venerdì, dicembre 24, 2010

A Enzo Bearzot. "Campioni... Campioni del Mondo!"

Enzo Bearzot e Sandro Pertini
«Palla al centro per Muller. Ferma Scirea. Bergomi. Gentile... evviva! E' finita! Campioni del mondo, Campioni del mondo, Campioni del mondo!!!». Ecco. questa sarebbe la mia Italia, ai tempi di Pertini. «E' finita, è finita... Non c'è niente da fare...». E questa sarebbe la vostra, ai tempi di Berlusconi. Mi dispiace per voi, sinceramente. Magari non è colpa vostra, ma le cose stanno così, mica Berlusconi me lo sono scelto io. Noi avevamo Pertini, e voi avete Berlusconi. Questa è la prima differenza. Noi vincevamo la coppa, e voi perdete col Paraguay. Noi avevamo un'Italia, e voi non ne avete più. Noi - il giorno dopo la partita - tornavamo in fabbrica a lavorare. Voi se domani volete tornare in fabbrica ve ne dovete andare in Cina, perché oramai le fabbriche le hanno messe lì (al massimo vi fanno fare i cinesi a casa vostra, come a Pomigliano: ma sempre di Cina si tratta). Noi, dieci minuti dopo la partita, riempivamo di strombazzamenti non solo Milano e Napoli, ma anche Colonia e Zurigo, perché eravamo emigranti e ne eravamo fieri. Voi, quando vedete un emigrante, vi storcete la faccia e diventate feroci. «Rossi! Scirea! Bergomi! Scirea! Tardelli! Gol! Gol! Tardelli! Raddoppio! Tardelli! Uno splendido gol di Tardelli! Esultiamo con Pertini! Due a zero, Tardelli ha raddoppiato! ». «Battuti da Nuova Zelanda e Slovacchia... Meglio andare a casa»
Un'Italia così - come la vostra e quella di Berlusconi - a dire la verità c'era già stata, in Corea due anni prima del sessantotto. Anche allora, partiti vanagloriosi e pimpanti, fummo sbattuti fuori da una sconosciuta Corea: il giustiziere, quello che ci segnò il gol decisivo, fu un certo Pak Doo It, un odontotecnico che nel tempo libero giocava anche a pallone. Era tempo di politici ladri e di allenatori cialtroni, di operai senza neanche il diritto di andare a cagare al cesso e di Agnelli che mandava i soldi all'estero. Ma poi arrivò il sessantotto.
Dieci anni di (quasi) liberi tutti e, fra l'altro, di grandiosa Italia sui campi del pallone. Il diciannove giugno del '70 - nel pieno di una lotta metalmeccanica - arriva Italia-Germania 4 a 3: Facchetti, Riva, Rivera, il Popolo Italiano. Che altro, dopo Tolstoi e l'Iliade, che altro dopo questo? Dieci anni di palla lunga e pedalare, di azzurri operai e rocciosi che vincono, che perdono, che non si arrendono mai. L'Italia-Frrancia di Prodi, molti anni dopo, non è che un ritorno tardivo di questo Bildungsroman italiano; non solo nel pallone.
E ora? Ora so' cazzi vostri, amici miei. Hai voluto la non-Italia? Pedala. La non-Italia sta nel girone del Paraguay, della Nuova Zelanda e compagnia bella. In Nuova Zelanda, però, non succede che la Nuova Zelanda del Nord se la prenda con la Nuova Zelanda del Sud; e non ci sono più cannibali, e non ci sono mai stati mafiosi.
Riccardo Orioles
Catena di San Libero n. 391 22 dicembre 2010

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