martedì, settembre 18, 2007

Migrazione, la civiltà come arte della fuga

di Vincenzo Consolo
Addio città / un tempo fortunata, tu di belle / rocche superbe; se del tutto Pallade / non ti avesse annientata, certo ancora / oggi ti leveresti alta da terra.
(Euripide: «Le Troiane»)
Presto, padre mio, dunque: sali sulle mie spalle, / io voglio portarti, né questa sarà fatica per me. / Comunque vadan le cose, insieme un solo pericolo / una sola salvezza avrem l’uno e l’altro. Il piccolo / Iulio mi venga dietro, discosta segua i miei passi la sposa
(Virgilio: «Eneide»)


Questi versi di Euripide e di Virgilio vogliamo dedicare ai fuggiaschi di ogni luogo, agli scampati di ogni guerra, di ogni disastro, a ogni uomo costretto a lasciare la propria città, il proprio paese e a emigrare altrove. Sono dedicati, i versi, agli infelici che oggi approdano, quando non annegano in mare, sulle coste dell’Europa mediterranea, approdano, attraverso lo stretto di Gibilterra, a Punta Carmorimal, Tarifa, Algesiras; approdano, attraverso il canale di Sicilia, nell’isola di Lampedusa, di Pantelleria, sulla costa di Mazara del Vallo, Porto Empedocle, Pozzallo... (Leggi tutto)

Nessun commento: