mercoledì, gennaio 13, 2010

Massimo Ciancimino: «Nel covo di Totò Riina c'erano carte da far crollare l'Italia»

di ATTILIO BOLZONI e FRANCO VIVIANO
Gli interrogatori del figlio di don Vito, desecretati 23 verbali: è questa la ragione per cui il nascondiglio non fu perquisito. «Moro, i servizi dissero alla mafia: non intervenite. Ustica, fu un aereo francese»
PALERMO - Il covo di Totò Riina non l'hanno mai perquisito "per non far trovare carte che avrebbero fatto crollare l'Italia". E la cattura del capo dei capi è stata voluta da Bernardo Provenzano dentro quella trattativa che, fra le uccisioni di Falcone e di Borsellino, la mafia portò avanti con servizi segreti e ufficiali dei reparti speciali dei carabinieri. É la "cantata" di Massimo Ciancimino, quinto e ultimo figlio dell'ex sindaco di Palermo, sui misteri siciliani. LEGGI TUTTO

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