giovedì, marzo 24, 2011

Assemblea Regionale Siciliana: disco verde per la legge elettorale degli enti locali

di Salvo Cataldo
Dall'Ars arriva il disco verde alla riforma elettorale per gli enti locali. Spunta il proporzionale a turno unico, ‘affonda’ la crociata delle donne

La Sicilia avrà tre sistemi diversi per l’elezione del sindaco e dei consigli comunali. Nei Comuni fino a diecimila abitanti verrà adottato il sistema maggioritario, mentre nelle città oltre i quindicimila verrà utilizzato il proporzionale con l’eventuale turno di ballottaggio. Spunta un terzo sistema per i Comuni con una popolazione che va da diecimila a quindicimila abitanti: il proporzionale a turno unico. Queste alcune delle novità introdotte dalla riforma elettorale che è stata approvata da Sala d’Ercole nella seduta di oggi, che ha visto anche l’ok finale al ddl sulla semplificazione amministrativa. Le nuove norme elettorali entreranno in vigore a partire dal 2012. Il ddl, riscritto in 26 articoli da un maxiemendamento bipartisan approvato dall’Aula, è il frutto di una lunga mediazione tra maggioranza e opposizione andata avanti per tutta la giornata a Palazzo dei Normanni, con il Pdl che alla fine ha dato il suo assenso all’introduzione del voto confermativo per il candidato sindaco. Gli uomini di Leontini hanno però portato a casa l’introduzione del proporzionale a turno unico nella fascia dei Comuni medio-piccoli. Soddisfatto anche il Partito democratico, che riesce a mandare in soffitta il cosiddetto “effetto trascinamento”. Oltre al consigliere comunale, quindi, l’elettore dovrà esprimere nella stessa scheda, ma “separatamente”, anche il voto per il candidato sindaco. Brutta tegola, invece, per il fronte delle donne. Giulia Adamo (Udc), Marianna Caronia (Pid) e Concetta Raia (Pd) non sono riuscite a far passare il subemendamento che, in via sperimentale, introduceva la possibilità di esprimere una seconda preferenza da destinare al genere diverso dalla prima. Nonostante portasse le firme di tutti i capigruppo, il subemendamento è caduto nella trappola dei franchi tiratori e dei 13 deputati che hanno chiesto il voto segreto: soltanto in 28 hanno dato il loro assenso, 38 i contrari. Le donne dovranno dunque ‘accontentarsi’ dell’introduzione di una ‘quota rosa’ del 25% nelle liste elettorali, già prevista dall’articolo sei del maxiemendamento originario. Per i Comuni fino a ventimila abitanti scatterà il principio di ineleggibilità tra la carica di sindaco e quella di deputato regionale (sarà necessario dare le dimissioni da primo cittadino prima di concorrere alle Regionali). I deputati candidati alla carica di sindaco, invece, saranno chiamati a scegliere dopo l’eventuale elezione. Un punto che non è andato giù a Cateno De Luca, il deputato che qualche settimana fa aveva aderito “temporaneamente” al Pdl e che ha ufficializzato il suo ritorno (è il quinto cambio di casacca) al gruppo Misto. “Questa è una norma fatta dalla ‘casta’ per salvaguardare i propri interessi”, ha gridato in Aula prima di occupare fisicamente il pulpito dedicato agli interventi dei parlamentari. Dopo tre inviti a lasciare il palco formulati dal presidente di turno Santi Formica, è stato necessario l’intervento dei deputati questori. Salta il referendum popolare sul sindaco, così come la norma che vietava la possibilità per i parenti dei consiglieri (fino al quarto grado) di diventare assessori. Passa invece la sfiducia al presidente del Consigli, ma ci sarà bisogno del 65% dei voti. Introdotta, infine, l’elezione diretta del presidente di circoscrizione.
Fonte: SiciliaInformazioni.it

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