giovedì, ottobre 07, 2010

Palermo. Preso il superboss Francesco Di Fresco

Palermo: l'uomo è stato catturato nella sua casa vicino all'ospedale Villa Sofia, era ricercato da quindici anni ed era indicato come uno dei cinque latitanti di mafia più pericolosi. La squadra mobile: "In quel covo si sentiva sicuro"
Francesco Di Fresco
PALERMO - Si nascondeva nella sua abitazione Francesco Di Fresco, il boss arrestato a Palermo questa mattina dagli uomini della sezione Catturandi della Mobile. Secondo gli inquirenti, che l'hanno scoperto tenendo sotto controllo i movimenti dei familiari (la moglie Maria Grazia Bonura e i due figli Giuseppe e Federica). L'uomo, ricercato da 15 anni per omicidio e sequestro di persona, aveva ormai da molti mesi scelto la sua vecchia casa come rifugio. L'abitazione, in via Crocce Rossa 193, a due passi dall'ospedale Villa Sofia e dallo stadio, si trova in un palazzo costruito dal suocero del boss, Nunzio Bonura, imprenditore edile. Gli uomini della Catturandi, guidati da Gianfranco Minissale, per mesi hanno sorvegliato i familiari del ricercato. L'indagine ha avuto un'accelerazione a metà agosto: la moglie del capomafia non usciva mai di casa, ha trascorso nel lussuoso appartamento il ferragosto e si assentava sempre per brevissimi periodi. Lo strano comportamento della donna ha confermato i sospetti degli inquirenti che, lunedì scorso, hanno fatto una perquisizione nell'abitazione. Il tavolo della cucina era apparecchiato per tre persone: circostanza che la Bonura ha spiegato sostenendo che a pranzo, oltre a lei e alla figlia, studentessa universitaria, sarebbe arrivato il figlio Giuseppe, che lavora come dipendente al distributore di benzina. Ma gli investigatori sapevano che il ragazzo non rientra mai a mangiare. Durante la perquisizione gli agenti hanno notato che la struttura della casa era diversa dalla planimetria a loro disposizione. In particolare ad insospettirli è stato un armadio poggiato a una parete. Gli inquirenti hanno scoperto oggi che nascondeva una sorta di stanzetta di un metro e 20 per 50 centimetri in cui il latitante entrava quando arrivava qualcuno a casa. Mentre lunedì gli agenti rovistavano la casa il boss era dentro il locale ricavato dietro l'armadio. "Il fatto che il capomafia non si sia mosso, nonostante la perquisizione dei giorni scorsi - ha spiegato il procuratore aggiunto che ha coordinato l'indagine, Vittorio Teresi - vuol dire che si sentiva tranquillo. Il fatto di non essere stato trovato dagli agenti l'aveva convinto che il covo era sicuro".
07/10/2010

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