giovedì, novembre 15, 2007

Sul trasferimento di Don Francesco Carlino, Parroco della parrocchia di Santa Rosalia in Corleone


MARIO DI GIORGIO

E’ mortificante oggi, apprendere dell’ennesimo atto relativo al tentativo di chiusura della Parrocchia di Santa Rosalia.
L’ultima trovata da parte della Diocesi di Monreale, per il tramite della massima carica Sua Ecc. Mons. Di Cristina, viene giustificata con la “ necessità di dotare la Comunità cattolica di Prizzi di un prete giovane, considerata l’età dei preti già presenti presso la predetta Comunità “.
Premesso che, da quanto appreso detta giustificazione è spudoratamente non veritiera, in quanto a Prizzi è presente tale Padre Massimo, sicuramente tutt’altro che “ vecchio “, vale la pena di dover ricordare come già in passato, si sia tentato di chiudere la Parrocchia di Santa Rosalia. LEGGI TUTTO

8 commenti:

Massimo Pasqua ha detto...

Condivido pienamente la riflessione di Mari (chi sarà mai.)In una prospettiva di accorpamento e di riduzione delle parrocchie,la marginalizzazione di una parte importante del paese, che comprende tutta la zona di San Giovanni, della popolatissima via Lombardia, di San Giuliano, credo rappresenti una decisione particolarmente sbagliata.
La massiccia presenza di anziani rappresenta fin da subito per l'amministratore parrocchiale una problematica enorme. Per non parlare delle chiese minori del nostro territorio (San Michele, La Candelora, la Madonna del Mal Passo, la chiesa delle Due Rocche, la chiesetta di via Giovan Battista Sgarlata, penso anche alla stessa San domenico)così amorevolmente e testardamente custodite e valorizzate fino ad oggi: che fine faranno?
Diventeranno ruderi da sommare agli altri ruderi presenti a Corleone?
Queste chiese non solo sono luoghi di fede e di preghiera, ma rappresentano le nostre tradizioni, sono l'espressione tangibile del nostro passato, sono la testimonianza visibile della cultura urbanistica espressa dal nostro territorio (può piacere o meno, è così).
Il vescovo ha motivato la decisione del trasferimento e della mancata assegnazione di un altro sacerdote col fatto che i sacerdoti sono pochi e col fatto che essendo la nostra comunità parrocchiale particolarmente vivace e con un numeroso laicato impegnato la nostra parrocchia meglio di altre potrà sopportare la mancanza di un sacerdote.
Ma fino a quando?
Per quanto tempo un gregge può seguire la strada giusta non disperdersi senza un pastore?
L'appello che in questa sede, come in tutte le altre che avrò a disposizione, voglio lanciare è questo: non scoraggiamoci, lavoriamo più di prima, serriamo le fila perchè solo così con la nostra perseveranza costringeremo il vescovo a non dimenticarsi di noi.
Viva Santa Rosalia

Massimo Pasqua

Anonimo ha detto...

A Mons Dolce è sfuggito un piccolo e irrilevante particolare:Leo Pasqua,Angelo Mannina,Salvatore Ruffino, Bernardo Briganti sono tutte vocazioni nate a Corleone ma sacerdoti che svolgono il loro ministero sacerdotale in altre diocesi.Chi guida le sorti della nostra diocesi rifletta e mediti sul PERCHE' GRAZIE

Anonimo ha detto...

...ma Mons.Dolce non risponderà...

Anonimo ha detto...

La propria "fede" non si misura solamente con l'appartenenza territoriale ad una parrocchia, anche se dentro quelle mura ti sei battezzato, sposato ecc.ecc.
E poi perchè si sta sottovalutando la presenza di padre Pizzitola?

Anonimo ha detto...

..

Anonimo ha detto...

Non si sta sottovalutando per niente la presenza di Padre Pizzitola perchè come ho detto prima siamo fieri di Lui. Però perchè dobbiamo caricarlo ancora di altri impegni quando il caso non sussiste? Padre Pizzitola è pure una persona anziana che fa tanto per la comunità.
Giusy

Anonimo ha detto...

scusate ma si stà perdendo il senso vero della fede.
l'importante è pregare!spesso sento dire vado a messa da Padre Francesco o padre Pizzitola...ma scusate non andiamo a casa dei sacerdoti ma a casa Del Signore!
é pur vero che i sacerdoti c aiutano ad avvicinarci alla preghiera ma di certo non c si può opporre anche in maniera poco educata direi al volere di un Vescovo.
M.

Anonimo ha detto...

Ciao cari amici sono don Leo Pasqua, corleonese doc, immamorato della mia parrocchia di origine S. Rosalia, dove sono stato educato nella fede e dove ho ricevuto i sacramenti dell'iniziazione cristiana.
Incardinato nella Diocesi di Palermo, attualmente svolgo il servizio di Vice Rettore nel seminario Arcivescovile, rimanendo comunque legato a Corleone dove spesso mi ritrovo a celebrare L'Eucaristia.
Volevo esprimere il mio disappunto per l'atteggiamento poco maturo, che si sta assumendo a proposito del trasferimento di don Francesco Carlino al quale mi lega una profonda e fraterna amicizia.
Questa vicenda, che non mi ha lasciato certamente indifferente, bisogna leggerla con gli occhi della fede, prima di farla diventare oggetto di critica e di cortile.
Credo che il Signore voglia invitare la comunità di S. Rosalia a fare un salto di qualità e a dimostrare una certa maturita nella fede come risultato di un cammino intenso e intelligente condotto grazie alla sollecitudine di Pastori saggi e prudenti quali Mons. Girolamo Liggio, don Domenico Mancuso, e per ultimo don Francesco.
Pertanto sarebbe un grave errore vanificare tutto ciò che si è costruito con fatica giudicando la scelta del vescovo Di Cristina e insinuando falsità sulle motivazioni del trasferimento.
Noi sacerdoti il giono dell'ordinazione abbiamo fatto una promessa di obbedienza nelle mani del nostro vescovo e don francesco in questo momento ci sta offrendo un grande esempio di umiltà e di accettazione della volontà di Dio.
Per cui credo che il più bel regalo che possiamo fare a don Francesco é l'assunzione di un atteggiamnto di ascolto, di fiducia e di abbandono,che non solo dicono la maturita raggiunta da una comunità cristiana, ma costituiscono i frutti più belli di quanto don Francesco ha seminato nello svolgimento del suo ministero come parroco della nostra parrocchia.
E allora bando alle critiche e con speranza e spirito di obbedienza continuiamo a lavorare nella vigna del Signore, nella consapevolezza che Dio nostro Padre non abbandona i suoi figli. don Leo Pasqua