venerdì, novembre 27, 2009

Corleone. Sul "NO" alla vendita dei beni confiscati il presidente del consiglio comunale perde "colpevolmente" tempo

di DINO PATERNOSTRO
Si è assunta una gravissima responsabilità il presidente del consiglio comunale di Corleone, Mario Lanza. Con la sua scelta di non inserire all'ordine del giorno della seduta di lunedì prossimo le due mozioni presentate da chi scrive e dal Pdl per dire NO alla possibilità di vendere i beni confiscati alle mafie, sta rischiando di incrinare l'unità che sull'argomento si era registrata tra tutte le forze politiche. Il prossimo 30 novembre, infatti, il consiglio discuterà soltanto dell'opportunità di tenere una seduta straordinaria nella sede di un bene confiscato (l'ex masseria di Totò Riina, in contrada "Drago", adesso trasformata in agriturismo e assegnata alla coop "Pio La Torre"), dove approvare le mozioni. Buono l'intento: dare visibilità all'evento. Pessima la scelta di non averne parlato preventivamente con i presentatori delle mozioni. Se fossi stato consultato preventivamente, avrei certamente concordato sulla scelta di tenere la seduta in un bene confiscato, ma avrei anche spinto sulla necessità di far presto. Come? Evitando il passaggio (inutile) della seduta del consiglio per decidere di riunirsi nel bene confiscato (in base al regolamento, poteva deciderlo direttamente il presidente Lanza, magari sentendo i capi-gruppo), e convocandolo in sessione straordinaria in 24 ore. Invece, la scelta effettuata dal presidente Lanza (e da altri strateghi del Pdl?) allunga maledettamente i tempi, col rischio che nel frattempo la Camera approvi la norma "incriminata" della legge finanziaria. E viola il regolamento dei lavori consiliari, in base al quale gli ordini del giorno e le mozioni vanno inseriti tra gli argomenti da trattare nella prima seduta dopo la loro presentazione. Ma il confronto democratico, il rispetto delle minoranze e l'osservanza delle regole per il presidente Lanza e i "suoi" consiglieri sono un optional...

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