domenica, luglio 13, 2008

Il caso del gay a cui era stata ritirata la patente. Per fortuna c'è sempre un giudice a Berlino.

Cosa c'entri la patente di guida con i propri orientamenti sessuali è un quesito che, per chiunque sia dotato di un minimo di buon senso, non ha né capo né coda. Non è stato così, invece, per gli ufficiali medici dell'Ospedale militare di Augusta e per i funzionari della Motorizzazione civile. Per i quali, nel 2001, Danilo Giuffrida – «reo» di avere dichiarato alla visita di leva di essere gay – non era in possesso dei «requisiti psicofisici richiesti» per la patente di guida che fu sospesa in attesa di una revisione all'idoneità. Aldo Gabrielli, autorevole linguista, spiega, alla voce idoneità del suo dizionario della lingua italiana, che il termine significa «Carattere di chi, di ciò che è idoneo ad una determinata attività» e alla voce idoneo, se riferito a persona, «che ha i requisiti necessari per esercitare una determinata attività». Stando agli ufficiali medici di Augusta, per guidare un'automobile il requisito richiesto è essere maschi – così come nel caso delle donne – eterosessuali e di sicuro affidamento. Tutti quelli che non rientrano in questo canone assoluto non possiedono i «requisti psicofisici richiesti».La vicenda sembrerebbe incredibile, ma è vera, come accade, purtroppo, in molte delle storie del Bel Paese. Vera come la sentenza del giudice catanese Ezio Cannata Baratta che ieri ha condannato i Ministeri della Difesa e dei Trasporti a risarcire Danilo Giuffrida per i danni subìti da un'iniziativa sanzionata precedentemente dal Tribunale amministrativo regionale. Per fortuna c'è sempre un giudice a Berlino.
La Sicilia, 13.07.2008

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