lunedì, agosto 29, 2011

La lettera di Umberto Santino a Libero Grassi

Libero Grassi con i figli Alice e Davide
di UMBERTO SANTINO
Caro Libero, rileggere le tue parole è come ripercorrere i giorni che vanno da quel 10 gennaio 1991 in cui è stata data la notizia del tuo no alle richieste degli estortori a quel 29 agosto in cui è stato versato il tuo sangue sul marciapiede sotto casa. È stata una lunga, e prevedibile, via crucis. Quel 4 maggio pensavamo di coinvolgere una buona parte della cittadinanza, invece eravamo poche decine e neppure le maestre in visita al palazzo comunale con una scolaresca hanno pensato di trattenersi per seguire il dibattito. Non vennero neppure i rappresentanti di altri centri studi, nati dopo il Centro Impastato con leggine per il finanziamento ad hoc. Non venne il Coordinamento antimafia, costituitosi su proposta di chi scrive nel 1984 e poi trasformatosi in tifoseria del sindaco Orlando con la benedizione di padre Pintacuda, di cui nessuno pronosticava il futuro nei paraggi della nascitura Forza Italia. La retorica del tempo negava le appartenenze ma in realtà le induriva trasformandole in devozione e tu, nonostante le varie esperienze partitiche (prima nella breve stagione del Partito d’azione, poi radical-socialista e repubblicano, quindi pannelliano, e all’avventuroso guru radicale hai dedicato una poesia intitolata A te che sei una puttana, infine simpatia per i Verdi e ritorno nel Partito repubblicano), eri un battitore libero, in una società ordinata per tribù. LEGGI TUTTO
Un uomo ancora Libero
di Luciana Cimino
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