domenica, agosto 10, 2008

L'ultimo progetto editoriale dell'erede de "I Siciliani". Vi racconto "U cuntu"

Intervista a Riccardo Orioles di Giuseppe Scatà
Una volta gli chiesi di criticare il mio pezzo. Lui mi diceva che andava bene, ma questo non mi bastava. Sapevo che non funzionava del tutto, che c’erano delle falle, che si poteva fare di più: «Hai ancora almeno cinquant’anni per diventare un buon giornalista.
Nessuno di noi lo è ancora», mi disse. Un bastone, la barba che si infila giusta nella V della camicia sbottonata, il passo misurato, le dita piccole sempre sporche di tabacco da pipa, e delle frasi giuste per accendere luci nel cervello: «Il terzino tira una bomba da 60 metri, e la palla, per un colpo di vento, si va a insaccare nel sette. Ma questa è una probabilità remota, né ci si può puntare per la vittoria della partita. E invece il terzino passa la palla al centrocampista, che dribbla, lancia all’ala, che crossa sulla testa dell’attaccante, che fa la torre alla seconda punta, che insacca. Questo è il gioco di squadra, ed è quello che deve fare la nostra redazione. Gli uomini soli non vanno da nessuna parte…». LEGGI TUTTO

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