martedì, dicembre 21, 2010

Sicilia. "Servono i concorsi pubblici". Stop alla legge sui precari

L'Assemblea Regionale Siciliana
Il commissario dello Stato ha impugnato gli articoli più rilevanti della legge che stabilizza i precari degli enti locali. Il motivo: per le assunzioni bisogna passare dai concorsi che consentono "ai cittadini di accedere ai pubblici uffici in condizione di uguaglianza" L'ufficio del commissario dello Stato per la Regione siciliana stoppa la proroga ai contratti dei precari della Regione e l'avvio della stabilizzazione per quelli degli enti locali. Una platea di oltre 22.500 persone cui l'Assemblea regionale siciliana aveva tentato di dare una risposta con l'approvazione di un'apposita e tormentata legge nella seduta del 14 dicembre scorso. Censurate, in particolare, le disposizioni contenute nell'articolo 1, comma 4; nell'articolo 6, commi 2, 4 e 7; nell'articolo 10 commi 1 e 2; e nell'articolo 11, in quanto si ritengono in contrasto con le norme costituzionali, poiché prevedono direttamente e indirettamente procedure e modalità diverse dal concorso pubblico per l'accesso nei ruoli delle pubbliche amministrazioni. Il vice commissario dello stato Demetrio Missineo, infatti, ha ribadito che la forma generale ed ordinaria di reclutamento per le pubbliche amministrazioni "è rappresentata da una selezione trasparente, comparativa, basata esclusivamente sul merito ed aperta a tutti i cittadini in possesso di requisiti previamente ed obiettivamente definiti. Il rispetto di tale criterio è condizione necessaria per assicurare che l'amministrazione pubblica risponda ai principi della democrazia dell'efficienza e dell'imparzialità". Inoltre, "il concorso pubblico è innanzitutto, condizione per la piena realizzazione del diritto di partecipazione all'esercizio delle funzioni pubbliche da parte di tutti i cittadini". La procedura concorsuale "consente infatti ai cittadini di accedere ai pubblici uffici in condizione di uguaglianza e "senza altre distinzioni che quella delle loro virtù e dei loro talenti". Peraltro "il concorso impedisce che il reclutamento dei pubblici impiegati avvenga in base a criteri di appartenenza politica e garantisca, in tal modo, un certo grado di distinzione fra l'azione del governo, normalmente legata agli interessi di una parte politica e quella dell'amministrazione, vincolata invece ad agire senza distinzione di parti politiche, al fine del perseguimento delle finalità pubbliche obiettivate nell'ordinamento". Sotto tale profilo il concorso rappresenta pertanto "il metodo migliore per la provvista di organi chiamati ad esercitare le proprie funzioni in condizioni di imparzialità ed al servizio esclusivo della nazione".

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