Calvario

 Stamani, come quasi ogni mattina, accendo il computer e dando un'occhiata sul mio profilo di Facebook, mi vedo una foto taggata, li per li, leggo la scritta della foto e commento nella mia mente la stupidata fatta. Nel guardare meglio la foto, mi accorgo di riconoscere quel luogo, il mio pensiero comincia a cambiare; dalla stupidata diventa indignazione. Quella zona la conosciamo  tutti i corleonesi, anche se non è una strada di passaggio, la conosciamo visto che il Venerdì Santo escono pure le "filinie", sfido chiunque non sia mai andato alla salita del Calvario.

E' una delle zone che si è cercata di recuperare nel miglior modo possibile, rendendo la zona caratteristica con la pavimentazione in pietra e i muretti a più livelli anch’essi rivestiti in pietra, lavoro di manifattura di notevole importanza e a parer mio ma non solo molto bello. Ritornando a noi, l'indignazione mi ha fatto scattare una reazione di prendere il cellulare e chiamare prima il mio presidente dell’associazione di volontari di protezione civile Prociv Arci GRIFONE e subito dopo il presidente dell'altra associazione Giubbe d'Italia e abbiamo concordato di riunirci e andare a ripulire questa scritta. Ci siamo correlati anche con l'ufficio di Protezione Civile Comunale che ci ha messo a disposizione il mezzo antincendio per poter lavare la scritta. Alle 16:00 abbiamo cominciato con il segnalare l'area di intervento poi abbiamo iniziato a spazzolare con le spazzole d'acciaio, spruzzare prodotti per la pulizia della vernice che ci ha fornito gratuitamente la ditta “Tutto Casa” e parecchio olio di gomito, fornito dai VOLONTARI delle Associazioni. Alle 18.00 abbiamo smesso causa fine prodotti e olio di gomito. Ci proponiamo di ritornare lunedì e continuare il lavoro.
Sergio Paternostro
Volontario della Prociv Arci GRIFONE di Corleone

Partinico. Coltivava piante di maijuana: in carcere su ordine dell'autorità giudiziaria

Giuseppe Viola
Venerdì 21 ottobre 2011, in ottemperanza all’ordine di esecuzione per la carcerazione emesso dall’Ufficio Esecuzioni Penali della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, i militari della Stazione Carabinieri di Partinico hanno tratto in arresto Giuseppe Viola, partinicese di 66 anni, attualmente agli arresti domiciliari, accompagnandolo presso la Casa Circondariale “Ucciardone” di Palermo, dove dovrà espiare la pena residua di anni 2 e mesi 8 di reclusione, oltre al pagamento di una pena pecuniaria di 12.000 euro, poiché ritenuto colpevole del reato di coltivazione di piante di marijuana. Il fatto risale al mese di Luglio 2010 quando, in Partinico nella località Susinne, veniva sorpreso ad attivare l’impianto di irrigazione appositamente predisposto per innaffiare una piantagione di circa 500 piante di marijuana, per un valore complessivo stimato in circa 400.000 euro.
Palermo, 22 ottobre 2011

Borsellino, Ferrandelli e Faraone alle primarie del centrosinistra. Orlando si defila, ma a patto che…

Fabrizio Ferrandelli
Stanno facendo i conti senza l’oste. E l’oste sono le primarie, dove i giovani turchi del centrosinistra, Ninni Terminelli e, soprattutto, Fabrizio Ferrandelli e Davide Faraone si giocheranno il tutto per tutto. Se avranno il sostegno dei movimenti, convinto e totale, finisce che uno dei tre – in pole Ferrandelli – spariglia il campo e si gioca la partita con Rita Borsellino. Leoluca Orlando si è trovato come quei giocatori di rugby sicuri di arrivare alla meta e di avere in mano la partita, e viene placcato da due avversari che gli stavano alle calcagna quasi invisibili. Mentre giocava le sue parte “contro” il Pd, credendo di potere contare sull’unanimità dell’Idv, Lupo ha calato l’asso, Rita Borsellino, e nell’Idv, grazie all’iniziativa dell’ex direttore del centro Arrupe, don Gianni Notari, e del filosofo-cabarettista Gianni Nanfa, è spuntato un giovanotto del quale si dice un gran bene, Fabrizio Ferrandelli. Appena uscito allo scoperto, Ferrandelli ha detto che lui era ancora in fasce al tempo della “primavera” di Palermo, che Orlando s’intesta con legittima soddisfazione. Il messaggio è chiaro: va bene, è stata una gran cosa, ma è passato troppo tempo, ed io sono la nuova Palermo. Questo ragionamento vale, sotto certi aspetti, anche per Rita Borsellino, per questioni anagrafiche. La sua bonomia e competenza è indiscussa, la grinta e la rappresentanza delle giovani generazioni sì. In più, viene fatto notare, entourage e staff parlano in suo nome e conto, e talvolta straparlano. Rita Borsellino vuole le primarie, l’ha detto e ripetuto. Ferrandelli e faraone non si sottrarranno alla prova, tutt’altro, e potrebbe scapparci la sorpresa, a meno che l’Idv non getti il cuore oltre l’ostacolo e punti di Rita Borsellino, lasciando appiedato Ferrandelli, che è un consigliere dell’Idv. Una eventualità che potrebbe creare problemi nel partito. Se la risposta positiva dell’eurodeputato viene data per assai probabile, il passo indietro di Leoluca Orlando, anch’esso a questo punto probabile, non c’è stato. Dovrà essere “concordato” con Rita Borsellino. Pur di ottenerlo l’eurodeputato (il suo staff, soprattutto), farà delle concessioni. Quali? Il sostegno della lista Idv-Sel-Federazione della sinistra alle regionali, per esempio, a scapito del Pd. E un entante cordiale, ma non un accordo politico, con il Terzo polo. Che non partecipa alle primarie del centrosinistra e potrebbe prendere in considerazione una candidatura comune, dopo il risultato delle primarie, sempre che a vincere sia un candidato “gradito”. Su Rita Borsellino, a botta calda, D’Alia e Granata, Udc e Fli, hanno espresso un giudizio positivo, ma non c’è stato un seguito. Pare che l’ipotesi più concreta sia un accordo di reciprocità dopo il primo turno. Il candidato che ottiene più suffragi – centro sinistra o terzo polo – potrà contare sul sostegno della coalizione perdente. Un patto che aggiusta tutto al momento. Saranno tuttavia le primarie a fare le carte. E’ alle primarie che la partita si gioca. Poi sarà, forse, tutto più liscio.
Da: SiciliaInformazioni.it