lunedì, febbraio 07, 2011

Il caso del pomodorino di Pachino finisce in commissione Antimafia

Il pomodorino di Pachino
La Commissione parlamentare si occuperà delle infiltrazioni di Cosa nostra nella distribuzione del pomodoro ciliegino di Pachino. Ad annunciarlo è il vicepresidente Fabio Granata. Il caso è scoppiato dopo la denuncia del giornalista Alessandro Di Pietro durante il programma "Bontà loro" su Raiuno Lo scontro sul pomodoro ciliegiolo di Pachino finisce alla Commissione nazionale antimafia. Ad annunciarlo è in vicepresidente della stessa commissione, Fabio Garnata (Fli). "Approfondiremo - dice - la vicenda relativa alle infiltrazioni mafiose nella distribuzione del pomodorino di Pachino denunciata dalla Rai e che ha determinato la protesta dei produttori siciliani per la campagna di boicottaggio indiscriminato lanciata durante la trasmissione". Il caso è scoppiato durante "Bontà loro" di Maurizio Costanzo, andato in onda giovedì su Raiuno. E' accaduto che Alessandro Di Pietro, giornalista che da anni si occupa di alimenti e mercati, durante la trasmissione ha invitato a boicottare il pomodorino di Pachino perché la filiera sarebbe controllata dalla mafia. Il ministro per l'Ambiente, la siracusana Stefania Prestigiacomo, ha chiesto allora alla Rai "di ritrattare queste assurde e dannosissime accuse". Durante la puntata è stato mostrato un frammento d'intervista al procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, che parlando delle infiltrazioni mafiose nel settore alimentare, ha citato il caso del pomodorino tipico siciliano che viene trasportato al mercato di Fondi (Latina) per essere confezionato e poi trasferito nuovamente in Sicilia per la distribuzione nei grandi magazzini. Passaggi, è stato detto in trasmissione, che farebbero lievitare i costi al consumo, fino a 11 volte il prezzo alla produzione, che è di 50 centesimi in media. Da qui la proposta di Di Pietro di fare lo sciopero del pomodorino. "E' intollerabile che dalla tv pubblica giungano appelli alla distruzione di un sistema economico fatto da 5 mila piccoli produttori e 14 cooperative che puntando sulla eccellenza e unicità di un prodotto hanno reso il ciliegino Igp sinonimo di qualità in tutto il mondo", dice il ministro Prestigiacomo. E il ministro Galan aggiunge che "simili iniziative, ammessa una loro qualche utilità, sono accettabili soltanto quando l'allarme viene dato dalle istituzioni pubbliche preposte alla lotta contro la criminalità organizzata". Maurizio Costanzo ha dato comunque la propria disponibilità a tornare sull'argomento: "Sentirò la Prestigiacomo e poi vedremo. Sono pronto a dire qualcosa lunedì in apertura del programma". Ma Alessandro Di Pietro, il conduttore di "Occhio alla spesa", prima ha affermato di essere "d'accordo con il ministro Prestigiacomo che bisogna difendere il pachino, ma non con la criminalità organizzata", e ha precisato: "Grasso e io abbiamo sempre parlato del pachino normale, non del pachino Dop che risponde a un protocollo di produzione che garantisce i produttori e i consumatori: questo tipo di pomodorino non ha nessuna interferenza mafiosa e infatti costa meno del normale pachino che sta sui mercati italiani". Intanto Sebastiano Fortunato, presidente del Consorzio di tutela Igp del pomodoro di Pachino, annuncia che l'associazione promuoverà un'azione legale, perché "non si possono usare quelle parole in tv". E il sindaco di Vittoria, Giuseppe Nicosia, invita la Rai "a cacciare autori e giornalisti" perché la trasmissione ha prodotto "un danno irreparabile per il settore agricolo e sono pronto a lanciare una campagna contro la Rai invitando i cittadini alla disubbidienza e a non pagare il canone". Ora interviene la commissione nazionale Antimafia: "Martedì - annuncia il vicepresidente Granata - chiederò al presidente Pisanu di aprire un'indagine sui fatti denunciati per accertare l'esatta configurazione della vicenda e le responsabilità".
La Repubblica, 6 febbraio 2011

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